Il presidente della conferenza delle Regioni ha consegnato un documento alla ministra per gli Affari regionali Gelmini e della Salute Speranza con tutte le richieste e un allarme per il reperimento dei vaccini: «Le regioni sono a disposizione nelle forme e nei modi utili e possibili, a partire dal coinvolgimento diretto di aziende e filiere nazionali». Gelmini: «Domani poterò il documento in Cdm»
- Il presidente della conferenza delle Regioni, Bonaccini, ha consegnato un documento a ministri Gelmini e Speranza con tutte le richieste e un allarme sui vaccini: «Le regioni sono a disposizione nelle forme e nei modi utili e possibili, a partire dal coinvolgimento diretto di aziende e filiere nazionali».
- Per quanto riguarda le chiusure, per le regioni si possono prevedere misure più stringenti per specifici contesti territoriali «laddove i parametri rilevino significativi scostamenti», sul fronte indennizzi, l’estensione della cabina di regia ai ministeri dello Sviluppo, degli Affari regionali e dell’Economia.
- Per le scuole si chiede «un’apposita numerazione di rischio». Le regioni premono inoltre per la ripresa delle attività sociali e culturali. La ministra Gelmini ha assicurato che porterà il documento nel Cdm di domani.
Nuovi parametri per le chiusure di scuole e negozi e un allarme sui vaccini. Sono questi i punti portati avanti dalle regioni in vista del nuovo Dpcm e del decreto legge per contrasto alla pandemia. Il presidente della conferenza Stefano Bonaccini nel corso del vertice stato-regioni di questo pomeriggio ha inviato un documento di tre pagine alla ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini e al ministro della Salute Roberto Speranza: «La priorità adesso – ha detto Bonaccini - è la campagna vaccinale. Sta andando a rilento. E questo non per disguidi organizzativi, o indisponibilità della popolazione. Il problema è nell'approvvigionamento». Per questo le regioni hanno chiesto «di intraprendere ogni sforzo per reperire più dosi». Le regioni «sono a disposizione nelle forme e nei modi utili e possibili, a partire dal coinvolgimento diretto di aziende e filiere nazionali». È poi necessaria «anche una verifica sul personale che occorrerà coinvolgere». Di oggi la notizia che potranno essere coinvolti a pieno titolo anche i medici di base.
Le zone
Le regioni hanno anche affrontato tutte le questioni che riguardano la revisione dell’attuale sistema di regole che definisce l’entrata e l’uscita dalle diverse zone: «È necessaria una revisione ed una semplificazione con la contestuale revisione dei criteri e dei parametri di classificazione. Serve un respiro più lungo e un’analisi approfondita dei luoghi e delle attività, anche in base ai dati di rischio già accertati».
Non solo. «Occorre che le misure siano conosciute con congruo anticipo e tempestività dai cittadini e dalle imprese». Tutte le Regioni hanno poi richiesto, ha concluso Bonaccini «che per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori si attivino anche contestualmente gli indennizzi per le categorie coinvolte. Sia che si tratti di provvedimenti restrittivi regionali, sia che si tratti di provvedimenti nazionali». Sembra così decadere l’ipotesi “zona arancione” nazionale. Per le compensazioni spunta inoltre la richiesta di aggiungere ministeri alla cabina di regia per la gestione della pandemia, ovvero il ministero dell’Economia e dello Sviluppo.
Nello specifico le regioni chiedono la revisione del sistema delle zone, nel senso della semplificazione, «che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture, in senso anche più stringente laddove necessario». La sicurezza deve corrispondere a una ripresa delle attività finora più penalizzate, ovvero quelle culturali: «Occorre in questa fase un cambio di passo che consenta di coniugare le misure di sicurezza sanitaria con la ripresa economica e delle attività culturali e sociali». Per i presidenti bisogna rivedere l’Rt: «È evidente che se la campagna vaccinale accelera, l’Rt perde progressivamente di rilevanza».
Potrebbe vole dire anche superare la classificazione delle zone: «Per le regioni si possono prevedere misure più stringenti per specifici contesti territoriali laddove i parametri rilevino significativi scostamenti, sulla base dei risultati di un’analisi oggettiva condotta dal Cts e dall’Iss». Le limitazioni generali e quelle specifiche dovrebbero in ogni caso tener conto dell'analisi dell’esperienza sin qui condotta «al fine di poter meglio soppesare quali attività sia necessario chiudere o limitare e quali invece possano essere riaperte, valutando in questo caso, ove necessario, anche protocolli aggiornati». Tale soluzione risulta essenziale ed opportuna in quanto alcune attività risultano totalmente chiuse da diversi mesi e il prolungarsi di tale situazione risulterebbe esiziale per le stesse. In ogni caso, è necessario che i nuovi e più snelli meccanismi vedano una definizione più chiara da parte di Cts e dell’Iss.
Per gli indennizzi di quello che andrà chiuso «si rende opportuno l’ampliamento della cabina di regia ai Ministri dello Sviluppo economico, dell’Economia e degli Affari regionali al fine di dosare gli impatti delle decisioni sui cittadini e le imprese. «In questo contesto appare assolutamente necessario procedere ad un chiarimento sulle competenze statali e regionali al fine di allinearne la tempistica e la relativa efficacia».
Scuola
Nel quadro della situazione epidemiologica generale e territoriale, sarebbe necessario qualificare l’attività scolastica ed universitaria (al pari delle altre attività) con «un’apposita numerazione di rischio» anche tenendo conto dei dati oggettivi del contagio nelle istituzioni scolastiche e nel contesto territoriale di riferimento. Occorre, in ogni caso, «implementare le forme di congedo parentale, nonché prevedere ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori». Ogni regione deve essere messa nelle condizioni di poter garantire la vaccinazione ai propri insegnanti residenti ed assistiti, indipendentemente dalla regione in cui prestano servizio.
Lunedì mattina è convocato il consiglio dei ministri dove sarà varato il decreto legge sulla proroga del blocco degli spostamenti, le date in ballo sarebbero un mese, quindi fino al 25 marzo, o direttamente fino al 31. Quello su cui cominciano a spingere le regioni però è il Dpcm, si aspettano infatti che il presidente del consiglio Mario Draghi si muova giorni prima rispetto al 5 marzo, data di scadenza del Dpcm. La ministra Gelmini a quanto si apprende ha invitato le regioni a non litigare come accaduto in questi giorni: «Non servono divisioni, servono soluzioni», avrebbe detto. E ha assicurato: «Domani al consiglio dei ministri porterò il documento».
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