Se condannato, il leader di un complotto di ribellione può affrontare la pena di morte o l'ergastolo. Il ministro della Difesa di Yoon, il capo della polizia e il capo dell'agenzia di polizia metropolitana di Seul sono stati arrestati per il loro ruolo nel caso di legge marziale
A due settimane dal tentativo del presidente Yoon Suk-yeol di imporre la legge marziale, l’Assemblea Nazionale della Corea del Sud ha approvato la mozione di impeachment.
Con 204 voti a favore, 85 contrari, tre astenuti e otto nulli il presidente Yoon dovrà immediatamente trasferire i poteri al primo ministro Han Duck-soo. È la terza volta nella storia democratica della Corea del Sud che viene approvato l’impeachment nei confronti di un presidente. L’ultima a essere messa sotto stato di accusa era stata Park Geun-hye, prima presidente donna e figlia del dittatore Park Chung-hee, che nel 2017 era stata rimossa dal suo incarico con la stessa procedura. Prima di lei, nel 2004, Roh Moo-hyun.
Il discorso
In un discorso televisivo, subito dopo l’approvazione della mozione, Yoon non ha mostrato né rammarico né ha citato la legge marziale da lui proclamata e ritirata dopo sei ore grazie all’intervento delle opposizioni e della società civile.
Piuttosto, ha rivendicato quelli che lui considera i successi raggiunti sotto la sua presidenza lamentando che adesso tutti i suoi sforzi per migliorare il paese sono stati bloccati: «Sebbene ora dovrò farmi da parte per un po’, il viaggio che ho percorso in questi due anni e mezzo insieme a voi si dovrà interrompere. Non mi arrenderò», ha detto Yoon ribadendo quanto aveva già dichiarato in un discorso inaspettato, pronunciato in settimana, nel quale aveva difeso la sua decisione di proclamare la legge marziale.
Le dimostrazioni
Per tutta la durata del voto, sul piazzale antistante il parlamento e sulle strade circostanti, centinaia di migliaia di persone si sono raccolte per seguire insieme lo scrutinio del voto e cantando all’unisono canzoni k-pop e cori di Natale. Anche note star del mondo del k-pop si sono schierate contro Yoon, nonostante abbiano quasi sempre nel contratto una clausola che impedisce loro di prendere pubblicamente posizioni politiche.
Yuri delle Girl’s Generation, ad esempio, ha annunciato di aver fatto una grossa donazione per assicurare cibo e bevande calde per tutta la giornata della manifestazione: «Mangiate kimbap e riempitevi lo stomaco domani. Siate sani e al sicuro e cantate bene Into the new world», ha scritto in un post la cantante citando una della canzoni più famose del gruppo.
Un ufficiale della polizia di Seul ha fatto sapere all’agenzia AFP che i manifestanti scesi in piazza per chiedere l’impeachment di Yoon sono stati almeno duecentomila. Durante la giornata hanno sfilato anche tradizionali processioni funebri, come rappresentazione simbolica del funerale politico di Yoon Suk-yeol.
Lee Jae-myung, leader del Partito Democratico e principale esponente delle opposizioni, si è rivolto alla folla in giubilo, rimasta fino a tarda sera a festeggiare nonostante le basse temperature. «Siete voi ad avere reso possibile tutto questo. Siete voi che state scrivendo la storia», ha detto.
Cosa succede ora
La Corea del Sud, scrive il quotidiano Chosun, entra adesso in una lunga fase di incertezza. La Corte costituzionale avrà fino a 180 giorni, quindi entro l’inizio di giugno del prossimo anno, per decidere se convalidare o meno la mozione di impeachment.
Servirebbero almeno sei voti a favore su nove membri totali. Il problema è che in questo momento tre posti sono vacanti e, affinché un voto della Corte sia ritenuto valido, è richiesta la presenza di sette giudici. C’è il timore, quindi, che le nomine richiederanno molto più tempo del previsto rallentando anche la procedura di impeachment.
Una volta arrivata la delibera della Corte, Yoon verrebbe ufficialmente rimosso dalla sua carica e, nell’arco di sessanta giorni, la Corea del Sud tornerebbe al voto.
Nel frattempo, proseguono anche le indagini della polizia giudiziaria e degli organismi di controllo per l’anticorruzione che potrebbero portare all’accusa di “insurrezione” nei confronti di Yoon e di altri suoi stretti consiglieri tra cui l’ex ministro della Difesa, Kim Yong-hyun, che negli scorsi giorni ha tentato di togliersi la vita nell’istituto penitenziario in cui è detenuto.
Il procuratore capo dell’Ufficio investigativo ha fatto sapere in settimana che non avrebbe alcuna esitazione ad arrestare Yoon nel caso in cui i pubblici ministeri trovassero prove sufficienti per accusarlo di essere il leader dell’insurrezione. In Corea del Sud, questo capo di accusa prevede la pena di morte come pena massima. Per tutta la durata delle indagini, Yoon non potrà lasciare il paese.
Nei dieci giorni e poco più in cui la politica sudcoreana è stata stravolta, appare profetica la nomina a premio Nobel per la letteratura a Han Kang. La scrittrice sudcoreana, originaria di Gwangju, ha dedicato una delle sue opere più celebri (Atti umani) proprio a uno degli episodi più bui e drammatici della storia della Corea del Sud, quando nel 1980 le proteste di studenti e studentesse vennero represse nel sangue.
Ancora una volta, la popolazione sudcoreana ha dimostrato di tenere alla propria democrazia.
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