I media locali sono una lente privilegiata per leggere da vicino la comunità e le trasformazioni che affronta. Negli anni hanno cercato di innovarsi, anche se con qualche difficoltà, rispondendo alle necessità di un mondo che intorno a loro cambiava. E lo stato attuale dei giornali dimostra che i cambiamenti non sono sempre immediati, soprattutto quando riguardano argomenti che per decenni sono stati affrontati con una retorica intrisa di stereotipi, come le tematiche di genere e relative alla disabilità.

Questo è uno degli elementi che emerge dal report di O.R.A., l’Osservatorio sui media locali e discriminazioni del Piemonte nato nel 2022. Si tratta del secondo report, visionato in anteprima da Domani, che sarà presentato mercoledì 4 dicembre alle 10, presso la Sala Trasparenza del Palazzo della Regione Piemonte, a Torino. Lo studio è voluto dall’Associazione GiULiA Giornaliste (Giornaliste Unite Libere Autonome) e realizzato dal Cirsde dell’Università di Torino con il sostegno della Regione Piemonte.

Tentativi di cambiamento

La stampa piemontese mostra alcuni tentativi di andare oltre agli stereotipi. «Diversi sono gli articoli che prendono in carico manifestazioni e campagne di sensibilizzazione sulla violenza di genere – si legge nel report – anche affermando in maniera chiara ed esplicita le radici culturali di questo fenomeno». È un elemento che ha ricadute dirette sulla società, veicolando «un’immagine delle violenza in quanto problema sociale da contrastare attraverso una risposta collettiva e non come un costo da caricare alle donne».

Un discorso simile vale per i temi legati alla disabilità, che in alcuni casi viene affrontata portando il lettore a sfidare il confronto con alcuni preconcetti ricorrenti. Per entrambi gli ambiti però si rivela anche una spinta opposta, che tende a confermare gli stereotipi. È come se coesistessero due tendenze diverse: una che cerca di innovare e l’altra che è ancorata a un linguaggio e a una mentalità stereotipati.

I motivi per cui nella stampa piemontese coesistono queste due spinte opposte sono diversi. «La sensibilità individuale dei giornalisti e delle giornaliste è importante, ma varia molto. Emerge senz’altro una maggiore consapevolezza, legata anche a eventi scatenanti, che tuttavia confligge ancora con una visione distorta», dicono Marinella Belluati, referente scientifica del progetto di ricerca, e Rossella Iannone, coordinatrice della ricerca. «Anche la scelta di formati e l’approccio editoriale, che possono variare da un media all’altro, influenzano come vengono trattate le questioni di genere».

Essenziale è anche il fattore geografico: le associazioni, che lavorano in modo diverso da zona a zona, possono svolgere un ruolo essenziale nella promozione di una copertura più equa ed equilibrata. A questi elementi si aggiungono le richieste che spesso arrivano dalle stesse donne in politica di essere nominate al maschile e le differenze generazionali nelle redazioni.

«L’informazione ha un ruolo molto importante per aiutare a incidere sulla cultura, a superare stereotipi, e questo passa anche attraverso le parole. Non nominare le donne in certi ruoli significa che non esistono. Come è importante scrivere persona con disabilità e non disabile, evitando descrizioni pietistiche e compassionevoli che sminuiscono la loro soggettività – spiega Stefanella Campana, parte del comitato di indirizzo di O.R.A. –. Per non cadere in errori, per evitare che anche il giornalismo sia fonte di discriminazioni e stereotipi, credo si debba insistere sulla formazione, ricordando la deontologia a cui chi informa si deve attenere sempre».

Il report

La ricerca ha previsto lo studio di diciannove testate locali – sia online che cartacee – e dei servizi del Tg regionale per un totale di 6.346 articoli. Il monitoraggio è avvenuto tra il primo novembre 2023 e il 31 luglio 2024, un periodo che ha coinvolto alcuni momenti essenziali nel racconto delle questioni di genere e del tema della disabilità: il femminicidio di Giulia Cecchettin, le elezioni regionali, europee e comunali in 799 comuni piemontesi, le Olimpiadi e Paralimpiadi.

Come si legge nel rapporto, il femminicidio di Cecchettin, sebbene non sia avvenuto in Piemonte, ha avuto riflessi anche sulla stampa locale «contribuendo all’evoluzione del dibattito sul tema della violenza di genere e del femminicidio».

Un fenomeno simile si è registrato a maggio, poco prima delle elezioni: «Questo periodo ha messo in evidenza la partecipazione di numerose donne candidate nelle circoscrizioni, offrendo uno spazio di discussione sulla loro presenza politica». Per quanto riguarda le notizie legate alla disabilità, c’à stata «una crescita costante nel tempo, con un aumento graduale di attenzione, favorito anche dai cortei organizzati per il Disability Pride e da un crescente interesse verso lo sport inclusivo, specialmente in vista delle Paralimpiadi di Parigi 2024».

Dal report è emersa poi una differenza geografica: ogni provincia piemontese tratta i temi di genere e quelli relative alla disabilità in modo diverso, riuscendo a portare avanti il dibattito grazie al contributo delle realtà associative diffuse sul territorio. In generale, comunque, le questioni di genere sono affrontate in tutte le province del Piemonte, anche se hanno più spazio nel Torinese, mentre sulla disabilità l’attenzione è maggiore nel Vercellese e nell’Alessandrino.

Anche il mezzo su cui sono diffuse le notizie incide sul modo con cui se ne parla: i giornali tradizionali si dimostrano più conservatori, con una minore inclinazione a sfidare stereotipi di genere e disabilità, mentre le testate online sono più innovative.

Gli obiettivi futuri

I giornalisti e le giornaliste hanno alcuni strumenti per cercare di accompagnare il cambiamento. «I corsi sono un passo importante, ma non bastano», spiega Elena Miglietti, responsabile di GiULiA giornaliste Piemonte. «Deve cambiare la mentalità. I corsi proposti sono molti e vari, ma la partecipazione è altalenante e gli errori persistono».

Secondo Miglietti, per cambiare la situazione è necessario un approccio sistematico e multidimensionale, che sia continuativo. «Le redazioni stesse dovrebbero strutturarsi con la presenza di giornalisti con esperienze dirette di disabilità o di un background di genere più inclusivo. Questo non solo rende i contenuti più autentici, ma aiuta anche a superare gli stereotipi. La chiave sta nell’integrazione di questi temi nel cuore del lavoro giornalistico quotidiano».

© Riproduzione riservata