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Care lettrici, cari lettori
la settimana sul fronte della giustizia è stata infuocata: lo scontro tra il governo e la magistratura sul tema migratorio è proseguito, insieme a due nuove decisioni di rinvio alla Corte di giustizia dell’Unione europea del decreto sui paesi sicuri. L’Anm ha svolto a Bologna una assemblea straordinaria in solidarietà ai magistrati attaccati personalmente e l’incontro è stato molto partecipato.
Contemporaneamente, però, anche al Csm è salita la tensione: proprio nello stesso giorno dell’assemblea di Bologna, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli è stato ricevuto a palazzo Chigi. Un incontro inatteso quanto inusuale, le cui modalità hanno irritato anche il Quirinale. Su tutto questo trovate approfondimenti in newsletter.
Sul tema riflette anche il professore emerito di diritto penale alla Sapienza, Glauco Giostra, analizzando proprio come si sta delineando il conflitto tra la politica e la magistratura.
Ricordo infine che questo fine settimana uscirà la sesta e ultima puntata del mio podcast, “Per questi motivi”, dedicata al processo di Latina per stupro raccontato in un documentario Rai e con la voce anche della magistrata Paola Di Nicola Travaglini. Nell’attesa, potete riascoltare le precedenti puntate al link qui sotto. Lavorare a questo podcast è stato impegnativo ma entusiasmante, spero che per voi l’ascolto sia stata l’occasione di ricordare, scoprire o riflettere.
L’irritazione del Colle
«Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto oggi a Palazzo Chigi il Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli. La visita si inserisce nell'ambito di una proficua e virtuosa collaborazione, nel rispetto dell'autonomia delle differenti Istituzioni». Questo comunicato, arrivato da palazzo Chigi nella serata di lunedì 4 novembre, ha creato scompiglio al Csm e al Quirinale.
Dopo qualche giorno è possibile ricostruire almeno la cronologia di quel che è successo. Il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, ha incontrato la premier Meloni e la visita è stata comunicata sì al Colle, ma con quello che è il presidente del Csm non sono stati concordati i contenuti della conversazione. Di qui l’irritazione. Se fosse stato un incontro informale, probabilmente tutto sarebbe passato sotto silenzio. Il comunicato stampa ha però dato i crismi dell’ufficialità al tutto e a far sobbalzare è stato la «proficua e virtuosa collaborazione», che sottintende argomenti di discussione mai condivisi nè col plenum nè con Mattarella.
Senza contare che l’interlocutore di governo per il Csm è il ministro della Giustizia ed è irrituale che il vicepresidente incontri il presidente del Consiglio.
Di qui l’iniziativa di 14 consiglieri (Md, Area, Unicost, gli indipendenti e un laico) di chiedere a Pinelli di relazionare in plenum sull’incontro, visto anche che è avvenuto in un momento di grossa tensione con l’esecutivo e in contemporanea all’assemblea straordinaria di Bologna.
Fonti del Csm hanno fatto sapere che nell’incontro «è stata ribadita la loro fiducia nella magistratura, nonché il disinteresse della premier per qualunque polemica con le toghe».
Tuttavia, fonti di centrodestra hanno spiegato che l’incontro è stato un modo per rassicurare che il governo è vicino alla magistratura, che gli attacchi riguardano solo una piccola parte politicizzata di loro.
Retroscena giornalistici, infine, hanno raccontato di una Meloni interessata a conoscere gli equilibri al Csme soprattutto il peso nella sezione disciplinare.
Alla fine Pinelli non ha relazionato al plenum (quindi pubblicamente). ma ha scritto a tutti una mail dicendo che «la mia porta è sempre aperta» per chiarire i contenuti dell’incontro. Per evitare di esacerbare ancora i toni, i consiglieri sarebbero d’accordo con un incontro riservato ma aperto a tutti i membri del consiglio.
L’assemblea di Bologna
A Bologna si è svolta una assemblea straordinaria convocata dalla giunta distrettuale dell’Anm, cui hanno preso parte i vertici nazionali tra cui il presidente Giuseppe Santalucia e anche i consiglieri del Csm (dove è stata chiesta l’apertura di una pratica a tutela) Antonello Cosentino di Area, Mimma Miele di Magistratura democratica e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda.
La mobilitazione, a cui hanno partecipato anche privati cittadini, ha riempito la sala delle Colonne del tribunale emiliano e vi hanno preso parte anche molti ex magistrati e i presidenti dell’ordine degli avvocati e della Camera penale di Bologna. La posizione della categoria è stata quella di opporsi a qualsiasi condizionamento da parte dell’esecutivo e soprattutto la presa di mira di singoli giudici. «Noi non facciamo opinione sulle scelte del governo», ha detto Santalucia, «chiediamo di poter esercitare il nostro ruolo delicatissimo senza subire condizionamenti». Ancora, ha stigmatizzato «gli attacchi della stampa che si spostano sul personale», per «delineare la figura del magistrato come nemico del popolo».
Marco Gattuso, presidente del collegio che ha rinviato il dl alla Corte del Lussemburgo, ha scelto di non intervenire in prima persona per «evitare personalismi», ma ha inviato una lettera che ha ricevuto un lungo applauso: «In questi giorni si è assistito al tentativo di trasferire l’attenzione da un provvedimenti giurisdizionale, che può sempre essere oggetto di critica, ai giudici che lo hanno firmato, con un oggettivo effetto intimidatorio e di condizionamento. Ho cercato in tutta la mia vita di rispettare la dignità di questo lavoro, non rinunciando mai a dire quello che penso e a vivere per quello che sono, perché credo che un giudice debba essere innanzitutto trasparente, ha diritto al rispetto della propria vita privata ma non deve avere nulla da nascondere agendo sempre con riserbo, continenza e rispetto. Evitare personalismi che oggi oggettivamente si potrebbero creare anche oltre le mie intenzioni e restare a studiare i processi che ho sul tavolo mi sembra allora una scelta in continuità».
Di nuovo, le dure contestazioni nei confronti di singoli magistrati hanno unito le toghe: il gruppo conservatore di Mi ha espresso «solidarietà al magistrato colpito da illazioni giornalistiche» e «attacchi personali ingiusti» e lo stesso hanno fatto Area e Unicost, che erano presenti a Bologna. «Si è arrivati ad attaccare un giudice per l’esercizio della facoltà di investire la Corte di giustizia sull’interpretazione di una norma giuridica», ha scritto Rossella Marro (Unicost); «è il momento della unità di chi esercita la giurisdizione, dei magistrati, degli avvocati, degli operatori del diritto, per testimoniare che nessuna maggioranza politica, nessun interesse nazionale può sacrificare i diritti», ha detto Giovanni Zaccaro (Area).
Anche oltre duecento ex toghe si sono mobilitate, sottoscrivendo un documento che esprime «preoccupazione per i tentativi dell’attuale maggioranza di modificare in senso autoritario la forma di Stato» e per «gli attacchi ai magistrati».
Penalisti contro il ddl Sicurezza
I penalisti italiani hanno proclamato una astensione contro il pacchetto sicurezza e hanno organizzato a Roma una manifestazione per spiegarne le ragioni. Il presidente delle Camere penali, Francesco Petrelli, ha spiegato che "Con questa manifestazione nazionale abbiamo voluto dire no a questo pacchetto sicurezza insieme all'accademia dei Penalisti e dei costituzionalisti non solo per invitare il Senato a riflettere sui profili di contrarietà ai principi fondamentali della Costituzione ma anche e soprattutto per denunciare l'irrazionalità e l'inutilità di norme che comprimono le libertà di tutti senza aumentare la sicurezza di nessuno" e "abbiamo sempre sottolineato come le norme del pacchetto sicurezza si pongano in contrasto con quei principi del diritto penale liberale che al contrario dovrebbero essere tra i valori fondanti di questa maggioranza di governo".
A margine, ha commentato anche lo scontro in corso tra governo e toghe: "In questo momento, tutti, sia sul fronte della politica che sul fronte della magistratura, sono responsabili del clima che si è venuto a determinare. Bisogna effettivamente dare inizio a una de-escalation rispetto ad un conflitto nel quale escono soccombenti soprattutto i diritti e le garanzie, che sono un patrimonio di tutti i cittadini, e in particolare quelli delle fasce più deboli e delle categorie più vulnerabili".
Nordio e Anm al Salone della Giustizia
Al salone della Giustizia che si è svolto a Roma questa settimana c'è stato anche un confronto a distanza tra il presidente del'Anm, Giuseppe Santalucia, e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Nordio è tornato sul tema del rapporto con le toghe, chiedendo alla magistratura di "fare un passo indietro" di fronte alle continue "critiche" dei provvedimenti del governo attraverso sentenze come quelle recenti in tema di immigrazione, che di fatto bocciano il decreto sui Paesi sicuri. Netta la replica di Santaluzia: "Da parte nostra non si può arretrare nell'esercizio della professione. Si fanno provvedimenti che hanno una motivazione solida e argomentata, che possono essere impugnati o contestati e ci sono i luoghi opportuni dove farlo".
Nordio ha denunciato una sorta di invasione di campo: "Vi è stata una seconda fase di 'Mani pulite' in cui, per una retrocessione della politica, la magistratura ha di fatto occupato questo posto e da quel momento molte decisioni politiche sono state influenzate dalla magistratura, che si è permessa di criticare le leggi. In un Pase ideale i magistrati non dovrebbero criticare la legge e i politici non dovrebbero criticare le sentenze. Ma dopo 'Mani pulite' questa situazione si è capovolta. Ora bisognerebbe capire chi per primo debba fare un passo indietro, ma visto che questa esondazione è partita dalla magistratura sarebbero loro a doverlo fare".
Contributo unificato
Continuano le critiche sulla norma inserita in manovra di Bilancio, che prevede l'estinzione del processo in caso di omesso o parziale pagamento del contributo unificato.
La previsione, ancora in bilico, è stata fortemente criticata sia da Area che dalle Camere civili, che hanno parlato di rischio di una giustizia per censo.
In settimana, proprio dal congresso dei civilisti, la vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando, ha commentato che si tratta di un provvedimento che "svela come la maggioranza di centrodestra pensi a una giustizia per censo. Un provvedimento che rischia di ostacolare gravemente il diritto di ogni cittadino di agire in giudizio a tutela dei propri diritti e di scaricare oltretutto sugli avvocati la responsabilità di dover sostenere il costo del contributo per evitare l'estinzione del processo. Per questo motivo presentiamo un emendamento soppressivo della norma sul contributo unificato. L'accesso alla tutela dei diritti non può essere monetizzato, oltretutto a discapito di chi ha meno possibilità. Vedremo se la maggioranza si dimostrerà sensibile non soltanto alle nostre sollecitazioni ma anche a quelle delle associazioni degli avvocati che hanno già espresso in ogni modo la loro contrarietà a questa ingiusta previsione".
Anche l'Organismo congressuale forense ha ribadito la sua "forte preoccupazione e indignazione per l’introduzione di una nuova norma, che appare profondamente ingiusta e in contrasto con i principi costituzionali. Bene dunque la volontà espressa dai parlamentari di cancellare questa tassa “blocca processi”, con un emendamento soppressivo".
60 anni di magistratura democratica
Il gruppo associativo progressista Magistratura democratica festeggia i suoi sessant’anni, il 9 e 10 novembre alla Pinacoteca del Campidoglio. All’evento “Md fa sessanta” prenderà parte, domenica mattina, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Nomine al Csm
Uffici direttivi:
Presidente tribunale Lecce: nominato Antonio Del Coco, attualmente consigliere corte appello Lecce
Procuratore generale Salerno: nominata Rosa Volpe, attualmente sostituto procuratore Napoli
Uffici semidirettivi:
Procuratore aggiunto Roma: nominato Giuseppe De Falco, attualmente procuratore Latina
Presidente sezione tribunale Salerno: nominata Donatella Mancini, attualmente consigliere corte appello Salerno
Ricollocamenti in ruolo:
Francesco Cortesi, attualmente fuori ruolo presso la Corte costituzionale quale assistente di studio: deliberato il ricollocamento in ruolo quale consigliere corte cassazione (posto precedentemente occupato)
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