Il leader della Lega aveva promesso uno stanziamento in manovra per il fondo morosità incolpevole. Ma nel testo non c’è traccia dell’intervento. Mentre l’obiettivo di mettere a disposizione nuovi alloggi esiste solo nelle parole
La casa, prima di tutto. Negli slogan dei partiti di centrodestra è un cult delle campagne elettorali. Solo che, dopo un anno di governo, i fatti raccontano di un governo Meloni immobile sull’emergenza abitativa. Agli atti restano l’aumento delle tasse sugli immobili dell’ultima legge di Bilancio e lo stop al sussidio per evitare gli sfratti.
Un dramma per chi rischia di non avere più un alloggio, ma anche una preoccupazione per i proprietari costretti ad avviare complicate, e umanamente dolorose, procedure di sfratto. L’esecutivo, di fronte a tutto questo, fa spallucce fin dall’insediamento.
Promessa non mantenuta
Il fondo per la morosità incolpevole resterà infatti una scatola vuota anche per il 2024, a meno di ravvedimenti, che però non si scorgono all’orizzonte. Dopo l’azzeramento deciso nella manovra dello scorso anno, la scelta è stata confermata. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, colleziona un’altra promessa non mantenuta: «Sarà una delle voci che chiederemo di finanziare in legge di bilancio nel prossimo autunno», aveva detto alla Camera il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, rispondendo a un’interrogazione presentata dal deputato del Pd, Luca Pastorino.
I soldi non ci sono, o comunque non stati adeguatamente cercati. Salvini aveva lasciato intendere di poter attingere dalla tassa sugli extraprofitti delle banche. Solo che questo bacino si è prosciugato rapidamente, dopo che la norma è stata modificata permettendo agli istituti di rafforzare il patrimonio invece di pagare l’imposta.
Dal ministero di Salvini comunque garantiscono che si stanno valutando le opzioni possibili. Ma non ci sono ancora ipotesi concrete. «Al momento il fondo per la morosità incolpevole resta azzerato», conferma Pastorino che segue il dossier. Lo svuotamento è significativo: erano stati assegnati, l’ultima volta, 50 milioni di euro a cui andavano aggiunti i 330 milioni del contributo affitti (che ha una platea di beneficiari più ampia) stanziati dal governo da Mario Draghi.
Un intervento che, stando alle stime, avrebbe aiutato almeno 200mila famiglie. Lo strumento è stato introdotto nel 2013 per chi perde la gran parte del reddito. Si tratta di persone licenziate, che hanno subito una drastica riduzione dell’orario di lavoro o che hanno avuto improvvisi problemi di salute.
Il Pd ha già presentato al Senato degli emendamenti al decreto Anticipi, il collegato alla manovra economica, per rifinanziare sia il fondo per il contributo affitti che quello per la morosità incolpevole. La spesa totale ammonterebbe a 350 milioni di euro. La copertura finanziaria è stata individuata dagli extraprofitti per la benzina. La maggioranza ha fatto sapere che non metterà ai voti le proposte che richiedono un esborso: è tutto blindato.
Non si toccano gli extraprofitti di alcun tipo, né bancari né tantomeno relative al carburante. La Lega è rimasta silente sul punto. «Questo governo ha l’allergia di fronte alle misure che aiutano le persone più bisognose», evidenzia Daniele Manca, senatore del Pd, che ha sottoscritto gli emendamenti a Palazzo Madama. «Sembra quasi che li spingano verso la povertà», aggiunge il parlamentare dem. Salvini, insomma, è venuto meno all’impegno assunto nella solenne cornice dell’aula di Montecitorio.
Certo, il ministro ha avuto un approccio ondivago sul punto: aveva inizialmente manifestato scetticismo di fronte a questo strumento. A marzo, sempre rispondendo a un’interrogazione a Montecitorio, aveva spiegato di voler mettere in cantiere un intervento più organico. Da qui il lancio di un piano casa definito «visionario», che però non è stato visionato da alcuno.
L’intenzione sarebbe quella di investire sugli alloggi popolari, mettendone a disposizione 15mila al posto dei 10mila chiesti dall’Europa. Appena qualche settimana fa Salvini ha rilanciato: «Penso a un piano casa anche per tutta quella borghesia che non è né bianca né nera, non è abbastanza indigente ma non è sufficientemente benestante».
Piano invisibile
Il nodo resta lo stesso: la struttura del piano annunciato ormai 8 mesi fa. Il progetto potrebbe essere nient’altro che il potenziamento del Pinqua, il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare, già avviato con il governo Draghi, beneficiario di risorse del Pnrr. Entro Natale, Salvini dovrebbe avere un incontro con sindacati, imprese, enti locali.
«Attendiamo la convocazione. Finora abbiamo ascoltato tanti proclami, ma di concreto non abbiamo visto nulla, nemmeno sulla riqualificazione delle 70mila case popolari oggi inutilizzate», dice a Domani la segretaria dell’Unione Inquilini, Silvia Paoluzzi.
In attesa del piano casa, una certezza è l’aumento della tassazione sugli immobili, evidenziato anche dall’Ance, durante le audizioni in parlamento sulla legge di Bilancio. «Tra le misure che producono maggiore gettito figura l’innalzamento dall’8 all’11 per cento delle ritenute sui bonifici dei cittadini alle imprese per i lavori sulle proprie abitazioni, oltre l’aumento della cedolare sugli affitti brevi e l’aumento del prelievo sugli immobili esteri», ha messo nero su bianco l’Ance.
«A queste poi», sottolinea l’associazione, «si aggiunge la tassazione sulle plusvalenze connesse alla vendita di immobili oggetto di interventi agevolati con il Superbonus». Uno schiaffo al governo della casa.
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