Dopo gli incidenti a Firenze, Suviana e Casteldaccia, è l’anno nero dei morti sul lavoro. Nello stabilimento del colosso muoiono due operai, tre sono dispersi, venti i feriti. Quattro anni fa l’allarme inascoltato
Ancora una strage di lavoratori. Ancora in Toscana, dopo i cinque operai morti, a febbraio scorso, nel cantiere Esselunga, ora la conta dei morti riguarda Calenzano, appena fuori il capoluogo toscano, dove un’esplosione ha ucciso due lavoratori. Tre ancora i dispersi e oltre 20 i feriti al momento. Una delle due vittime è stata identificata: si tratta di un’autista di autocisterne di 51 anni.
L'incidente è avvenuto nello stabilimento dell’Eni a Pratignone, a poche centinaia di metri dalle abitazioni. Prima un boato, poi una nube di fumo ha investito la zona.
L’incendio ha avuto origine in un’area definita punto di carico, dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. L’Eni ha assicurato che le fiamme «non interessano in alcun modo il parco serbatoi» e che sta «collaborando con le autorità». La procura di Prato, infatti, ha aperto un’inchiesta. L'area è stata posta sotto sequestro. Il comune di Calenzano, a seguito dell'esplosione, ha proclamato il lutto cittadino per lunedì e martedì. Inoltre Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato quattro ore di sciopero per mercoledì 11 dicembre.
«Le fiamme sono state spente evitando che ci fossero contatti con i depositi di carburante che sono rimasti intatti», ha assicurato Eugenio Giani, presidente delal regione Toscana. La società italiana di medicina ambientale (Sima) ha fatto sapere che «La nube di fumo nero sprigionata in seguito all'incendio è potenzialmente pericolosa per la salute umana e per l'ambiente». Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, ha assicurato che la qualità dell’aria è nei parametri.
L’allarme inascoltato
Alcuni operai che lavoravano nelle vicinanze hanno raccontato di aver sentito «un’esplosione, tutti i vetri sono andati in frantumi e le scaffalature sono cadute per terra. Siamo usciti fuori terrorizzati per proteggerci e capire che cosa fosse successo. Qualcuno ha pensato che avessero gettato una bomba, come in guerra». Il corriere di una ditta di trasporti ha invece visto il suo furgone alzarsi di «due metri da terra» e a causa del boato ora sente poco.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al presidente della regione Toscana per avere informazioni sui feriti. Meloni ha espresso «il più sentito cordoglio per le vittime, la vicinanza ai feriti e alle famiglie colpite». Solidarietà alle persone e al territorio colpiti da questa esplosione anche da parte della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.
Lo stabilimento di Calenzano è uno dei 25 RIR (aziende a rischio di incidente rilevante) in Toscana, come si legge nell’elaborato tecnico del 2022 dove sono descritti tutti i possibili scenari di pericolo e le misure di sicurezza da adottare. Si tratta di oltre 170mila metri quadrati di sito, con parchi serbatoi, pensiline di carico delle autobotti, sale pompe, e una serie di altri impianti, da quello di trattamento delle acque a quello di recupero vapori delle pensiline di carico.
«Proprio per il fatto di stoccare combustibili fossili, lo stabilimento era considerato tra quelli a rischio di incidente rilevante. La preoccupazione per la presenza del deposito Eni era insita nella sua classificazione», ha detto il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani. «È stato predisposto da vent'anni un piano specifico di emergenza per queste tipologie di rischi e che è stato il piano che abbiamo seguito nei primi momenti, prima che si attivasse anche il tavolo della Prefettura» ha continuato.
L’Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, ha effettuato controlli nel 2017, nel 2020 e nel 2023. Lo scorso anno il deposito di Eni era stato tra i 9 siti controllati e l’unico per il quale l’Arpat non aveva richiesto misure integrative sulla sicurezza.
La raffineria di Eni era stato motivo di polemiche quattro anni fa, quando Medicina Democratica di Livorno aveva lanciato l’allarme: «Se avvenisse un incidente rilevante, incendio o esplosione, l’Italia sarebbe tagliata in due, oltre ai danni prioritari per persone e lavoratori». Medicina Democratica poneva anche la questione della salute: secondo la loro indagine oltre 100mila persone sono coinvolte in queste emissioni tossiche tra i comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio.
Di diverso parere l’ex sindaco di Calenzano, Alessio Biagioli, che nel 2017 aveva parlato di probabilità «molto remote» di un incidente.
2024, l’anno nero
Con l'esplosione del deposito di Calenzano si allunga la lista degli incidenti mortali sul lavoro nel 2024.
Prima di questa, nell’ultimo anno erano state già tre le stragi: cinque morti a Casteldaccia nel Palermitano, che facevano parte di una squadra a lavoro nella rete fognaria per conto dell'Amap; sette a Suviana, nell'appennino bolognese, nella centrale elettrica Enel sul lago e; cinque nel cantiere dell’Esselunga a Firenze. Secondo l'Inail negli ultimi dieci mesi sono state 890 le denunce di morti sul lavoro, con quasi mezzo milione di denunce di infortunio.
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