La nuova ordinanza del ministro Speranza, in vigore da domenica 21 febbraio. L’indice Rt nazionale sale a 0,99. Previste zone rosse locali come a Perugia, nel Ternano e a Bolzano. Gli esperti dell’Iss: «Peggioramento del quadro epidemico, essenziale rafforzare misure: i cittadini rimangano il più possibile a casa»
Come ogni venerdì, anche oggi cambiano i colori delle regioni in Italia sulla base dell’ultimo monitoraggio settimanale sul Covid-19 della Cabina di regia formata dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità. Rispetto a settimana scorsa, stavolta a cambiare colore sono Campania, Molise ed Emilia-Romagna, che da gialle diventano arancioni, mentre l’Umbria – i cui valori sono al limite tra rosso e arancione – rimane arancione, con la creazione di alcune zone rosse come a Perugia e nel Ternano. Nella provincia autonoma di Bolzano, invece, già è rossa: già ieri l’amministrazione aveva imposto nuove restrizioni. Non escluse altre zone rosse locali in altre regioni: la decisione spetterà ai singoli governatori.
Le regioni sopra citate si aggiungono ad Abruzzo, Toscana, Liguria e provincia autonoma di Trento, già arancioni. A pesare sulla decisione è soprattutto la preoccupante circolazione della variante inglese del coronavirus, che nelle Marche rappresenta addirittura la metà dei nuovi contagi. Puglia ed Emilia-Romagna sono al 38 per cento, la Toscana al 35.
Secondo i dati della Cabina di regia, l’indice Rt medio nazionale è salito a 0,99 (la media tra 0,95 e 1,07). Sette giorni fa era a 0,95 (tra 0,86 e 1,06). Significativi anche i dati sull’aumento dell’incidenza, che passa da 133,13 per 100mila abitanti a 135,46.
I nuovi colori delle regioni
Zona rossa: provincia autonoma di Bolzano.
Zona arancione: Abruzzo, Liguria, Toscana, Campania, Molise, Emilia-Romagna, Umbria, provincia autonoma di Trento.
Zona gialla: Basilicata, Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta, Marche, Friuli, Lombardia, Veneto, Sardegna, Calabria, Puglia e Sicilia.
A preoccupare, in Umbria, è soprattutto la circolazione della variante brasiliana del Covid-19. Rimane invece la volontà, soprattutto in alcune regioni gialle come Piemonte e Lombardia, da parte dei governatori di istituire zone rosse locali a seconda dell’esplosione di nuovi focolai.
L’Iss: «C’è controtendenza, si va verso un aumento dei casi»
«Nel nostro paese la situazione è stabile con una leggera ricrescita. In molte regioni c'è una tendenza alla salita dell'incidenza. C'è un primo segnale di discesa dell'incidenza fra gli anziani. È un dato che conferma la necessità di vaccinarsi. C'è inoltre una crescita dei contagi nelle fasce più giovani. Non c'è chiarezza su quale sia l'origine ma è un’indicazione che troviamo presente anche negli altri paesi»: lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa del pomeriggio.
«Sulla popolazione pediatrica – ha aggiunto il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli – i dati disponibili dalla letteratura medica ci indicano come a fronte di un incremento di pazienti pediatrici non ci sono evidenze di peggioramento, anzi rispetto alla primavera storica il quadro clinico è meno severo».
«Ci aspettiamo un aumento della prevalenza della variante inglese che sappiamo essere maggiormente trasmissibile ma, e questa è la parte mezza piena del bicchiere, risponde al vaccino. Dove invece c'è evidenza di presenza delle varianti brasiliana e sudafricana bisogna reagire in maniera aggressiva con misure di contenimento e zone rosse mirate», ha detto invece il professor Gianni Rezza.
Per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva, si legge all’interno del monitoraggio, «il tasso di occupazione continua ad essere alto ma sotto la soglia critica (24 per cento). Complessivamente il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve diminuzione da 2.143 (il 9 febbraio) a 2.074 (il 16 febbraio); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anche in lieve diminuzione, passando da 19.512 a 18.463 nello stesso periodo. Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all'incidenza impongono comunque misure restrittive».
Per tutti questi motivi, continua il report, «analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei, si raccomanda il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio anche alla luce della conferma della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità». La richiesta è dunque di «mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile, oltre a rispettare le misure su distanziamento e mascherine».
L’indice Rt regione per regione
Questi sono, secondo il monitoraggio della Cabina di regia, gli Rt medi di questa settimana: Abruzzo 1,17 (1,11-1,23), Basilicata 1,03 (0,82-1,27), Calabria 0,76 (0,67-0,86), Campania 1,16 (1,07-1,25), Emilia-Romagna 1,06 (1,03-1,1), Friuli Venezia Giulia 0,8 (0,76-0,84), Lazio 0,95 (0,92-0,98), Liguria 1,08 (1,02-1,13), Lombardia 0,95 (0,93-0,96), Marche 0,91 (0,81-1,01), Molise 1,4 (1,03-1,83), Piemonte 0,96 (0,92-1). Provincia Bolzano 1,16 (1,12-1,2), Provincia di Trento 1,23 (1,16-1,3), Puglia 1 (0,97-1,04), Sardegna 0,77 (0,71-0,84), Sicilia 0,73 (0,7-0,76), Toscana 1,2 (1,15-1,25), Umbria 1,17 (1,12-1,22) Val d'Aosta 0,92 (0,691,18), Veneto 0,81 (0,78-0,85).
© Riproduzione riservata