- Sansonetti dirigerà la nuova Unità, il senatore fiorentino dal 3 maggio prenderà il suo posto al giornale che fu di Emanuele Macaluso. Ma è un incarico a tempo: durerà un anno.
- L’editore di entrambi è Alfredo Romeo, che annuncia la nascita di un polo: «Voglio dare a tutte le correnti ideali della sinistra e del centrosinistra la possibilità di esprimersi».
- Renzi: «L’idea è stata di Cuperlo. Sarò un foglio garantista, una voce dei riformisti, quindi anche del Terzo Polo. Penso che tante persone, da Forza Italia al Pd abbiano tutto l’interesse a farsi sentire». Non lascia la politica: «Anzi raddoppio».
Piero Sansonetti fa battute: «Renzi mi ha fatto fuori, del resto l’altro giorno l’ho incontrato e mi ha detto “stai sereno”». Dà del «geniale» al senatore fiorentino, che ha lì accanto, e al suo editore Alfredo Romeo.
Il senatore gongola, dice che l’idea geniale in realtà è stata di Gianni Cuperlo. È andata così: Cuperlo ha fatto una battuta a Sansonetti direttore in uscita dal Riformista («perché non fai dirigere il Riformista a Matteo?») che va ad aprire (riaprire dice lui) e dirigere l’Unità dal 3 maggio prossimo; Sansonetti, divertito, ha riferito la battuta all’editore, e l’editore l’ha presa alla lettera.
Sarà Renzi il nuovo direttore del giornale di Emanuele Macaluso. Solo che quello di Cuperlo era uno scherzo, nessuno di sennato l’avrebbe preso sul serio.
La battuta di Cuperlo
Invece lo scherzo è diventato una cosa seria, anche se effettivamente fa ridere. Alla sala stampa estera, luogo scelto per l’annuncio, l’atmosfera è quella della recita in famiglia, per dirla con le parole di un grande giornalista.
Massimo Micucci, esperto di Open Gate Italia che si occupa della comunicazione del gruppo Romeo, dà la parola ai giornalisti. Così Renzi può pavoneggiarsi con il suo ultimo colpo di teatro: anticipa i cronisti sui suoi rapporti con l’editore (di cui agli atti dell’inchiesta Consip), «Romeo è un galantuomo».
Si complimenta con sé stesso per aver tenuto la notizia nascosta. In realtà c’è qualcosa di improvviso, e forse anche di improvvisato in tutta l’operazione. Renzi dice di non conoscere ancora il suo stipendio, o meglio «non ho ancora firmato il contratto».
È andato in mattinata al Riformista insieme all’editore per salutare la redazione, poi ha avvisato Giorgia Meloni e Carlo Calenda. I redattori passeranno in blocco all’Unità quindi la nuova redazione ancora non c’è, non si sa neanche chi sarà il direttore responsabile, visto che Renzi è senatore e non può farlo.
Ma ha in testa le idee chiare sulla linea editoriale: tanti retroscena politici per un giornale che non sarà espressione «né del sovranismo né della linea che ha vinto il congresso del Pd con Elly Schlein, e nemmeno quella del M5s di Giuseppe Conte», un foglio «garantista» che «sarà una voce dei riformisti, quindi anche del Terzo polo. Penso che tante persone, da Forza Italia al Pd abbiano tutto l’interesse a farsi sentire sul Riformista».
La sinistra secondo Romeo
A pensarci bene è esattamente l’elettorato che Renzi cercava per la sua Italia viva, senza trovarlo. Ora prova a vedere se almeno c’è un «lettorato» di quel tipo. Ma non abbandona la politica, assicura: «non lascio ma raddoppio. Continuo a fare il parlamentare dell'opposizione e ci metto sopra un carico da Novanta, un’esperienza affascinante di provare a fare un’operazione che serve al paese».
Finito lo show c’è il brindisi: solo un accenno per Renzi che va via, scortato dal senatore Enrico Costa, Francesco Bonifazi e Donatella Paita. Sansonetti resta e spiega: «Il centrosinistra non ha giornali, al momento ci sono equilibri editoriali spostati a destra. Ora le cose cambiano, con due giornali importanti, come l’Unità e il Riformista. Faremo due giornali molto diversi, i nostri giornalisti litigheranno in tv, l’unico tratto comune è che saremo due giornali garantisti».
Sarà una bella gara: nel suo giornale di oggi campeggia la foto dei pm di Mani pulite, il titolo è: «Nel ‘92 fu colpo di stato. Le clamorose rivelazioni del pm Colombo». I grillini comunque già si imbizzarriscono: «Che credibilità può avere un giornale diretto da un leader di partito?». Dimenticano Veltroni, D’Alema, Mattarella, Spadolini, Diliberto, per dirne solo alcuni.
Fnsi: una speculazione editoriale
Sarà, si vedrà. Si fa fatica a prendere sul serio tutto l’ambaradàm. Sembra tanto uno spiritoso lancio pubblicitario inventato dall’editore Romeo per la nuova Unità, scelta clamorosa che ha lasciato molta amarezza fra i vecchi redattori delle edizioni gloriose: la Federazione della stampa infatti parla di «una mera speculazione editoriale» e ricorda i 17 giornalisti e 4 poligrafici licenziati dopo il fallimento.
Quanto all’altro giornale, invece, c’è un’ipotesi fantasiosa ma suggestiva: se il Terzo polo si trasformasse nel Partito riformista, potrebbe avere già il suo organo ufficiale, rivolto ai liberali democratici ma anche ai forzisti in fuga da Arcore. Nel giorno in cui Berlusconi è ricoverato in terapia intensiva al San Raffaele di Milano, è un’ipotesi di cui non è elegante parlare.
Il polo editoriale
In ogni caso l’operazione del nuovo polo editoriale c’è, almeno nelle intenzioni dell’editore, che ha rilevato la testata dell’Unità messa in liquidazione dai Pessina: «Voglio dare a tutte le correnti ideali della sinistra e del centrosinistra la possibilità di esprimersi». Con Sansonetti «finalmente la sinistra storica e tradizionale tornerà ad avere un suo giornale».
A Renzi invece ha chiesto di dirigere l’altra testata per farla tornare «alla sua vocazione originale liberal-democratica, garantista e pluralista, rappresentando tutte le idee costruttive che vanno dalla sinistra più moderata di ispirazione socialista e democratica, alle tradizioni popolari e quelle liberali». Lo sventurato ha risposto sì. O, per dirla con l’editore, «generosamente ha accettato».
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