Nell’anno della pandemia gli stati europei hanno effettuato respingimenti illegali lungo i loro confini comunitari: violazioni dei diritti umani nella rotta balcanica e il supporto di Frontex per intercettare i barconi provenienti dal Mediterraneo
Respingimenti e morte. Secondo quanto rivelato dal Guardian, sono almeno 40mila i richiedenti asilo respinti tramite operazioni illegali condotte dagli stati membri con il supporto di Frontex nell’anno della pandemia. Duemila invece le persone morte nello stesso periodo mentre raggiungevano i confini comunitari.
Si tratta di «una delle più grandi espulsioni di massa degli ultimi decenni» che ha coinvolto anche «i bambini in fuga dalle guerre, usando tattiche illegali che vanno dall’aggressione alla brutalità durante la detenzione o il trasporto» si legge nell’articolo pubblicato dal Guardian dopo aver visionato i rapporti delle Nazioni Unite e delle ong attive sul territorio.
Intanto l’Olaf, l’organo di controllo antifrode dell’Ue, ha avviato un’indagine su Frontex per le accuse di molestie, cattiva condotta e operazioni illegali volte a impedire ai richiedenti asilo di raggiungere le coste dell’Ue.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2020 sono arrivati in Europa quasi 100mila immigrati passando per rotte marittime e terrestri, quasi la metà rispetto ai 190mila del 2017. Da gennaio dello scorso anno paesi come Italia, Malta, Grecia, Croazia e Spagna hanno introdotto chiusure parziali o complete delle frontiere per fermare la pandemia, «questi paesi hanno pagato gli stati non Ue e arruolato navi private per intercettare le barche in difficoltà in mare e spingere indietro i passeggeri nei centri di detenzione» si legge nell’articolo. A tutto ciò si sommano le denunce di persone picchiate, derubate, spogliate nude alle frontiere o lasciate in mare.
Nel 2020 il Danish Refugee Council (Drc) ha registrato quasi 18mila migranti respinti dalla Croazia. Secondo un rapporto rilasciato dal Border Violence Monitoring Network (Bvmn), una coalizione di 13 ong che documenta i pushback illegali nei Balcani occidentali, gli abusi e la forza sproporzionata erano presenti in quasi il 90 per cento delle testimonianze che hanno raccolto nel 2020.
«Ogni singolo respingimento rappresenta una violazione del diritto internazionale e dell’Ue - che si tratti di violenza o meno» ha detto Nicola Bay, direttore nazionale della Rdc per la Bosnia, al Guardian.
Da gennaio 2020, la Grecia ha respinto circa 6.230 richiedenti asilo dalle sue coste. Un caso è finito anche al vaglio della Corte europea dei diritti umani, dove Atene è accusata di aver abbandonato decine di migranti in gommoni di salvataggio in mare, dopo che alcuni erano stati picchiati. L’accusa sostiene che la Guardia costiera greca ha rimorchiato i migranti in acque turche e li ha abbandonati in mare senza cibo, acqua e giubbotti di salvataggio.
Secondo i dati dell’Unhcr, dall’inizio della pandemia, le autorità libiche hanno intercettato e respinto verso i centri di detenzione circa 15.500 richiedenti asilo. Recentemente Italia, Libia e Malta sono state accusate di omissione di soccorso in mare durante un naufragio in cui sono morte 130 persone nel Mediterraneo centrale.
In aprile, in un’inchiesta congiunta tra Domani, Rai News e il Guardian ha documentato la strategia degli stati europei e di Frontex nell’effettuare i respingimenti in mare.
In spagna, invece, la settimana scorsa le autorità nazionali hanno trovato i corpi di 24 migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana nel tentativo di raggiungere le isole Canarie. Non sono gli unici, secondo l’Unhcr nell’anno della pandemia sono 788 i migranti morti cercando di arrivare in Spagna.
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