Una lunga lista di repliche agli attacchi del fondatore, qualche minaccia e la raccomandazione di guardare avanti. Giuseppe Conte, nel suo commento del giorno successivo alla conclusione definitiva (per ora) dell’assemblea costituente che ha sancito la fine dell’èra di Beppe Grillo, cerca di orientare le energie dei suoi seguaci al futuro. Senza però rinunciare al piacere di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

«Non dobbiamo perdere memoria di quel che è stato, rispetto per la nostra storia ma anche rispetto per la comunità degli iscritti che si è espressa in maniera trasparente e democratica», ha spiegato l’ex premier in una lunga diretta social in cui si è rivolto agli iscritti per dare la nuova linea e chiarire qualche dubbio.

Conte ha ricostruito il fallimento del suo rapporto con il fondatore sfiduciato, anche nella ripetizione del voto, con l’80 per cento dei consensi: l’ultimo incontro, il 14 giugno, gli «attacchi più velenosi» nel nuovo spettacolo di Grillo, le pec legali spedite ai vertici del Movimento che hanno messo Conte di fronte alla scelta tra «accettare la logica del caminetto, dove si decide il futuro del M5s ai vertici, oppure lasciare che la comunità M5s si riossigenasse». E restituisce pan per focaccia: «Sarebbe stato bello avere un Grillo partecipe, ma purtroppo si è messo ai margini. Purtroppo ricordo momenti difficili in cui anziché averlo al nostro fianco scambiava telefonate con Draghi».

L’obiettivo di Conte è anche mantenere unita la comunità, che domenica ha dato una buona prova di compattezza partecipando al voto con una certa convinzione (il 65 per cento degli aventi diritto contro il 61 della prima convocazione) ma che in parte – il 28 per cento dell’elettorato secondo il sondaggista Antonio Noto – subirebbe ancora il fascino di un eventuale partito grillino.

«Si parla tanto di scissione, ma per fare cosa, per realizzare una autocrazia? O per un progetto alternativo ma che va a realizzare gli stessi progetti che stiamo realizzando noi?», ha chiesto polemicamente il presidente del M5s. Per poi allontanare i fantasmi della ritorsione, che nella storia del Movimento è stata un elemento ricorrente: «Questa è la casa di tutti, anche di chi non ha partecipato al processo costituente, di chi ha avuto perplessità, dubbi. Per noi è importante l’atteggiamento costruttivo, se ci si dispone al dialogo e non agli insulti. Abbiamo bisogno del contributo di tutti, tutti si devono sentire a casa. Non è più l’epoca della cacciate, delle espulsioni con un p.s., delle decisioni padronali per cui c’era una sfilza di espulsioni a tappeto».

Per dimostrare ulteriormente di essere interessato solo al bene del Movimento, Conte ha replicato alle polemiche che hanno accompagnato la costituente: dalla cancellazione del vincolo dei due mandati – «L’avevate già rivisto prima che arrivassi introducendo il mandato zero, ricordate?» – alla debolezza dei gruppi territoriali, passando per la rivendicazione della trasparenza della procedura, anche quando è arrivato il momento di cancellare gli utenti inattivi, «come da statuto».

La polemica con il Pd

Ma Conte ha voluto essere anche netto contro chi proverà a metterlo in difficoltà in tribunale, come tanti sospettano abbia in mente Grillo. «Chi si azzarderà a intralciare la nostra azione politica troverà una barriera solida, anche legale. Pagherà gli avvocati, anche i nostri, la lite temeraria e il risarcimento dei danni», ha minacciato l’avvocato, promettendo però che resterà lontano dal merito delle questioni, nonostante le sue competenze giuridiche.

Quindi la provocazione in direzione Pd: «Porteremo avanti l’etica pubblica, contrastando questo sistema dei signori delle tessere e contrastando la degenerazione partitica, quella di cui parlava Berlinguer». Un tentativo di scalata ostile all’eredità di uno dei numi tutelari del Pd? Nel dubbio, giusto ieri sera la segretaria dem, Elly Schlein, ha partecipato alla proiezione di La grande ambizione – il film di Andrea Segre sull’epoca del compromesso storico – al cinema Adriano.

Il resto dell’intervento è stato dedicato al futuro. In particolare agli interventi con cui Conte spera di collocare il M5s lontano dal Pd. Innanzitutto, allontanando – almeno a parole – il M5s dal giustizialismo, poi gettando subito il guanto di sfida in direzione di Schlein. «Domani (oggi, ndr) sarò a Bruxelles e con tutti gli europarlamentari Cinque stelle lanceremo una battaglia. Un appello per dire no al piano di riarmo in Ue che prevede l’acquisto di nuove armi, e affinché quei soldi vengano usati per salvare le filiere produttive». «Su questo», ha aggiunto, «vedremo chi è progressista e chi non lo è. Chi lo è a chiacchiere e chi lo è nei fatti», un po’ la prosecuzione ideale del durissimo attacco di Conte al Pd quando ha votato «con Meloni» a favore dell’elezione di Raffaele Fitto come vicepresidente della Commissione europea. La palla ora passa a Schlein da un lato e a Grillo dall’altro. La comunità M5s resta in attesa della prossima mossa del fondatore che, intanto, si è autodefinito protagonista del Truman Show a Cinque stelle: «Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte».

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