Un boicottaggio in piena regola da un punto di vista, un momento storico di rottura dall’altro. L’associazione Unirai, aspirante sindacato in Rai formata da giornalisti per lo più di destra, ha sabotato lo sciopero di Usigrai contro la censura dei vertici e il clima asfissiante imposto dallo sbarco della destra a viale Mazzini, al punto da riuscire a mandare in onda edizioni di Tg1 e Tg2 quasi intere e diverse edizioni flash del notiziario di Rainews.

Secondo l’azienda nelle prime due redazioni avrebbero aderito in meno della metà. Il confronto sui dati è previsto per oggi, ma dai primi calcoli tra le mani del sindacati gira la cifra dell’80 percento.

Eppure la protesta della storica sigla Rai, sebbene sostenuta da un’ampia adesione, ha dovuto fare i conti con la contromobilitazione di Unirai organizzata nei giorni scorsi con cambi di turno e telefonate redazione per redazione per verificare quanti avessero deciso di scioperare.

Il sindacato guidato da Francesco Palese – redattore di Rainews, ex collaboratore della Vita in diretta e autore di una spericolata denuncia nei confronti dell’allora commissario europeo Pierre Moscovici per turbativa dei mercati finanziari – è riuscito a garantire una presenza sufficiente per mandare in onda notiziari dei direttori determinati a sfidare Usigrai.

A fronte di un’adesione quasi totale al Tg3 e di buona parte delle sedi regionali (con l’eccezione di Molise e Puglia) a essere parzialmente operative sono state le redazioni della rete ammiraglia e del Tg2, oltre che una parte dei giornalisti di Rainews.

L’edizione straordinaria

Risultato: i cronisti non in sciopero della all news alle 8 hanno mandato in onda un notiziario non previsto dal sindacato di una decina di minuti forte di servizi e collegamenti con i corrispondenti esteri. Dopo la prima forzatura, anche Gian Marco Chiocci e Antonio Preziosi hanno spinto per la messa in onda. E così i giornali dell’ora di pranzo sono stati trasmessi in forma quasi completa: 24 e 26 minuti di durata invece che i 29 consueti.

Oltre che sui cronisti Unirai, i direttori hanno potuto contare sul contributo di buona parte dei corrispondenti, da Mosca a Gerusalemme passando per Parigi, e su diversi conduttori. I giornalisti non in sciopero al Tg1, addirittura, hanno messo in piedi un’edizione straordinaria sulla vicenda degli operai siciliani morti in cantiere, mai comunicata al comitato di redazione come prevederebbe la grammatica sindacale in un giorno di sciopero.

«Eppure – osservano – il piano editoriale del direttore è stato approvato con percentuali bulgare». Uno sfregio gravissimo ai vertici del sindacato, che ieri mattina hanno denunciato all’associazione stampa estera tutti i rischi dell’operazione dei giornalisti Unirai. Il cdr ha replicato alla decisione di Chiocci con una nota firmata solo da due terzi della rappresentanza (si è tirata invece fuori la terza componente, vicesegretaria di Unirai, Elisabetta Abbate): «Abbiamo appreso incidentalmente che ci sarebbe stata una straordinaria, senza che il direttore ci fornisse alcuna comunicazione» si legge.

In onda anche i programmi d’informazione che possono contare su precari e partite Iva, non coinvolti nello sciopero dei dipendenti, come Agorà e la Vita in diretta.

La denuncia del sindacato

Usigrai, da parte sua, denuncia le possibili gravi conseguenze della decisione di dimostrare che andare in onda è possibile anche a ranghi ridotti.

«Se una minoranza organizza il lavoro per dimostrare che si può andare comunque in onda si sta dimostrando che la maggioranza è in esubero. E quando l’azienda chiederà licenziamenti collettivi i colleghi sapranno a chi rivolgersi» ha detto in conferenza stampa il segretario dell’Fnsi Vittorio Di Trapani.

Una contromobilitazione che arriva a valle di censure e imposizioni dei vertici: alla stampa estera Fnsi, Usigrai, Sigfrido Ranucci e Serena Bortone hanno ripercorso tutti i casi. Dalla censura di Scurati al taglio di Rainews alle dichiarazioni di Nicola Gratteri sui test attitudinali per i magistrati, oppure la decisione del Tg1 di piazzare il discorso di Sergio Mattarella sulla giornata della memoria dopo la pasta nello spazio del ministro Francesco Lollobrigida.

Denunce anche dai cronisti Rai presenti alla conferenza. Segnalano lunghe trattative per decidere cosa inserire nei pezzi e cosa no: «È un corpo a corpo quotidiano. Ogni giorno ormai contratto ogni singola parola da mettere nel pezzo» ha detto Enrica Agostini di Rainews. Non tutti – è il ragionamento – sono disposti a sobbarcarsi continuamente questa fatica, oppure non possono permetterselo dal punto di vista contrattuale o per anzianità di servizio. Nonostante questo, lo sciopero di ieri nelle parole di Di Trapani è andato in scena «per tutelare la libertà di tutti», anche di chi si mette «a disposizione» di un’azienda che pur di mandare in onda i notiziari è disposta anche a forzare la situazione.

«Nessuna intenzione di licenziare nessuno», replicano dall’azienda, dove riducono a contestazioni minime e laterali le critiche del sindacato, di fronte a un risultato – la messa in onda di due edizioni importanti dei principali tg, per quanto incompleti, cosa mai successa prima durante uno sciopero Usigrai – inaspettato per entrambi i lati della barricata.

E pazienza se i notiziari erano costruiti su collegamenti nettamente più lunghi e numerosi del solito e i servizi sono stati di durata ben maggiore della norma. «Sono stati giornali monchi» denunciano dal sindacato, che segnala come siano saltati interi settori e rubriche fisse. «Questioni di scaletta», replicano da viale Mazzini, dove la soddisfazione per aver parzialmente rovinato la protesta del sindacato è grande. E guardando alle future mobilitazioni ai piani alti rimbalza una provocazione: «Vediamo con che coraggio adesso chiedono una seconda giornata di sciopero».

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