Le impassibili e muscolate statue in pietra bianca di Carrara che circondano lo Stadio dei Marmi, intitolato a Pietro Mennea, saranno, per la loro altezza, le spettatrici privilegiate del ritorno in patria di MJ: Marcell Jacobs ha iniziali coinvolgenti che riportano a Michael Johnson, Michael Jackson, Michael Jordan, Mick Jagger. Corsa che brucia la pista,, voli senza le ali, musica che lascia il segno.

Le domande sono: sarà di nuovo lui? Sarà ancora lui? Domerà l’arrembaggio lanciato da Chituru Ali, il comacino dalle radici in Africa Occidentale, un fisico alla Bolt,10”01 ventoso a Nairobi, 10”06 regolare a Dubai, per diventare il quarto azzurro di sempre dopo Jacobs, Tortu e Mennea?

Rana Reider, il tecnico californiano che a ottobre ha accolto Jacobs nella sua scuderia a Jacksonville, Florida, esprime un ottimismo che scaturisce da questi sette mesi di lavoro, di ricostruzione tecnica, fisica, mentale: troppi infortuni, troppe rese, troppi dubbi e forse un’ombra di ipocondria da cancellare.

Quanto vale?

E così per Reider oggi Marcell potrebbe collocarsi tra 9”93 e 9”98, da ritoccare per gli Europei, in scena a inizio giugno a pochi passi dal palcoscenico odierno del Roma Sprint Festival (i 100 sono alle 18.30, con diretta su Sky Sport Arena, dalle 17.45), per poi portarsi nell’orbita del 9”8 per l’Olimpiade di Parigi e per la difesa della corona. Soltanto Carl Lewis e Usain Bolt ce l’hanno fatta. Il Lampo di Giamaica, tre volte.

Marcell non scende sotto i 10” da venti mesi e dalla finale degli Europei di Monaco di Baviera quando in 9”95 conquistò il titolo sul britannico Zharnel Hughes, 9”99. Hughes, nativo di Anguilla, residente in Giamaica, allenato da Glenn Mills, il tecnico del miracolo Bolt, sarà il grande avversario nella settimana romana tra il 7 e il 12 giugno.

Nella batteria della staffetta, a Nassau, si è rivisto il Jacobs di Tokyo: calligrafico assetto di corsa e soprattutto rapidità fulminea negli appoggi a terra, per una frazione volata sotto i 9”. In finale, una certa sofferenza davanti a Kenneth Bednarek, già in forma cromata: di lì a qualche giorno, 19”67 a Doha. Prima, a Jacksonville, nell’unica gara individuale da otto mesi a questa parte, 10”11, finendo sulla stessa linea di Andre de Grasse, canadese, campione olimpico dei 200, compagno di allenamento e lui pure sul cammino di una conferma sospesa tra il problematico e l’impossibile. Il re della velocità oggi è Noah Lyles, e non solo dei 200.

Come tutti i “pesi massimi” che si rispettano, Jacobs ha chiesto una “borsa” cospicua (la cifra che gira è 80.000) ed è stato accontentato da chi, Sport e Salute, ha messo in piedi questo Roma Sprint Festival fresco di conio.

Prima a Desenzano, dove si è allenato sula pista dell’adolescenza, e poi a Roma, passeggiando all’Olimpico e alla vigilia di questo ritorno, Marcell ha parlato molto di se stesso. Un riassunto di queste puntate dialettiche lo offrono piuttosto serene, consapevole: «Sono pronto e carico. I mesi di allenamento in Florida mi hanno aiutato, mi hanno fatto tornare in contatto con me stesso. Ho ritrovato un Marcell che si era perso e aveva bisogno di capire cosa volesse veramente dalla vita. Ho recuperato energia, carica e motivazione. Gli Europei in casa avranno tutto un altro valore. Per me saranno importantissimi, da affrontare da campione in carica. Non vedo l’ora che arrivi quel momento».

EPA

E ancora: «Pensavo che, una volta vinto l’oro olimpico, tutto sarebbe diventato più facile. Invece è iniziata la parte difficile. Sono una persona che si è sempre messa in gioco, come quando ho deciso di lasciare il salto in lungo e di andare a battere una nuova strada. Non ho mai avuto paura delle sconfitte e delle delusioni: fanno parte dello sport e della vita. Magari si potesse sempre vincere, tutti vorrebbero farlo. Sono un essere umano come tutti, ho le mie paure, le mie difficoltà. Prima di entrare in gara ho paura: fa parte della normalità e ho imparato ad accettarla. Anche quei momenti fanno parte della gara e possono donare l’adrenalina che serve. Tutto questo l’ho imparato col tempo, con i brutti momenti, con le delusioni, con le sconfitte. Dobbiamo essere bravi a guardare quella difficoltà, capire cosa possano aver insegnato e trasformarle in qualcosa di importante per il futuro».

Il momento di Jacobs sarà introdotto dai 200 di Zaynab Dosso, che a Savona, tre giorni fa, in condizioni non facili, ha portato il record italiano dei 100 a 11”02 (da podio europeo, da finale olimpica) e da quelli di Filippo Tortu che, dopo sei uscite tra 100 e staffetta, corre per la prima volta in stagione la distanza che ha scelto per gli Europei e i Giochi. Anche in questo caso trapela qualche indicazione di risultato: un tempo tra 20”20 e 20”3o sarebbe accolto con una certa soddisfazione. Unica incognita, la curva dei Marmi, stretta, che va a sfociare su un rettilineo molto lungo.

ANSA

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