Altre ombre si allungano sul nome di Ezio Simonelli come presidente della Lega di Serie A.

Il commercialista, favorito alla guida dell’organismo che riunisce i 20 club del massimo campionato di calcio, potrebbe trovarsi in una condizione prima di tutto di incandidabiltà e di conseguenza di ineleggibilità. Il nodo è il ruolo di presidente del collegio sindacale di Mediaset, eredità del passato da contabile di Silvio Berlusconi.

Il presidente uscente della Lega di A, Lorenzo Casini, ha chiesto un parere a un luminare del diritto italiano, Natalino Irti, che ha fornito elementi a sostegno della tesi che Simonelli non abbia i requisiti per poter esser eletto nell’assemblea in programma lunedì 9 dicembre dalle ore 11.

Possibile incandidabilità

Riavvolgiamo il nastro. Simonelli è il candidato favorito alla presidenza della Lega di Serie A: 15 società hanno fornito, almeno in privato, la disponibilità a votarlo. Così potrebbe avere il via libera alla prima votazione che richiede il quorum dei due terzi.

Il commercialista ha un solido curriculum, ma proprio tra i suoi incarichi emergono i potenziali problemi. Tra le altre cose, è presidente del collegio sindacale di Mediaset, che fa capo alla Fininvest, proprietaria del Monza. Sul rapporto tra Monza e Mediaset si gioca quindi la possibile ineleggibilità di Simonelli. Nel suo parere, Irti ha evidenziato che il principio di indipendenza, previsto dallo statuto della Lega di Serie A, è un pre-requisito per la candidabilità.

Questo principio di indipendenza prescrive che non ci sia alcun «rapporto a qualsiasi titolo con le società associate e/o con gli azionisti di riferimento e le controllate delle società associate». Lo snodo Monza-Mediaset-Fininvest, interpretando il parere di Irti, imporrebbe uno stop alla candidatura di Simonelli, che comunque al momento della candidatura ha dichiarato: «Mi impegno formalmente e irrevocabilmente a dimettermi, nei termini e nelle modalità indicate, da ogni eventuale carica da me attualmente ricoperta che si configuri come incompatibile e che come tale comprometta la mia indipendenza ai sensi di statuto».

La mossa potrebbe non essere sufficiente. Il motivo? Per Irti questo attiene a un secondo principio giuridico, diverso dall’indipendenza, e riguarda la compatibilità. Che arriva appunto in un secondo momento. Il problema è a monte sul requisito di candidabilità.

Partita politica

Peraltro non è un mistero che l’amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani, sia stato uno dei principali registi dell’operazione-Simonelli, insieme al presidente dell’Atalanta Antonio Percassi, facendo convergere altre società con presidenti italiani, in testa il Torino di Urbano Cairo, con quelle dei grandi club, per esempio il Milan e la Roma. Tra le big della serie A, solo la Lazio di Claudio Lotito e il Napoli di Aurelio De Laurentiis hanno posto il veto sul nome del commercialista.

Resta un intreccio complicato tra politica sportiva e valutazioni giuridiche. Ma le considerazioni di Irti possono complicare il cammino verso il rinnovo della presidenza della Lega di Serie A. Domani aveva già raccontato le ragioni di opportunità legate al nome di Simonelli, attuale presidente del collegio sindacale di tre società del gruppo Sisal, colosso delle scommesse.

Le società del massimo campionato guardano con particolare interesse al mondo del betting, soprattutto per garantirsi maggiori introiti. I presidenti hanno ingaggiato una battaglia per ricevere una percentuale dei ricavi maturati proprio dalle scommesse, visto che la maggiore mole di puntate proviene dalle partite della serie A. Più di qualcuno, in privato, si è chiesto: «In quale campo giocherebbe Simonelli?». Così come la vicinanza con Mediaset avrebbe potuto rappresentare un nodo delicato (oltre alla vicenda della proprietà del Monza) in materia di futura cessione dei diritti televisivi.

La partita resta da giocare negli ultimi minuti prima dell’assemblea. E in zona Cesarini potrebbe essere ribaltato il risultato sulla carta favorevole a Simonelli con una vicenda che potrebbe avere strascichi anche nel governo. Il nome del commercialista è molto ben visto al Mef. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo ha nominato nel cda della Amco, una società pubblica che si occupa dei crediti deteriorati, e il viceministro, il meloniano Maurizio Leo, è un amico di vecchia data del suo collega.

La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha invece beneficiato delle prestazioni del professionista per le sue società Visibilia e Bioera, al pari dell’ex socio in affari, Flavio Briatore. Ma nell’esecutivo non tutti convergono sulla candidatura. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, preferirebbe un’altra soluzione. Simonelli è stato l’ostacolo che gli ha impedito l’elezione alla presidenza della Lega di Serie A. E a distanza di dieci anni si troverebbe davanti il profilo che per lui – già all’epoca – incarnava la conservazione dello status quo nel mondo del calcio.

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