«Hanno sparato in aria, ci hanno picchiato con la parte posteriore del fucile. Poi hanno preso le donne e i bambini. Anche mia moglie e i miei figli, ma mi hanno impedito di stare con loro», è la testimonianza di uno dei migranti sopravvissuti durante il salvataggio effettuato giovedì 28 novembre dalla Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere in servizio nel Mediterraneo centrale. 

Le persone tratte in salvo da Msf, 83 uomini e minori non accompagnati, hanno raccontato al team dell’organizzazione umanitaria che prima del loro arrivo un gruppo armato di uomini aveva intercettato 29 donne e bambini, obbligandoli a salire sulla loro barca. 

Quando la barca di Msf si è avvicinata al gommone, un’altra imbarcazione, che ha dichiarato di appartenere alla guardia costiera libica, ha invitato la Geo Barents a procedere al soccorso degli uomini e dei minori, che si trovavano sul gommone, aggiungendo che poi avrebbe potuto far salire a bordo anche le donne e i bambini.

Tuttavia, la seconda imbarcazione con uomini armati non ha seguito le stesse istruzioni, impedendo alla Geo Barents di soccorrere le donne e i bambini. Per Msf un simile comportamento «aggressivo e irresponsabile da parte di un’imbarcazione con uomini armati a bordo è inaccettabile e mette in pericolo la vita di molte persone e separa interi nuclei familiari».

Gli 83 uomini e ragazzi al momento a bordo della Geo Barents sono in stato di disperazione perché i loro familiari sono stati respinti con forza e riportati in Libia. Il team di Medici senza frontiere ha contattato il centro di coordinamento libico a terra, ma dopo lunghe trattative la situazione è rimasta invariata.

La psicologa Mara Eliana Tunno, a bordo della nave, ha detto che i «sopravvissuti sono in ansia e profondamente preoccupati per la sorte dei loro familiari che sono stati picchiati e minacciati con le armi e dovranno affrontare ancora una volta il ciclo di violenza, detenzione, abuso ed estorsione». La Geo Barents dopo questo salvataggio si sta dirigendo verso il porto di Brindisi, assegnato dalle autorità italiane.

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