Il candidato sul quale convergere ha un nome: Ezio Simonelli. Commercialista d’esperienza, con clienti vip: da Daniela Santanchè a Flavio Briatore fino a Silvio Berlusconi. E con un gran numero di incarichi in collegi sindacali di aziende private e statali.

È lui il favorito come prossimo presidente della tanto ambita Lega Serie A, l’organismo che raggruppa le società calcistiche della massima serie, chiamata a votare – salvo slittamento – lunedì 9 dicembre il sostituto di Lorenzo Casini.

Il caso Sisal

Il curriculum di Simonelli, pur solido, secondo alcuni nel mondo del pallone, alimenta dubbi sulle ragioni di opportunità della nomina. A causa di un potenziale conflitto di interessi di cui nessuno ha ancora fatto menzione pubblicamente.

Tra il 2022 e il 2024, Simonelli ha infatti inanellato tre nomine in altrettante società del gruppo Sisal, il colosso delle scommesse sportive e concessionaria di stato per il SuperEnalotto. Il commercialista è presidente del collegio sindacale di Sisal Italia Spa, nominato nell’aprile di due anni fa; stesso ruolo ricoperto in Sisal Gaming Srl a partire dal 2023 e in Sisal Spa dallo scorso aprile.

L’incarico più scivoloso, per l’eventuale nomina a presidente della Lega Serie A, è quello in Sisal Italia Spa: è una delle controllate della holding principale che si occupa anche delle scommesse sportive, cioè anche quelle del calcio e della Serie A.

Il motivo della possibile inopportunità è relativo alla partita sul contributo che i presidenti delle società della massima serie chiedono da tempo ai colossi delle scommesse, tra cui appunto la Sisal.

Sul tavolo della trattativa ci sono infatti due opzioni che i presidenti dei club vogliono mettere in agenda fin dall’inizio del prossimo anno, quando saranno eletti i vertici della Federcalcio e ci sarà la nuova governance della Lega di Serie A.

Prima di tutto le società puntano a rimuovere il divieto di sponsorizzazione delle agenzie di scommesse, introdotto dal decreto Dignità del primo governo Conte. Allo stesso tempo l’obiettivo è di ottenere una percentuale dalle puntate sul calcio. La logica della richiesta è così sintetizzabile «Voi vi arricchite con le scommesse sul calcio, quindi ci tocca qualcosa».

E, dato che questa è una battaglia campale per le società che saranno rappresentate dal prossimo presidente della Lega, c’è chi si chiede come si comporterà Simonelli una volta eletto. In pratica: nei tavoli istituzionali, Simonelli farà valere le istanze delle società calcistiche in maniera determinata? In quale parte di campo giocherà, per il sistema pallone o per le società di scommesse da cui proviene?

La tela di Galliani

Il diretto interessato, contattato da Domani, non ha voluto commentare direttamente: la votazione si terrà nei prossimi giorni. Nel suo staff c’è però la convinzione che non esista un conflitto di interessi perché dal punto di vista giuridico il presidente del collegio dei revisori ha una posizione terza rispetto alla società per cui opera. Tuttavia, secondo quanto circola nei ragionamenti del suo inner circle, se qualcuno dovesse sollevare ufficialmente la questione, ci sono due settimane per eliminare le eventuali causa di incompatibilità.

Tra qualche incertezza e l’altra, di sicuro Simonelli conosce bene il calcio. Nella sua carriera è stato commercialista di Silvio Berlusconi, che con il suo Milan ha costruito la propria immagine vincente. Non a caso il nome ai presidenti della Serie A è stato fatto dall’amico di sempre dell’ex premier, Adriano Galliani, oggi senatore di Forza Italia e amministratore delegato del Monza.

D’intesa con il presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi, intorno alla candidatura di Simonelli si è costruita una maggioranza variegata, che ha messo insieme le proprietà italiane, tipo quella del Monza e del Torino, e i club con proprietari stranieri, dall’Inter alla Roma.

Il lavoro di tessitura di Galliani ha portato alla convergenza di 15 club sul nome di Simonelli, garantendogli la soglia dei 14 voti necessari per passare al primo turno. Tra i pochi contrari, solo il presidente della Lazio, Claudio Lotito, in rotta su questo punto con il collega senatore Galliani, e il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis.

Sullo sfondo resta il presidente uscente della Lega di Serie A Casini, l’ex capo di gabinetto di Dario Franceschini al ministero della Cultura. L’obiettivo del nuovo governo è di piazzare una figura più affine alla destra, sfruttando anche la guerra dei grandi club scatenata contro Casini.

Eppure il presidente della Lega di A ha portato a casa una vittoria importante nel decreto Sport, approvato dal parlamento nella scorsa estate. L’emendamento presentato da Forza Italia ha dato maggiore peso alle leghe più importanti all’interno delle federazioni.

Ma è stata una vittoria dimezzata: la Figc ha ottenuto una mediazione sul contenuto del testo, che alla fine è stato molto annacquato con il generico riconoscimento del «diritto a un’equa rappresentanza negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali», tenendo «conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo». Qualcosa c’è, ma non troppo.

Perciò meglio cambiare. Anche a costo di rischiare un nome dal potenziale conflitto di interessi.

© Riproduzione riservata