In ogni occasione pubblica in cui parla Joe Biden c’è sempre un manifestante che accusa il presidente di essere un sostenitore dei crimini di guerra che Israele starebbe commettendo nella Striscia di Gaza. “Genocide Joe” è il soprannome più gentile destinato all’inquilino della Casa Bianca e alcuni analisti affermano che questo distacco di un piccolo ma significativo segmento progressista potrebbe favorire l’elezione di Donald Trump, in virtù di un’astensione maggiore a sinistra.

Sorprende quindi la rivelazione del magazine Politico che ha riscontrato che molti dei finanziatori della campagna elettorale democratica hanno versato soldi nelle casse delle organizzazioni dietro a molte delle manifestazioni di questi giorni. I nomi sono altisonanti: George Soros, David Rockefeller Junior e la famiglia Pritzker.

Alla Columbia University le manifestazioni sono state sostenute da due organizzazioni progressiste, Jewish Voice for Peace e IfNotNow. Entrambe sono sostenute dalla Tides Foundation, un misterioso fondo creato nel 1976 a San Francisco che viene sostenuto da George Soros e in passato anche dalla Bill & Melinda Foundation. Il senatore democratico del Rhode Island Sheldon Whitehouse in passato ha definito «un esempio di dark money progressista», paragonandolo ad altre strutture simili vicine ai repubblicani come Americans for Prosperity, sostenuta quasi interamente dal miliardario del Kansas Charles Koch. E in effetti i donatori dell’organizzazione sono misteriosi.

Tranne quando mettono a bilancio l’elargizione a Tides, come nel caso di David Rockefeller Junior, che siede nel board dell’omonima organizzazione, il Rockefeller Brothers Fund, che sostiene varie iniziative filantropiche. Nel 2022 ha dato 300mila dollari all’organizzazione.

Altri come Nick e Susan Pritzker, eredi della catena di hotel Hyatt, hanno dato un’imprecisata quantità di denaro a questi gruppi così come alla campagna di Joe Biden: finora soltanto 6600 dollari ma più di 300mila nel 2020. Una discrepanza almeno apparente, anche perché fino al 7 ottobre 2023 i diversi orientamenti all’interno del campo progressista sulla questione israelo-palestinese contavano relativamente, anzi, c’era una certa ostilità nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu, orientato a destra.

Dopo l’inizio del conflitto con Hamas, invece, quelle piccole divergenze sono diventati solchi, nonostante quanto dichiarato dalla portavoce del Rockefeller Fund che fa rientrare queste donazioni nell’ambito di «un vasto novero di policy e idee che possono alcune volte confliggere tra di loro».

Politico qualche ora dopo aver pubblicato l'articolo ha corretto alcune dichiarazioni iniziali sul coinvolgimento della Bill e Melinda Gates Foundation che non ha legami da molto tempo con Tides, così come l'imprecisione che l'organizzazione IfNotNow sia dietro le proteste. Le sostiene ma ad organizzarle, si legge in una nota di IfNotNow, ci sono gli studenti stessi.

Il report è stato anche usato strumentalmente da Donald Trump che ha detto che i donatori di Biden sostengono le manifestazioni di queste settimane utilizzando proprio queste informazioni che si sono poi rivelate non del tutto corrette.

L’orientamento della base dem è comunque, cambiato, diventando sempre più filopalestinese, come testimonia un sondaggio svolto da Ipsos in collaborazione con il Chicago Council on Global Affairs a fine febbraio 2024: i sostenitori dello stato ebraico sono alla pari con quelli di uno stato arabo-palestinese. È un trend che va avanti da diversi anni e lo testimoniano le critiche sferzanti del senatore Bernie Sanders alle azioni dell’esercito israeliano.

Però Biden ha mantenuto un orientamento da democratico di un’altra, che ritiene necessario il sostegno a un alleato nel momento del bisogno, anche quando questi si chiama Netanyahu e ha un’esplicita simpatia per Donald Trump tanto da tifare tacitamente per un suo ritorno alla Casa Bianca.

Una posizione che si è sfumata di recente con alcune critiche nei confronti di Tel Aviv ma che conferma il distacco di Biden dalle posizioni di molti suoi sostenitori, che se nella maggior parte dei casi si tureranno il naso e lo voteranno comunque, in altri potrebbero astenersi, favorendo indirettamente la causa del tycoon, grande amico del premier israeliano.

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