Prendiamo il caso Vassallo. Il documento della Legione dei Carabinieri a firma del generale Dalla Chiesa offre uno spaccato di come si è potuto edificare un impero economico che è diventato un pilastro decisivo del sistema di potere mafioso a Palermo. Ma da quella relazione emerge la funzione decisiva dell'onorevole Gioia con i suoi uomini di fiducia dislocati in posti chiave
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.
Attualmente la parte più moderna e avveduta del gruppo dirigente regionale della Dc sta tentando di avviare un processo di risanamento della vita politica siciliana.
Ma tale tentativo rischia di arenarsi, ancora una volta, se non si colpisce alla radice il sistema di potere che nelle città e nelle province della Sicilia occidentale da alimento alle cosche mafiose.
Al vertice di questo sistema di potere a Palermo, da venti anni, si è insediato l'attuale ministro della marina mercantile onorevole Giovanni Gioia. Abbiamo già descritto il modo in cui nella seconda metà degli anni '50 l'onorevole Gioia, diventato segretario provinciale della Dc, organizzò la confluenza nel suo partito delle cosche mafiose ex monarchiche, liberali e qualunquiste. Quell'impianto non è stato ancora debellato.
Che il sistema di potere mafioso a Palermo conduca all'onorevole Gioia è dimostrato da tutta la documentazione in possesso della Commissione. I sistemi attraverso i quali si impedisce ogni dialettica e controllo democratico nella vita della Dc palermitana sono documentati nel famoso «Libro Bianco» delle minoranze Dc inviato in data 17 novembre 1970 alla direzione di quel partito e reso noto sul giornale L'Ora, nel testo che qui di seguito pubblichiamo […]. È nell'ambito di quel sistema di potere che si sviluppa la compenetrazione con la mafia.
Il caso del costruttore Vassallo
Prendiamo il caso Vassallo. Il documento n. 737 della Legione dei Carabinieri a firma del generale dalla Chiesa offre uno spaccato di come si è potuto edificare un impero economico che è diventato un pilastro decisivo del sistema di potere mafioso a Palermo. Ma da quella relazione emerge la funzione decisiva dell'onorevole Gioia con i suoi uomini di fiducia dislocati in posti chiave (assessorati, uffici, banche, enti economici, aziende municipali, ospedali, eccetera). La fantasia dei giornalisti è stata attratta dall'interrogativo se esistesse o meno una società (la VA-LI-GIO) formata da VassalloLima-Gioia. Ma il problema non è di provare l'esistenza del contratto giuridico fra i tre. Il rapporto del prefetto Bevivino e la relazione dell'onorevole Vestri hanno documentato a sufficienza la compenetrazione tra le cosche mafiose e il gruppo di potere dominante a Palermo e, in questo ambito, il ruolo del costruttore Vassallo.
I rapporti circostanziati della Polizia e dei Carabinieri dimostrano che Vassallo: 1) ha avuto la licenza di appaltatore edile grazie ad una dichiarazione molto discutibile dell'ingegner Enrico Ferruzza (la S.A.I.A. « Società per azioni industria autobus » di proprietà dei Ferruzza è stato uno dei pilastri del sistema del potere mafioso a Palermo. Il dottor Giuseppe Ferruzza, figlio di Enrico, poi diventerà socio di Vassallo nella vergognosa speculazione edilizia della « S. Francesco Piraineto» ai margini dell'autostrada Palermo-Punta Raisi); 2) ha conquistato il primo appalto (quello della fognatura di Tommaso Natale-Sferracavallo) costringendo, con un tipico atto di mafia, i concorrenti ad abbandonare il campo e con il favore della Giunta comunale capeggiata ora dal professor Cusenza; 3) ha potuto « decollare » come grande costruttore edile grazie alla benevolenza del senatore Cusenza diventato intanto presidente della Cassa di Risparmio per le province siciliane, che gli aprì credili non garantiti sino a 700.000.000 di lire; 4) ha potuto violare impunemente il piano regolatore e il regolamento edilizio in numerose costruzioni; 5) in alcuni casi i progetti Vassallo venivano approvati dalla Commissione e dal Consiglio comunale prima di essere protocollati; 6) gran parte degli edifici che il Vassallo ha costruito erano in anticipo acquistati o presi in affitto dagli enti pubblici e prenotati dal Comune e della Provincia per essere adibiti ad edifici scolastici mentre non si utilizzavano le somme messe a disposizione dalle leggi sull'edilizia scolastica.
Le incriminazioni a carico di Lima
L'onorevole Salvo Lima è stato incriminato dalla Magistratura per avere ripetutamente violato la legge per favorire il costruttore Francesco Vassallo (come risulta dal doc. 1119 agli atti della Commissione).
Nel procedimento penale n. 10047/68 P.M l’onorevole Lima è imputato di interesse privato in atti di ufficio per avere consentito a Vassallo di costruire un edificio fra via Sardegna e via E. Restivo in violazione al piano regolatore che prevedeva in quell'area un pubblico mercato, e, inoltre, per avere approvato un altro progetto Vassallo per costruire un edificio fra via Notarbartolo e via Libertà in violazione al piano regolatore.
Nel procedimento n. 13772/68 P.M. l’onorevole Lima è imputato di avere determinalo i funzionari dell'Ufficio tecnico dei lavori pubblici di Palermo ad attestare, contrariamente al vero, nel rapporto di abitabilità e nel certificato di fine lavori relativi al fabbricato di via Quarto dei Mille costruito da Francesco Vassallo, la conformità alle norme del piano regolatore, e successivamente a concedere il certificato di abitabilità con la sola eccezione della parte dell'edificio cadente fuori del piano regolatore.
Evidentemente i funzionari venivano determinati a compiere atti illegali perché il sindaco Lima li ricompensava. Infatti, nel procedimento penale n. 965/71 P.M. e 966/71 P.M. l'onorevole Lima è imputato di avere erogato la somma di 6 milioni all'ingegner Drago dell'Ufficio tecnico dei lavori pubblici per lavori che invece erano di competenza dell'ufficio. Analogamente si procedeva nei confronti dei funzionari della Commissione provinciale di controllo (l'organo di tutela verso le delibere del comune!).
Nel procedimento penale 7578 P.M. l'onorevole Lima è imputato per avere assunto in servizio al Comune di Palermo Frisina Gaetano figlio di Frisina Giacomo funzionario della Commissione di controllo; Bisagna Salvatore figlio di Bisagna Giorgio funzionario della Commissione di controllo; Bevilacqua Maria figlia di Bevilacqua Giovanni funzionario della Commissione di controllo.
Tutto ciò dimostra un legame organico fra il Vassallo e il gruppo di potere dominante a Palermo che fa capo a Gioia. D'altro canto le famiglie Cusenza e Gioia hanno realizzato diverse operazione di acquisto o vendita col Vassallo. Sono note le vicende del rapporto del colonnello Lapis della Guardia di finanza che documenta tali i operazioni e accusa il professor Cusenza di legami con la mafia.
È noto come alcuni anni dopo, allorquando l'onorevole Gioia divenne Sottosegretario alle finanze, il colonnello Lapis ebbe a ritrattare in parte quelle accuse. Quella triste vicenda è stata oggetto di severe censure in drammatiche sedute della Commissione.
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