Quando il dj aveva annunciato la sua malattia (e il dolore che ne derivava) si era formato un ampio movimento popolare in suo sostegno. Ora la sua prima esibizione
In mezzo a un’aria generale di festa, con pochi momenti di tensione e qualche polemica, a Sanremo quest’anno si è parlato anche di malattia. Lo si è fatto portando degli esempi: quello del pianista Giovanni Allevi e ora quello del dj Gigi D’Agostino.
Due persone che, in ambiti diversi, hanno fatto la storia della musica recente. E che si sono dovuti fermare per via dei rispettivi mali, per poi tornare a esibirsi per la prima volta a Sanremo, uno al teatro, l’altro sulla nave.
Il senso di Gigi D’Agostino
Nel caso di Gigi D’Agostino, il ritorno era in un certo senso atteso anche da un ampio movimento popolare, che – dopo l’annuncio della sua malattia – si era animato in maniera spontanea. A Torino, sotto la sua casa, erano stati organizzati dei flash mob.
Il senso di tutto questo affetto si capisce per la portata simbolica di Gigi D’Agostino – il vero “capitano” (da non confondere con altri capitani politici). Per chi lo segue, è il simbolo di una stagione fortunatissima della musica “dance” italiana. Quando le sue canzoni venivano ballate nelle discoteche di tutto il mondo. Quando molti erano giovani e avevano lui come colonna sonora.
Sul finire degli anni Novanta e all’inizio dei Duemila è stato l’autore di brani dal successo internazionali e tormentoni, come Bla, bla bla, Another way, L’amour toujours, che ancora oggi vengono trasmesse nelle discoteche.
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