È stata annunciata talmente tante volte da lasciare ormai freddi anche i diretti interessati della maggioranza, invece ora è davvero tutto pronto, con separazione delle carriere, due Csm e forse anche la facoltatività dell’azione penale.

Il ddl costituzionale del ministro della Giustizia Carlo Nordio arriverà a palazzo Chigi per il via libera del Consiglio dei ministri intorno alla metà di maggio. Tutto è stato messo a punto in una riunione a palazzo Chigi, alla presenza della premier Giorgia Meloni, alla quale hanno partecipato il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro, il vice ministro Paolo Sisto, i sottosegretari Andrea Ostellari e Andrea Delmastro, i presidenti della Commissioni Giustizia di Camera e Senato Ciro Maschio e Giulia Bongiorno e i responsabili Giustizia dei partiti del centrodestra. Un blitz inatteso, che però ha voluto assumere i crismi di un patto ormai stretto. Nordio dunque ha finalmente convinto al grande passo Palazzo Chigi, forte anche della solida sponda di Forza Italia. Tanto che l’arrivo in Cdm del ddl costituzionale entro maggio sembra frutto di una peculiare ma coerente ripartizione: via libera definitivo all’autonomia differenziata per la Lega, il premierato in aula come da desiderio di Fratelli d’Italia, e passaggio in Consiglio dei ministri della separazione delle carriere per accontentare Forza Italia. Così da poterli spendere in campagna elettorale alle europee.

La data entro cui far arrivare il testo che dividerà i percorsi di magistratura requirente e giudicante è significativa: prima delle europee certo, ma anche a ridosso del congresso dell’Anm di Palermo, a cui il ministro non andrà perchè – ufficialmente – impegnato al G7 della Giustizia a Venezia nei giorni precedenti. Entro maggio, poi, la Camera dovrebbe approvare in via definitiva il cosiddetto “pacchetto Nordio”, passato in Cdm nel giugno scorso e che prevede in particolare l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la modifica del reato di traffico d’influenze e dell’appello del pm; correttivi alle intercettazioni e introduzione di un giudizio collegiale in caso di misure cautelari in carcere. Anche in questo caso, secondo fonti di maggioranza, il passo tutt’altro che svelto sarebbe dovuto alla «legittima cautela», visti i dubbi del Quirinale sul testo e i rischi di contrasto con le norme europee (sempre rigettati dal ministro).

Due Csm e sorteggio

La riforma che scuoterà davvero la magistratura riguarda la separazione delle carriere e l’ordinamento giudiziario, che è già è stato oggetto di modifica con la riforma Cartabia legata al Pnrr, ma su cui Nordio punta a ritornare in modo significativo. Del resto, quelle per la separazione delle carriere e per la riforma del Csm sono battaglie storiche dell’ex pm ben prima che diventasse ministro, e per cui era considerato eretico anche dai colleghi. Le sue certezze, però, hanno incontrato i molti dubbi della maggioranza, vista l’aperta ostilità dimostrata immediatamente dalla magistratura associata e il rischio di accentuare lo scontro tra poteri.

Nonostante la riunione a palazzo Chigi, il testo definito nelle linee generali è ancora allo studio, per limature e correzioni. Le ipotesi sul tavolo parlano di due concorsi in magistratura separati per giudici e pm, e di conseguenza due Csm separati. Inoltre, si sta valutando anche di modificare di nuovo l’assetto del Csm dopo la riforma Cartabia, aumentando ulteriormente il numero dei membri laici fino a farli diventare la metà (ora sono un terzo) e modificando di nuovo la legge elettorale con l’introduzione del sorteggio temperato per i consiglieri togati. Al vaglio ci sarebbe anche il sorteggio “secco”, ma è considerato tecnicamente rischioso: la Costituzione prevede che i togati siano «eletti», quindi il sorteggio dei 20 consiglieri tra i 10mila magistrati non sarebbe possibile senza una modifica. Il sorteggio temperato – contenuto in una proposta di legge ordinaria di FI nella passata legislatura – invece prevede che si sorteggi una rosa di candidati, tra i quali le toghe potranno votare.

La creazione di due Consigli separati potrebbe aprire infinite possibilità per riformare dalle fondamenta l’organo di rilevanza costituzionale, in particolare rispetto alla presidenza. Oggi il Csm è presieduto dal capo dello Stato, ma secondo indiscrezioni post vertice non si può escludere che questo cambi. Tra le suggestioni, infatti, c’è quello di fare presiedere i due nuovi Consigli rispettivamente al primo presidente della Corte di cassazione per quello dei giudici e al procuratore generale presso la Cassazione per quello dei pm. Con una ulteriore novità: scorporare la funzione disciplinare dai due Csm e assegnarla a un'Alta Corte composta da 9 membri, ovvero un organismo che giudicherà tutti i magistrati, la cui intuizione risale alla bicamerale D’Alema. Infine, come annunciato anche all’apertura dell’anno giudiziario forense del Cnf, Nordio ha auspicato anche l’inserimento in Costituzione «del ruolo fondamentale che hanno gli avvocati».

L’azione penale

Al vaglio del governo c’è anche un ulteriore elemento: la possibilità di introdurre la discrezionalità dell’azione penale riformando l’articolo 112 della Costituzione, altro storico cavallo di battaglia di Nordio nell’ottica di rendere il sistema penale italiano pienamente accusatorio. In questo caso, l’ipotesi è quella di prevedere che le priorità per l’azione penale vengano stabilite dalla legge. Una previsione che va in questa direzione - ferma obbligatorietà dell’azione penale- è nella riforma Cartabia, che ha introdotto che il legislatore delegato articoli una disciplina dei criteri di priorità dell’azione penale. Cancellare l’obbligatorietà dell’azione penale e stabilire che sia il parlamento con la sua maggioranza a stabilire le priorità, però, sarebbe un passo molto oltre, nella direzione di assoggettare l’azione penale agli orientamenti della politica. Per ora da palazzo Chigi trapela estrema prudenza su questo punto, con la consapevolezza che anche solo la riforma radicale del Csm non sarà facile da approvare. Inoltre un pacchetto così corposo di riforma costituzionale dovrà necessariamente prevedere un ampio respiro per la sua approvazione.

Lo scontro

La direzione, dunque, è quella di un inevitabile scontro, a cui andrà a sommarsi anche il dibattito sui test psicoattitudinali per gli aspiranti magistrati, già approvato in Cdm ma di cui non ci sono ancora indicazioni chiare.

L’Anm, che il prossimo fine settimana si riunirà a congresso in assenza del ministro, si è già espressa in modo chiaro e il clima dei prossimi mesi sarà infuocato. «Da quanto leggo sulla stampa», ha detto a Domani il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro, «quello del ministro Nordio sarà un intervento radicale che stravolgerà l’assetto della giurisdizione, con modifiche che incideranno sull’equilibrio tra i poteri dello Stato». Casciaro è netto nel bocciare la riforma: «Con l’’Alta Corte si esautora il Csm, svilendone il ruolo; con la separazione delle carriere si immiserisce la funzione del pm attraendolo fatalmente nell’orbita di influenza dell’esecutivo». Se passasse l’ipotesi della discrezionalità dell’azione penale, invece, «verrà meno l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge: il pm perseguirà in futuro solo i reati che gli indicherà la politica che ne controllerà anche l’operato». La sintesi è tranciante: «Non vedo una riforma liberale, ma il desiderio di ammansire il potere giudiziario».

Del resto, questa è stata da subito la linea dell’Anm, che pure aveva sperato che il ministero cercasse un dialogo prima di arrivare a un testo da presentare in cdm. «Auspichiamo un confronto con il ministro sulla riforma della giustizia, almeno prima che diventi legge», aveva detto il presidente Giuseppe Santalucia durante presentazione del congresso di Palermo. Invece il guardasigilli ha scelto di tirare dritto: prima la sua riforma passerà in cdm, poi eventualmente si confronterà con la magistratura associata.

In questa stagione caldissima è passata in sordina, ma via Arenula ha tentato di tendere la mano alle toghe, annunciando anche un reclutamento straordinario, per cui a gennaio 2026 si arriverà alla saturazione della pianta organica, con 1.500 nuovi magistrati. Servirà la prova dei fatti – toghe e avvocati sono contrari a un reclutamento di giudici onorari da trasformare in togati – ma questa sarebbe la prima vera risposta del ministero a uno dei maggiori allarmi lanciati da tutti gli uffici giudiziari. Impossibile, però, che basti a stemperare il clima.

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