Vinicio Peluffo spiega che l’ex vicepresidente, nonostante le motivazioni del suo addio, non è una candidata accettabile per i dem. L’entusiasmo del Terzo polo per l’ex sindaca di Milano può creare difficoltà alla ricerca di un candidato comune del centrosinistra, che il Pd sta ancora cercando
Letizia Moratti ha fatto un percorso «all’interno di questa giunta e all’interno del centrodestra», quindi difficilmente può essere «lei il candidato delle forze politiche all’opposizione di questa giunta». Parola di Vinicio Peluffo, segretario del Pd lombardo e deputato dem. Insomma, la strada per una candidatura comune al Terzo polo, che mercoledì dopo le dimissioni della vicepresidente elogiava il suo «coraggio», sembra difficile se Carlo Calenda e i suoi alleati vorranno puntare su Moratti. Il Pd spera ancora in una candidatura del centrosinistra che possa essere condivisa da tutte le forze dell’opposizione, ora alleate, con cui «abbiamo condotto battaglie».
Come vedete le dimissioni di Moratti? Erano prevedibili come dice il sindaco di Milano Beppe Sala?
Beh è finita la telenovela che ha tenuto banco per diversi mesi, alla fine era evidente che non era soltanto una questione personale tra Letizia Moratti e Attilio Fontana, ma c’era una profonda divergenza politica che è esplosa. Anche per questo credo che il dato delle dimissioni di Letizia Moratti significano che il centrodestra così come lo abbiamo conosciuto in Regione Lombardia in questi anni non c’è più.
Questa nuova situazione apre delle strade nuove. Per voi Moratti può essere una candidata sostenibile?
Le dimissioni di Moratti con le motivazioni che ha utilizzato, ossia che questa giunta non è in grado di rispondere alle esigenze dei lombardi, conferma quello che noi abbiamo detto da tempo. Noi siamo impegnati da mesi in un percorso diverso, noi stiamo lavorando insieme a tutte le altre forze politiche all’opposizione per costruire un’alternativa radicale a quella che è stata la giunta Fontana in questi anni.
Difficile vedere Moratti come un’alternativa.
Il percorso di Moratti è stato all’interno di questa giunta e all’interno del centrodestra, per cui non credo possa essere lei il candidato delle forze politiche all’opposizione di questa giunta.
Potrebbe essere però una situazione in cui, “turandosi il naso” e votando tutti insieme Moratti, si metterebbe in difficoltà anche il governo nazionale.
Le ripercussioni all’interno del centrodestra credo che saranno significative. Il nostro obiettivo è guardare alla Lombardia e alla specificità lombarda dove c’è stata una giunta, quella di Fontana, che non è stata in grado di gestire la prima fase della pandemia, che non è riuscita a ricostruire un sistema di medicina territoriale, che non ha fatto investimenti sui trasporti, che non è soprattutto in grado di dare risposte per il futuro di una regione importante come la Lombardia. Né dal punto di vista della crescita economica né per le risposte alle disuguaglianze che sono cresciute in questi anni anni.
Qual è la strada allora?
La specificità lombarda è anche data dal fatto che qui le opposizioni in consiglio regionale hanno lavorato assieme in questi anni e abbiamo condotto insieme battaglie della società lombarda. Per questo il nostro appello va a tutte le forze per costruire insieme questa alternativa. E credo che una vittoria del centrosinistra in Lombardia sarebbe il modo migliore per dare un segnale significativo anche per quel che riguarda il governo nazionale.
Dopo le dimissioni il Terzo polo ha subito testimoniato, per bocca di Calenda e Gelmini, vicinanza e sostegno. Lei parla di una candidatura comune, ma se i vostri attuali alleati già guardano a una possibile candidatura Moratti non è un problema?
Io credo che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei propri elettori. Noi siamo convinti che ci sia in Lombardia un’aspettativa molto profonda rispetto a un’alternativa netta. C’è voglia di cambiare pagina, è quello che abbiamo chiesto in questi anni, ed è quello su cui lavoriamo. Sono convinto che su questo alla fine riusciremo a trovare un’ampia convergenza delle forze politiche all’opposizione.
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