Continua a far discutere il caso di Matteo Falcinelli, lo studente italiano arrestato a Miami e legato a terra, mani e piedi, per 13 minuti. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sollecitato la massima attenzione sul caso all'ambasciatore Usa in Italia e si è detto pronto a riferire in parlamento, mentre la madre ha esplicitamente accusato gli agenti statunitensi di «torture». Dagli audio spenti delle body cam alle versioni contrastanti dei fatti, rimangono molti punti interrogativi attorno alla vicenda. Falcinelli tornerà in Italia tra una decina di giorni.

L’arresto

Stando alle ricostruzioni, nella notte tra il 24 e il 25 febbraio Falcinelli è stato arrestato all'uscita di uno strip club per aver «opposto resistenza» alle forze dell'ordine, dopo che il 25enne, lamentando di aver perso i suoi due telefoni, avrebbe discusso con i gestori del locale.

Un video (pubblicato ora a due mesi di distanza dai fatti, dopo che i legali sono riusciti ad ottenerlo nel corso del processo) mostra i momenti in cui il ragazzo italiano, studente di Spoleto iscritto a un master in economia della Florida international university, viene fermato dalla polizia di Miami. «Loro hanno i miei telefoni, li rivoglio», ha ribadito più volte. E poi: «Ho i miei diritti», ha ribadito dopo essere stato avvisato che, se avesse continuato, sarebbe stato arrestato. 

L’arresto è scattato quando Falcinelli ha sfiorato con un dito il distintivo di uno degli agenti. In quel momento è stato afferrato e gettato a terra con un ginocchio sul collo, in una manovra che ha ricordato quella che ha tolto la vita a George Floyd, l’afroamericano ucciso in circostanze simili nel 2020 in Minnesota e dalla cui morte è nato il movimento Black Lives Matter. 

Nonostante uno dei buttafuori del locale abbia poi riportato i due telefoni, il 25enne è stato caricato su una volante e portato via: l’arresto è stato motivato con resistenza, oltraggio e violazione di domicilio, per il tentativo di rientrare nel locale. 

Il fermo in caserma

Il secondo video, il primo a essere cronologicamente pubblicato dal Quotidiano nazionale, è registrato dalle body cam degli agenti nella stazione di polizia. Dura 13 minuti, il tempo in cui Falcinelli è bloccato a terra dopo che quattro poliziotti lo hanno sottoposto a una manovra chiamata Hogtie restraint, bloccandogli mani e piedi, insieme, dietro la schiena. Dalle riprese si vede il 25enne gridare e implorare più volte gli agenti prima di essere lasciato solo, a terra. 

Falcinelli è uscito dopo tre giorni grazie a una cauzione di 4mila dollari pagati dagli amici dell’università ed è stato ricoverato in ospedale per le ferite riportate e per lo stato psicologico. A metà aprile le accuse sono cadute con l'ammissione al Pre trail intervention (Pti): un programma rieducativo, una sorta di “messa alla prova”.

Cosa non torna

Rimangono molti punti interrogativi, amplificati dal fatto che l’audio delle body cam in alcuni momenti è spento. Alle 3:40 Falcinelli viene caricato in macchina. Uno degli agenti fa un cenno di ruotare una leva e, in quel momento, l’audio si spegne. Si vedono solo i poliziotti parlare tra di loro. Secondo i familiari del 25enne, gli agenti hanno volutamente censurato i loro discorsi evitando di registrarli.

Nel verbale redatto dalla polizia c’è scritto che Falcinelli chiedeva indietro 500 euro che avrebbe speso nel bar, della questione dei telefoni non c’è traccia. Ma nei video delle body cam si vede un uomo, probabilmente un addetto alla sicurezza del locale, portare i due smartphone e consegnarli a un poliziotto, che li posiziona a terra accanto al 25enne che nel frattempo è immobilizzato. Di questa circostanza, però, il verbale non parla. Perciò la famiglia insiste che le richieste del ragazzo siano state completamente ignorate dalla polizia.

Le parole della madre 

«Quello che ha subito mio figlio non dovrà succedere mai più a nessun’altra persona al mondo, tanto meno a un ragazzo di 25 anni, studente universitario all’estero. A Matteo, ragazzo solare, intraprendente e pieno di vita hanno tolto il sorriso e distrutto i sogni portandolo addirittura a cercare di togliersi la vita», ha denunciato la madre di Falcinelli, Vlasta Studenicova, in un’intervista al Quotidiano nazionale.

«È stato torturato: basta guardare i video per rendersene conto. Le azioni della polizia hanno rievocato in me le torture che la Gestapo attuava durante la Seconda guerra mondiale ai prigionieri e io andrò fino in fondo per ottenere giustizia», ha spiegato parlando anche con Repubblica e con il Corriere della Sera. E ancora: «Ha paura di uscire, ma ha ripreso a pensare all’università, vuole recuperare il tempo perso in queste settimane, ma ci vuole tempo perché si metta tutto alle spalle. È seguito dagli psicologi».

La reazione di Tajani

Il ministro degli Esteri si è detto «colpito da tanta violenza», dopo aver telefonato alla madre del 25enne italiano, e ha garantito di aver già sollecitato la massima attenzione dell'ambasciatore Usa in Italia, Jack Markell. «Ho offerto alla signora e alla famiglia di Falcinelli la mia più calorosa solidarietà, e soprattutto ho confermato che il Consolato d'Italia a Miami e tutta la Farnesina continueranno a seguire il caso giudiziario e offriranno assistenza al signor Falcinelli», ha dichiarato. «Se ci saranno delle interrogazioni, sono pronto a dare tutte le informazioni e raccontare quello che ha fatto il consolato dal primo minuto».

Il caso Forti

L’esecutivo di Giorgia Meloni e la premier hanno già incrociato lo stato della Florida per un’altra vicenda: quella del trentino Chico Forti, detenuto da 24 anni negli Stati Uniti per omicidio, di cui da poco è stata concessa l’estradizione proprio dal governatore della Florida. L’11 marzo scorso, Meloni ha pubblicato un video in cui ringrazia per la collaborazione lo stato della Florida. In quel momento di ringraziamento pubblico i fatti che hanno riguardato Matteo Falcinelli erano accaduti e la Farnesina, secondo le indicazioni di Tajani, ne era già al corrente.

Per il governo italiano resta ancora aperto, però, il caso di Ilaria Salis, ora candidata alle elezioni europee con AVS. Per l’insegnante detenuta da più di un anno in Ungheria e portata più volte in aula in catene, nessuna delle mosse sin qui compiute da parte italiana si sono rivelate utili: la linea di Meloni e dei suoi ministri, infatti, è stata quella di riconoscere assoluta autonomia all’Ungheria e di non esercitare alcuna pressione se non quella di chiedere condizioni umane di detenzione.

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