Nelle ultime ore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere una maggiore difesa aerea e un aumento generale delle forniture di armi agli alleati della Nato, mentre sul territorio i suoi soldati hanno conquistato circa seimila chilometri di territorio
Nei giorni in cui la controffensiva dell’esercito ucraino sta ottenendo importanti risultati sul campo di battaglia, la guerra sta entrando in un’altra fase e Kiev ha bisogno delle armi degli alleati Nato per portarla a termine.
Negli ultimi quattro giorni l’esercito ucraino è riuscito riprendere il controllo di venti insediamenti e circa seimila chilometri di territorio nell’area intorno a Kharkiv, dopo aver iniziato due controffensive una a nord est e l’altra nel sud del paese verso la città di Kherson. Ma oggi il ministero della Difesa russo ha risposto con una vasta operazione. «Le forze aeree, missilistiche e di artiglieria stanno effettuando attacchi massicci contro le unità delle forze armate ucraine in tutte le direzioni operative», ha detto il ministero della Difesa nel suo briefing quotidiano sul conflitto.
Gli attacchi di «alta precisione» hanno preso di mira le posizioni ucraine intorno a Slovyansk e Kostiantynivka, nella regione orientale di Donetsk. Una risposta a Kiev dopo che ieri le sue forze armate hanno diffuso via Facebook la notizia che «il comando militare della federazione russa ha sospeso l’invio di nuove unità nel territorio dell’Ucraina». Una notizia che secondo l’Institute for the study of war, un thin tank americano che si occupa di fornire analisi su questioni di difesa, non riesce ancora a confermare. Tuttavia, secondo il think tank «le forze russe non riescono a rafforzare la nuova linea del fronte dopo i guadagni ucraini nell’Oblast di Kharkiv orientale e stanno attivamente fuggendo dall’area o si stanno ridispiegando su altri assi». Un segnale che la controffensiva sta producendo, per il momento, gli effetti sperati per Kiev.
La richiesta di aiuto
Nelle ultime ore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere una maggiore difesa aerea e un aumento generale delle forniture di armi agli alleati della Nato. Lo scorso 24 agosto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato l’invio di un ulteriore pacchetto di aiuti militari per un valore complessivo di tre miliardi di dollari, il più grande dall’inizio dell’invasione russa.
Oltre alle nuove richieste gli ucraini stanno anche cercando di ottenere il materiale promesso e in questo, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha attacco la Germania accusandola di inadempienza. «Segnali deludenti dalla Germania mentre l’Ucraina ha bisogno di Leopard e Marder ora – per liberare la gente e salvarla dal genocidio», ha scritto su Twitter Kuleba. «Non un solo argomento razionale sul perché queste armi non possono essere fornite, solo paure astratte e scuse. Di cosa ha paura Berlino che Kiev non ha?», ha aggiunto il ministro che domani incontrerà in Ucraina la ministra degli Esteri tedesca Annalena Berbock.
Le preoccupazioni di Mosca
È chiaro che l’esercito russo sta attraversando un momento di difficoltà. Secondo gli analisti militari dal 7 all’11 settembre, le truppe di Mosca hanno perso sul campo almeno 300 veicoli militari lasciati nel vasto territorio riconquistato da Kiev. A ciò si somma che secondo l’intelligence ucraina alti ufficiali e funzionari russi stanno lasciando insieme alle loro famiglie la Crimea, la penisola ucraina annessa dalla Federazione russa nel 2014. Temono un ulteriore attacco dopo i bombardamenti subìti nella seconda metà di agosto che hanno preso di mira depositi e velivoli militari.
In questo momento le critiche sono dirette contro il ministro della Difesa Serghej Shoigu, che secondo l’intelligence britannica è sempre più emarginato dai suoi stessi uomini che attaccano le sue incapacità di leadership.
In un video diffuso online il capo ceceno Ramzan Kadyrov – che sostiene Mosca con decine di migliaia di combattenti ceceni – ha criticato l’operato di Shiogu, così come alti funzionari del ministero e collaboratori vicini al presidente Vladimir Putin. Da quando è iniziata la guerra lo scorso 24 febbraio, il lavoro di Shoigu è sotto osservazione e pesa su di lui l’impreparazione delle truppe russe alla difesa ucraina che è stata in grado di spostare la guerra nella parte orientale del paese salvando la capitale Kiev.
Ci troviamo di fronte a un punto di svolta importante, come anche sottolineato dal Segretario di stato americano Anotny Blinken che rimane cauto. L’imprevedibilità della guerra alterna successi e sconfitte. E ora gli ucraini temono una forte rappresaglia russa contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia che rischia di dare vita a un incidente nucleare senza precedenti.
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