Dopo le dimissioni di Carlos Tavares servono una visione e un progetto innovativo per la rinascita. Ma la destra ha annullato qualsiasi tipo di reale strategia o politica industriale del paese. E, davanti ai problemi, preferisce cavalcare le paure invece di provare a risolverli
La crisi di Stellantis, uno dei principali colossi automobilistici globali, è un segnale molto preoccupante delle sfide che l’industria automobilistica europea e italiana si trovano ad affrontare in un contesto di profonda trasformazione.
Le dimissioni di Carlos Tavares rappresentano solo una precondizione per affrontare la crisi, ora servono una visione e un progetto innovativo per la rinascita. Tra le motivazioni principali delle difficoltà di Stellantis ci sono la lenta transizione verso l’elettrificazione, una visione ancora troppo conservatrice sull’innovazione tecnologica e l’incapacità di rispondere adeguatamente alla crescente competizione da parte dei nuovi attori del settore automobilistico, inclusi quelli provenienti dalla Cina.
La transizione verso i veicoli elettrici rappresenta un cambiamento epocale che richiede investimenti significativi in ricerca e sviluppo, infrastrutture e catene di approvvigionamento sostenibili. Stellantis, pur avendo avviato progetti per l’elettrificazione della propria gamma, sembra arrancare di fronte a competitor più agili, capaci di lanciare modelli innovativi in tempi più rapidi e a prezzi più competitivi.
Inoltre, la sfida delle auto connesse, che richiede non solo tecnologia avanzata, ma anche partnership strategiche con aziende del settore digitale, è stata affrontata con una strategia frammentata e poco lungimirante.
Le auto connesse sono parte del futuro della mobilità, non solo per la comodità degli utenti, ma anche per la capacità di migliorare la sicurezza stradale e l’efficienza energetica.
Superare la crisi
Per superare questa crisi, Stellantis deve abbracciare più decisamente l’innovazione e investire in tre aree chiave: elettrificazione, connettività e robotica. Questo significa accelerare l’espansione della gamma di veicoli elettrici, sviluppare partnership strategiche con aziende tecnologiche per le auto connesse e adottare una visione a lungo termine sull’automazione della produzione.
Solo una strategia audace e lungimirante potrà garantire la competitività di Stellantis in un’industria automobilistica che sta cambiando più rapidamente che mai mettendo insieme la produzione di auto con droni, robotica umanoide, satelliti.
E non cambia solo il sistema produttivo legato all’auto. Le nuove tecnologie stanno creando nuovi servizi, nuovi sistemi di mobilità ed economie, l’auto è solo la punta dell’iceberg. Nel disinteresse generale sta nascendo la nuova “economia a bassa quota”, tutto ciò che vola fino a mille metri: droni, auto volanti, cargo e per passeggeri.
Nelle città del futuro, che però è già iniziato, ci saranno i “droni port” che saranno come le attuali stazioni dei bus. Non è fantascienza e la politica deve occuparsene in Italia e in Europa. Di fronte all’enormità di queste esigenze si capisce meglio quanto la destra italiana sia colpevole di aver annullato qualsiasi tipo di reale strategia o politica industriale del paese.
Non bisogna “rallentare" casomai bisogna "fare" investire per accompagnare l’innovazione e indirizzarla per metterla al servizio della persona del suo benessere e del pianeta.
L’Europa deve fare la sua parte ma solo una scelta dei governi europei a favore di politiche comuni e investimenti permetterà il salto necessario per politiche industriali comuni e scelte innovative. Anche qui dunque non è genericamente “l’Europa” a sbagliare ma l’equivoco nazionalista e di una destra che, di fronte ai problemi, cavalca le paure invece di provare a risolverli.
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