- Già a fine ottobre Trump ha indicato i nomi degli avvocati che avrebbe voluto a capo del team che, se necessario, avrebbe preparato i ricorsi per l’ultima sfida: l’attacco ai risultati elettorali.
- Due su tutti: Rudy Giuliani e Jay Sekulow. Se Giuliani è noto ai più, anche per la sua performance nell’ultimo film di Sacha Baron Cohen, Sekulow resta un personaggio ancora non molto conosciuto.
- Da oltre trent’anni Sekulow ha contributo a ribaltare la giurisprudenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sul Primo emendamento costituzionale e sul diritto di libertà religiosa.
E’ quasi l’ora dell’Apocalisse. Già a fine ottobre i commentatori statunitensi più avveduti avevano anticipato la strategia che Donald Trump avrebbe seguito. Il presidente aveva anche indicato i nomi degli avvocati che avrebbe voluto a capo del team che, se necessario, avrebbe preparato i ricorsi per l’ultima sfida: l’attacco ai risultati elettorali.
Nelle conversazioni con i suoi collaboratori aveva indicato due nomi su tutti: Rudy Giuliani e Jay Sekulow. Se Giuliani è noto ai più, anche per la sua performance nell’ultimo film di Sacha Baron Cohen, Sekulow resta un personaggio ancora non molto conosciuto.
Eppure, da quando nel 1987 divenne General Counsel dell’organizzazione Jews for Jesus e poi nel 1992 direttore dell’American Centre for Law and Justice (Acjl), ha contributo a ribaltare la giurisprudenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sul Primo emendamento costituzionale e sul diritto di libertà religiosa.
Sekulow, tramite le controversie portate all’attenzione della Corte, è stato decisivo nel decretare la fine dell’egemonia progressista sulla giurisprudenza della Corte su materie molto delicate nella società statunitense e che riguardano il ruolo e lo spazio della religione nella sfera pubblica.
Dagli Stati Uniti ha creato una rete globale di uffici legali e collaboratori che in numerosi paesi del mondo difendono davanti alle corti gli interessi dei gruppi pro-life e del conservatorismo religioso.
Un’inchiesta di Mother Jones e Open Democracy ha rivelato che l’Aclj, organizzazione di cui Sekulow è il principale rappresentante, negli ultimi 12 anni ha trasferito oltre tre milioni di dollari allo Slavic Center for Law and Justice, organizzazione sorella dell’Aclj, diretta da Vladimir Ryakhovsky avvocato russo e attivista evangelico che siede anche nel Consiglio per i diritti umani voluto da Vladimir Putin. Ryakhovsky è un lealista putiniano, risparmiato anche dall’ultimo repulisti del Consiglio voluto dal presidente, perché alcuni membri avevano provato ad aprire un’indagine sulle azioni dei servizi di sicurezza russi nei confronti dei manifestanti che avevano protestato per contestare la trasparenza delle ultime elezioni.
In un volume del 2010 (To Change the World, Oxford University Press) il sociologo James Davison Hunter si chiedeva quali fossero le possibili modalità di organizzare la presenza dei cristiani nella sfera pubblica. Le opzioni sono ovviamente molteplici, ma Jay Sekulow e numerose organizzazioni della destra religiosa evangelica non hanno avuto mai dubbi.
Era necessario organizzarsi, raccogliere fondi, influenzare le nomine dei giudici delle corti d’appello e della Corte Suprema. Pochi lo ricordano oggi, ma quando nel 2005 George W. Bush nominò John Roberts jr. a giudice della Corte Suprema Jay Sekulow fu uno dei primi a saperlo. Karl Rove, subito dopo la scelta, si precipitò al telefono per comunicarla ai gruppi più vicini al presidente. Fece subito due telefonate: una a Leonard Leo, allora Vicepresidente della Federalist Society, e l’altra a Jay Sekulow.
Roberts diverrà anni dopo presidente della Corte Suprema, carica che ricopre ancora oggi. La battaglia per la salvezza e la presenza dei cristiani nella sfera pubblica si sarebbe decisa nei tribunali.
È questa guerra del Bene contro il Male combattuta nell’arena giudiziaria che ha portato Sekulow a guidare il team di legali che ha assistito Donald Trump a partire dal 2017 durante le indagini del procuratore Robert Mueller sul Russiagate. Sarà questa teologia dell’Apocalisse giudiziaria che guiderà il team di legali che si appresta a lanciare la battaglia in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin e Georgia. Avanti, fino alla Corte Suprema. Lo ha ribadito ieri lo stesso Jay Sekulow nella sua trasmissione radiofonica.
Gli Stati Uniti sono forse l’unico Paese al mondo dove non solo i conservatori religiosi, ma anche numerosi progressisti, hanno riposto la loro fede nel potere trasformativo e catartico della leva giudiziaria.
I giudici della Corte Suprema sono ormai icone sacre utili a risolvere qualsiasi problema che la società sia chiamata ad affrontare: dalle elezioni all’aborto, dal matrimonio dello stesso sesso al fine vita. Nello sciamanesimo giudiziario si offusca la politica, avanzano i cavalieri della strategic litigation. Fino al prossimo ricorso.
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