A poco più di dieci mesi dal voto delle Europee, l’elenco dei possibili candidati per un posto all’Europarlamento è già molto lungo. Ci sono ministri in carica, tra cui Musumeci, e vari sindaci del Pd uscenti. Con qualche ipotesi di ritorno al passato con Fini e Formigoni
Ministri in carica, come Francesco Lollobrigida, presidenti di Regione, su tutti Luca Zaia e Stefano Bonaccini, vecchie glorie alla Gianfranco Fini e Roberto Cota. E un sogno, per la sinistra, che risponde al nome di Pier Luigi Bersani.
A poco più di dieci mesi dal voto delle Europee, l’elenco dei papabili candidati per un posto all’Europarlamento è già molto lungo. Tra i profili spicca appunto quello del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che potrebbe essere sacrificato sull’altare della campagna elettorale di Fratelli d’Italia. Secondo quanto anticipato da Il Foglio, avrebbe confidato la possibilità di correre per un euroseggio il 9 giugno 2024.
Dovrebbe fare da acchiappa voti nella circoscrizione Centro e traslocare in Europa, lasciando vacante la casella governativa. «Elucubrazioni giornalistiche», le etichetta l’entourage del ministro.
Ma se dovessero richiederlo le sorelle Meloni, la premier Giorgia e la moglie Arianna, Lollobrigida non potrebbe esimersi dal trasferimento.
Lo stesso destino è condiviso da un altro collega di governo, Nello Musumeci, ora ministro del Mare e della Protezione civile, e uomo forte della destra in Sicilia. Proprio per questo nella circoscrizione Isole il suo nome sarebbe prezioso. Peraltro non ha deleghe proprio fondamentali a palazzo Chigi.
Pericolo rimpasto
La contemporanea partenza di Lollobrigida e Musumeci verso Bruxelles e Strasburgo farebbe però scattare la rumba del rimpasto.
La valutazione dei rischi spetta alla premier Meloni. Sempre dalle parti di FdI c’è un avvicinamento all’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che sta finendo di scontare la pena di cinque anni e dieci mesi per corruzione. Qualche mese prima del voto alle Europee sarà un cittadino libero.
L’idea di inserirlo nelle liste di Fratelli d’Italia era nata per accreditare il partito di un rinnovato moderatismo. Solo che gli equilibri di Fdi in Lombardia stanno cambiando dopo i guai di Daniela Santanchè, e l’appannamento della stella del presidente del Senato, Ignazio La Russa, legato a doppio filo all’amica ministra del Turismo. La corte è così meno serrata. Ma per Formigoni c’è la fila: Forza Italia è pronto a riprenderselo, Italia viva ambisce a farne un emblema della battaglia garantista, superando vecchie ruggini con il leader Matteo Renzi.
Un ritorno nelle istituzioni è al vaglio per Italo Bocchino, oggi cantore delle gesta meloniane nei vari talk show. Per Fratelli d’Italia c’è poi l’ipotesi più suggestiva: il ritorno di Fini. La voce viene smentita da chi gli è più vicino. Si vedrà. Tra i volti meno mediatici, sono molto alte le possibilità di candidature per Alberico Gambino, commissario provinciale di Fdi a Salerno, e Renato Perrini, consigliere regionale in Puglia, in quota Fitto. A proposito del ministro del Pnrr, per lui l’Europa resta un obiettivo, ma solo da commissario. Potrebbe candidarsi al massimo per fare il portatore di voti: si dimetterebbe un minuto dopo l’eventuale elezione.
Amministratori dem
Nel Pd la situazione è un rompicapo. Da più parti rimbalza l’indiscrezione di una candidatura di Bonaccini, che sarebbe garanzia di voti conquistati nel Nord-Est. Il nodo è la presidenza della Regione: le elezioni anticipate in Emilia-Romagna (la scadenza naturale è nel 2025) porterebbero a una campagna elettorale ad alto rischio.
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, procede invece spedito verso un posto in lista: nel 2024 deve lasciare Palazzo Vecchio dopo due mandati. L’idea di sbarcare in Europa lo stuzzica e del resto la presidenza di Eurocities (organizzazione che raccoglie i sindaci delle città europee con più di 250mila abitanti) gli conferisce un po’ di standing internazionale.
Un altro primo cittadino di peso, il barese Antonio Decaro, sta portando avanti una riflessione: più che andare a Strasburgo vuole restare a Bari, passando dal palazzo del Comune a quello della presidenza della Regione al termine del ciclo del suo mentore politico, Michele Emiliano. Il presidente Anci potrebbe pesarsi alle Europee e vivere l’esperienza in Europa nell’attesa di candidarsi per la guida della sua Puglia.
Sembra tramontata di converso l’opzione-Emiliano: ai suoi fedelissimi ha confidato di non essere interessato al seggio. L’ex governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, sta invece pensando a una candidatura alle Europee. Da poco è stato nominato presidente della fondazione Pd, ma il ruolo di deputato si sta rivelando poco gratificante.
Dopo 16 anni potrebbe rimettere piede nell’Europarlamento, dove è stato all’inizio della sua carriera politica, dal 2004 al 2008. Alla segretaria dem, Elly Schlein, c’è chi vuole proporre una moral suasion su Pier Luigi Bersani per chiedergli di tornare in campo. Il diretto interessato non si farebbe convincere facilmente. «Tutte le cose che dice vanno in direzione opposta», spiega chi conosce bene l’ex leader dem.
A Largo del Nazareno si dovrà ragionare poi sulla corsa dei non eletti alle ultime politiche, da Alessia Morani ad Alessia Rotta, che alle ultime comunali di Verona ha fatto il pieno di preferenze.
Un Doge europeo
Nella Lega il nome più caldo per le Europee è quello del “Doge” Luca Zaia. Il mandato alla presidenza della Regione Veneto scade nel 2025, difficile immaginare un altro giro a Palazzo Balbi. Il suo iper attivismo da campagna elettorale non è passato inosservato. Parla di clima, citando Greta Thunberg, e ospita nella sua regione un caso di suicido assistito.
In Veneto circola con insistenza la voce di una candidatura alle Europee, benedetta dal leader leghista, Matteo Salvini, per due ragioni: se ne libererebbe, spedendolo nell’esilio dorato europeo, e porterebbe un bel gruzzolo di voti al partito.
Certo, le preferenze personali di Zaia sarebbero una prova di forza, ma al ministro delle Infrastrutture interessa raggiungere almeno il 10 per cento. Altro nome in rampa di lancio è quello di Mr. Papeete Massimo Casanova, già eurodeputato e proprietario del noto stabilimento di Milano Marittima, spesso frequentato da Salvini.
In Forza Italia la formazione delle liste è motivo di agitazione: il risultato è incerto, non c’è proprio la bramosia per una candidatura. Gli uomini più vicini al segretario di Fi, Antonio Tajani, vorrebbero spingere la capogruppo al Senato, Licia Ronzulli, a correre alle elezioni in modo da liberare una casella preziosa, ma lei non ci pensa nemmeno.
Diversa la situazione per l’ex presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, passato dalla Lega a Fi, pronto a uscire dall’oblio in cui è piombato dopo la condanna a un anno e sette mesi per l’inchiesta sulla cosiddetta rimborsopoli piemontese. Sempre dall’ex Carroccio può approdare alla corte forzista Angelo Ciocca, attuale eurodeputato leghista, in rotta con la leadership salviniana dopo l’adesione al comitato Nord insieme ai nostalgici dell’era di Umberto Bossi.
Al Sud, invece, Fi deve convincere Aldo Patriciello, uomo forte della sanità privata molisana, che starebbe meditando il passaggio a Fratelli d’Italia.
Centro scatenato
Al centro la mappa è piena di soggetti in cerca di candidati. E di voti. Un nome da segnare è quello del sindaco di Taormina, Cateno De Luca, in arte Scateno. Alle Europee vuole rafforzare il suo progetto politico, Sud chiama Nord. L’idea è il «matrimonio di interessi» con Azione e Italia viva per una lista unica.
L’ex primo cittadino di Messina ha il telefono bollente: in Sicilia ha una solida roccaforte di consensi. La sua precondizione è un posto da capolista nelle circoscrizioni Isole e Sud. Al Nord Letizia Moratti potrebbe riprovarci, serve però un progetto credibile. Carlo Calenda e Matteo Renzi sono quindi alle prese con un bel rebus: la mancanza di profili forti sui territori. Il problema è la scarsa attrattività dei loro partiti, soprattutto se saranno separati.
Un posto per Azione è comunque destinato a Gigi Casciello, ex deputato di Forza Italia vicino a Mara Carfagna. Mentre tra i renziani tenterà la corsa Andrea Marcucci, che ha lasciato il Pd in dissenso dalla linea di Schlein, e l’eurodeputato uscente, Giosi Ferrandino.
In +Europa si può giocare la carta Emma Bonino da poter giocare dopo la mancata elezione a Palazzo Madama e anche Marco Taradash. Ma in un anno l’elenco degli aspiranti europarlamentari è destinato ad allungarsi.
© Riproduzione riservata