Mimmo Ambrosino, per tutti Fracitiello, inaugura la sua attività commerciale su piazza Marina Grande nel 1984. All’epoca, Procida era isola per pochi, d’estate si popolava di turisti, certo, ma niente a che vedere con i fenomeni di massa attuali.

Quando Mimmo aprì, vendeva carta e buste per i negozi, sacchetti di plastica, qualche detersivo. Si apre con poco, e si aspira a crescere, è sempre così. E così è stato. Anno dopo anno, assieme a Procida è cresciuto il suo negozio, ha iniziato a vendere all’ingrosso di tutto. E ha messo su famiglia.

Ha conosciuto Annarita, che è diventata sua moglie, e assieme hanno dato al mondo tre figli, a distanza di diciotto mesi esatti l’uno dell’altro. Prima Luigi, poi Andrea, infine Vincenzo. Oggi tutti sopra i trent’anni.

Il soprannome del padre, come succede in questo paese di paesi dove nominare equivale a vivere, è passato da Mimmo a tutta la famiglia. Sulle maglie che portano nel negozio compare a caratteri dorati FAMIGLIA FRACITIELLO. Non Ambrosino, il vero cognome. Fracitiello.

La pietra angolare

Si è detto, nominare equivale a vivere. Èd è proprio questo soprannome la pietra angolare della vita di Mimmo. Perché un soprannome non nasce mai per caso, è talento per pochi saper riassumere in un nomignolo, spesso d’invenzione, vita, morte e miracoli di un essere umano.

Mimmo oggi è un Cristo d’uomo, basta guardarlo. Ma da piccolo era mingherlino, fracito, a Roma si direbbe fracico, secco secco, una pulce di ragazzino. Questa pulce, malgrado il fisico non proprio dalla sua, aveva un talento come quelle pietre dure che poi diventano diamanti incastonati nell’anello.

Era piccolo, magro, ma con un pallone tra i piedi ballava in mezzo agli avversari come un giocoliere, ridicolizzava gli adulti di mezzo quintale più pesanti di lui senza pietà. Poi la madre lo portò da un medico, il fisico non cresceva per una causa precisa: al bambino toccava togliere le adenoidi. E così fu.

Il boom

Avete presente la natura quando esplode la primavera? Mimmo iniziò a crescere, divenne un toro, un toro con i piedi di un calciatore. Non ci volle molto, il Napoli, il Na-po-li, non se lo fece scappare. Dai 10 ai 17 anni portò la maglia azzurra, fu l’orgoglio di Procida, di un’isola intera. Perché giocare a quei livelli, quando si viene da famiglie e luoghi popolari, significa diventare un vessillo.

E Mimmo mantenne le promesse, dopo le giovanili al Napoli passo all’Ischia, serie C, un mediano di quelli capaci di interrompere l’azione avversaria e di far ripartire la squadra. Tecnica e durezza, capacità di contrasto e visione di gioco. Distruttore e creatore. Il mediano è la sintesi del calciatore, forse dell’uomo.

L’anno maledetto

Poi quel maledetto 1984. Un contrasto di gioco come tanti. Ma il ginocchio gli si gira al contrario. Saltano i legamenti crociati. All’epoca un infortunio del genere equivaleva spesso ad attaccare gli scarpini al chiodo. Finire una carriera in un attimo.

E così è stato per Mimmo. Immaginate un ragazzo, un atleta di 23 anni, nel pieno della carriera, nel pieno delle aspirazioni, perché tante squadre, anche di serie A, avevano iniziato a seguirlo. Immaginate la delusione, il sipario che si abbassa così, da un momento all’altro. Nello stesso anno, il 1984, Mimmo apre il suo negozio su Piazza Marina Grande.

Da calciatore a commerciante, a padre di famiglia. All’epoca il dolore era troppo forte, interrompere prima del previsto una carriera da calciatore fa male, tanto, ma oggi, oggi si può giocare con i se e con i ma. Per quanto possano servire i se e i ma alla storia.

La lingua del destino

E se in quel 1984 Mimmo non si fosse fatto male? Avrebbe continuato la sua carriera da calciatore professionista, che poi, com’è ovvio, sarebbe finita. E all’epoca i guadagni non erano certo come quelli attuali. A 35, massimo 40 anni, si sarebbe ritrovato come tanti ex calciatori, giovanissimi vecchi senza futuro, e senza moneta.

L’incidente è una delle lingue preferite dal destino. Sa passare anche attraverso un legamento crociato. In fondo, a partire dai tre figli, Luigi, Andrea e Vincenzo, tutto nasce da un infortunio di gioco. La vita sa essere così benigna a volte, ma non a tutti è concesso un infortunio come patrimonio.


Il racconto Tante storie una vita è stato scritto da Daniele Mencarelli in occasione della settima edizione di Procida racconta. Sei autori in cerca di personaggio, il festival letterario ideato e organizzato da Chiara Gamberale, direttrice artistica, e dalla casa editrice Nutrimenti. Progetto finanziato dalla Città Metropolitana di Napoli ed incluso nel cartellone degli Eventi Metropolitani. Con il contributo del Comune di Procida e Marina di Procida - Marinedi Group. Gli ospiti di questa edizione (7 – 11 giugno 2023) sono stati Antonio Scurati, Viola Ardone, Vasco Brondi, Giulia Caminito, Daniele Mencarelli, Guido Catalano. Nutrimenti pubblicherà, come per ogni edizione, la raccolta di racconti.

© Riproduzione riservata