In una recente intervista tv il ministro Valditara ha affermato di essersi trovato davanti all’indisponibilità, se non addirittura alla mancanza di interesse, delle Università a formare gli insegnanti specializzati al sostegno. E ciò lo ha indotto a coinvolgere Indire. Cosa non torna in questa ricostruzione. E soprattutto: cui prodest?
Non è la prima volta che il Ministro dell’Istruzione del Merito (MIM) Giuseppe Valditara esterna alcune sue considerazioni sulla questione dei corsi di specializzazione per le/gli insegnanti di sostegno, ovvero su quanto deciso dal Governo con l’approvazione definitiva del Senato del D.L. 31 maggio 2024 n. 71 convertito in Legge (29 luglio 2024, n. 106).
Com’è noto, tra le diverse disposizioni della Legge vi sono anche quelle di cui agli artt. 6 e 7 che con l’intento di implementare il numero di insegnanti specializzati su sostegno e di dare una soluzione alla annosa questione di chi ha conseguito il titolo all’estero, istituiscono percorsi (a distanza) di 30 CFU destinati a questi ultimi (art. 7, a condizione che contestualmente all’iscrizione rinuncino a qualsiasi istanza di riconoscimento) e riservati ai docenti con tre anni di servizio su sostegno anche non continuativo, nei cinque anni precedenti, prestato nelle istituzioni scolastiche statali e paritarie (art. 6).Tali corsi sono attivati dall'INDIRE o dalle università, autonomamente o in convenzione con l'INDIRE.
Ora, al di là di quello che si può pensare nel merito di questa scelta, divenuta Legge dello Stato, sulla quale si è già detto e scritto non poco – anche rispetto alla assoluta impermeabilità del Governo e dei suoi esponenti maggiormente coinvolti ad ascoltare e ad accogliere proposte di modifica pervenute sia dagli studiosi di settore (Società Italiana di Pedagogia Speciale – SIPeS - in primis) sia dalle Associazioni (Federazione Italiana Superamento Handicap - FISH in testa) – quello che sconcerta e rammarica, sono le ragioni che il Ministro Valditara continua ad addurre come motivazioni che lo hanno spinto in questa direzione.
Più di una volta – la più recente l’8 dicembre durante un’intervista da parte di Massimo Gramellini nel programma TV In altre parole in onda su La7 – il Ministro ha affermato che si è trovato dinanzi alla indisponibilità se non addirittura alla mancanza di interesse delle Università a formare gli insegnanti specializzati al sostegno e ciò lo ha indotto a coinvolgere INDIRE. Il tutto senza presentare alcun dato su quanto asserito (mentre nell’ambito della medesima intervista su altro tema ha sfoderato dalla tasca un foglietto con dati e percentuali).
Ora, senza voler mancare di rispetto al Ministro Valditara, ci viene da domandarci quale sia la ragione per la quale, ottenuto peraltro il risultato voluto, si senta in dovere di affermare cose non vere, ossia del tutto false. Ci torneremo a breve in conclusione, formulando una ipotesi/domanda (che indirizziamo al Ministro).
Prima, però, ci preme di mettere a conoscenza dello stato dell’arte l’opinione pubblica la quale, ovviamente, non possiede informazioni dettagliate sulla questione. E non le può possedere se nessuno gliele mette a disposizione, politici in primis e, contestualmente, i/le giornalisti/e (soprattutto mainstream) che li intervistano, i/le quali dovrebbero approfondire i temi sui quali conducono il colloquio con l’interlocutore/ice di turno, mentre invece si vengono a trovare nella condizione di dover annuire senza essersi dotati/e della possibilità di controbattere. In altre parole, cerco di mettere a disposizione quei dati che smentiscono l’affermazione del Ministro, il quale ha tutto il diritto con il Governo di cui fa parte di assumere decisioni anche fossero impopolari (o impopolari solo a una parte della popolazione, cambia poco) ma ha il dovere di non attribuire a terzi la responsabilità delle scelte adottate e di farlo con un adattamento della realtà pro domo suo.
Senza tediare troppo lettrici e lettori, riporto una tabella che mostra l’andamento dei corsi di specializzazione del sostegno (attivati a seguito del DM 30 settembre 2011) e giunti al IX Ciclo, operando un confronto con il I Ciclo e un confronto intermedio con il VII che rappresenta il primo dell’ultima triade (I, II e III; IV, V e VI; VII, VIII e IX).
Ci sembra addirittura superfluo commentare quanto riportato nella tabella. Fermo restando un dato di fondo, ossia che in nove cicli le Università italiane hanno specializzato circa 200.000 insegnanti, dalla consultazione della Tabella è facilmente rilevabile, comparando i dati dal Primo al Settimo Ciclo (Tab. 1), che si è assistito a un incremento dei posti messi a disposizione dagli Atenei italiani in tutti gli ordini e gradi scolastici, con un incremento pari a 19.476 (che sono i posti messi a disposizione per il VII ciclo). Al tempo stesso le Università impegnate nei Corsi sono passate dalle 31 del I Ciclo alle 52 del VII.
Se poi operiamo una comparazione tra il VII e il IX Ciclo (quindi alla sola ultima triade di cicli attivata), si passa dai 25.874 posti del VII ai 32.317 del IX, con un ulteriore incremento complessivo di 6.443 posti messi a disposizione. Nello specifico, tra il VII e il IX si assiste a livello nazionale a una piccola flessione per la scuola dell’Infanzia (- 58 posti) e per la Scuola Primaria (- 167 posti) ma a si assiste altresì a un deciso incremento per la secondaria di I Grado (+ 1.693) e per la secondaria di II grado (+ 4.975).
A questi posti vanno poi aggiunti i numerosissimi sovrannumerari dei cicli precedenti (soprattutto gli idonei non vincitori) che incrementano ulteriormente il numero degli attuali specializzandi.
In sintesi, tra il primo e il nono ciclo abbiamo assistito a un incremento di posti pari a 25.919 unità e un incremento delle Università impegnate pari a 21.
Ora, alla luce di questi dati, mi chiedo per quale ragione il Ministro abbia sentito la necessità di affermare, offrendo la sua asserzione come verità, che le università non sono interessate a specializzare le/gli insegnanti sul sostegno. Una affermazione, ci sia consentito, lesiva per gli Atenei (al limite del diffamatorio, stante il ruolo pubblico che questi rivestono) chiamati in causa (statali e privati non telematici) e lesiva anche nei confronti di noi docenti che da anni dedichiamo senza sosta il nostro tempo professionale a organizzare al meglio, a dirigere e a insegnare in questi corsi, avendo peraltro prodotto una vastissima molte di studi e ricerche che, evidentemente, il ministro Valditara non si è peritato di leggere.
Non sono in grado di rispondere a tale quesito ma, vestendo per un momento i panni di un personaggio della Medea di Seneca, posso almeno chiedermi: Cui prodest?
Ritengo che sia una domanda legittima da porsi e da porre, così come penso che sia altrettanto legittimo – evitando di affermare cose proponendole come verità, senza peraltro offrire dati o argomentazioni a supporto – seguendo il quesito a chi giova? formulare una ipotesi fa da sfondo alla domanda.
Il corso di specializzazione per il sostegno, per come disposto dal DM 30 settembre 2011, può essere svolto solo in modalità in presenza e, quindi, da università cosiddette tradizionali (statali o private ma riconosciute nel sistema formativo nazionale, purché aventi un direttore di settore scientifico disciplinare ex M-Ped-03 ora PAED-02/A) ovvero non telematiche. L’attivazione di un corso nella sola modalità a distanza con l’assegnazione a Indire, che può peraltro consorziarsi con gli atenei, apre di fatto la strada all’ingresso delle università telematiche (che da quel che sappiamo sono già all’opera in tal senso).
In altre parole, si sta dunque preludendo, dopo i corsi abilitanti (30, 60 CFU) ai sensi del DPCM 4 agosto 2023, anche l’accesso delle università telematiche a questo ambito di formazione dei docenti, benché fino ad ora non fosse possibile? E, a seguire: il contestuale discredito delle università statali e pubbliche non telematiche che, a detta del Ministro, non si sono interessate a formare i docenti specializzati, non sarà un modo per dare un definitivo affondo ai già agonizzanti Atenei statali, stritolati dalla decurtazione progressiva e oggi micidiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO)?
A pensar male si fa peccato, anche se, come si suol dire, molto spesso ci si azzecca. Ma noi non vogliamo pensar male e soprattutto dire male, non avendo evidenze ma solo supposizioni.
Chiedo/chiediamo quindi al Ministro Valditara di discutere pubblicamente della questione e non con un/una giornalista impreparato/a sul tema e sulle sue implicazioni ma con gli addetti ai lavori. Sono e siamo qui a sua disposizione per discutere nel merito delle sue affermazioni, soprattutto alla luce dei dati che ho qui riprodotto e messo a disposizione.
Lo chiedo/chiediamo non solo e non tanto per noi (per difendere l’onorabilità nostra e degli Atenei) ma per il rispetto che nutriamo verso le nostre Istituzioni e per la cosa pubblica. Lo chiedo/chiediamo quindi per l’onorabilità di chi ha un ruolo istituzionale in parlamento e nel Governo.
Del resto si avvicinano le festività natalizie e non vorremmo mai che il giorno dell’Epifania il Ministro trovasse del carbone nella sua calza.
*Professore Ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale, Direttore del Corso di Specializzazione per il sostegno didattico, Dipartimento di Scienze della Formazione, Università Roma Tre, Coordinatore del Gruppo di lavoro del Comitato Regionale Università del Lazio per i percorsi di formazione universitaria per l’insegnamento
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