Un disegno di legge pensato più per rispondere alla pance bieche del Paese che per creare sicurezza. Come si capisce leggendo gli articoli 29 e 32 che ostacolano l’operato di chi salva vite in mare e rendono più difficile l’integrazione di chi arriva da Stati extra Ue
«Ddl paura. Così abbiamo ribattezzato il disegno di legge sulla sicurezza pubblica in discussione al Senato. Perché dal ddl viene fuori la rappresentazione di un governo più spaventato che potente. Autoritario sì, ma che teme il manifestante, il migrante, il detenuto, chi è un outsider rispetto al loro schema di pensiero».
A parlare è Rossella Puca, giurista, che fa parte della rete No ddl Sicurezza – A pieno regime, l’insieme di realtà, associazioni, organizzazioni nazionali e locali in aggiornamento continuo, a cui hanno aderito anche Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi e sinistra, che ha indetto per sabato 14 dicembre a Roma. Un disegno di legge così controverso da spaccare anche la maggioranza di governo. Con la Lega, da un lato, che ne chiede l’approvazione immediata, «senza perdite di tempo».
Dall’altro, con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che non esclude una terza lettura alla Camera. Tra le norme che dovrebbero essere modificate, oltre «all’articolo 15 che trasforma l’obbligatorietà della sospensione della pena per le donne in gravidanza o con bambini fino a un anno d’età, in facoltatività, cioè è il giudice che sceglie se sospenderla in base al pericolo reiterazione del reato», spiega Puca, c’è l’articolo 32 del ddl.
Che, nella prima parte, inasprisce le sanzioni per gli operatori che vendono le sim, le schede elettroniche per il telefono, che non osservano gli obblighi di identificazione del cliente, aggiungendo alle sanzioni già previste la chiusura dell’attività da cinque a trenta giorni.
«Mentre nella seconda parte c’è scritto che, se chi vuole comprare la scheda telefonica è cittadino di uno Stato extra Ue, allora il venditore deve acquisire una copia del titolo di soggiorno», chiarisce Puca: «Si tratta di una norma razzista perché, proprio come l’articolo 15, sembra costruita per colpire una determinata categoria di persone, i migranti. Per rendere più complessa l’integrazione, la ricerca del lavoro, la comunicazione con i familiari per chi è già in difficoltà. Oltretutto, anche per prendere l’appuntamento in questura per il permesso di soggiorno serve il telefono, sia per prenotarsi tramite Spid, sia per registrarsi sul sito. È sconcertante che non ci abbiano pensato».
A sostenere che una norma che impedisce ai migranti di utilizzare il telefono favorisca l’isolamento e la disgregazione sociale, c’è anche Davide Giacomino, advocacy officer di Emergency: «È chiaro come il governo punti a criminalizzare non solo le persone in movimento ma anche il lavoro delle ong, in particolare di quelle che svolgono attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, zona in cui c’è un forte disimpegno degli assetti italiani e europei nell’adempiere all’obbligo di prestare assistenza alle persone che si trovano in pericolo in mare».
Come sottolinea Giacomino, il governo italiano «purtroppo continua a guardare al fenomeno migratorio con approccio securitario, invece di puntare alla tutela delle vite. Ostacolando il lavoro di organizzazioni che invece le mettono al primo posto».
L’articolo 29 del disegno d legge, infatti, è conosciuto anche come l’ennesima norma anti ong: «Modifica il codice della navigazione per introdurre una pena di due anni di reclusione per il comandante della nave straniera che non obbedisce all’ordine della Guardia di finanza. E la reclusione da tre a dieci anni per gli atti compiuti contro una nave da guerra (si intendono le navi che appartengono alle forze armate di uno Stato, ndr) impiegata nello svolgimento dei relativi compiti», spiega ancora la giurista Puca, sottolineando come sia evidente che la norma è stata costruita pensando al caso di Carola Rackete, la comandante della Sea-Watch3, le cui accuse per aver violato il divieto di sbarco delle autorità italiane sono state archiviate per aver agito a salvaguardia delle persone a bordo: «Come la maggior parte degli altri articoli da cui è composto il ddl, sembra servire più per acchiappare voti e riempire le pance bieche del Paese che per garantire sicurezza».
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