Lo ha stabilito la Corte suprema su richiesta del ministero della Giustizia: ora le autorità potranno perseguitare qualsiasi attivista per i diritti queer e anche persone comuni. Secondo gli analisti, è un mossa legata alla guerra e alle prossime elezioni presidenziali
La Corte suprema russa ha dichiarato l’intero “movimento internazionale Lgbt” un’organizzazione estremista che ora è di fatto fuori legge in tutto il paese. La decisione arriva dopo una richiesta alla corte da parte del ministero della Giustizia ed è considerata una mossa sostenuta dal presidente russo Vladimir Putin, che l’anno prossimo sarà impegnato nelle elezioni presidenziali.
Organizzazioni per i diritti civili e media indipendenti russi hanno accusato la richiesta del ministero della Giustizia di essere vaga e generica. In Russia non esiste un’organizzazione chiamata “movimento internazionale Lgbt” e il timore di molti è che la legge sarà utilizzata non solo per perseguitare qualsiasi forma di attivismo Lgbt, ma anche per colpire singoli individui che hanno dichiarato apertamente un orientamento sessuale non tradizionale, hanno spiegato diversi avvocati per i diritti civili. In base ai precedenti, è possibile che anche solo nominare il movimento Lgbt, senza specificare che è considerato un “movimento estremista”, possa portare a multe e detenzioni fino a 15 giorni.
In Russia, la persecuzione della comunità Lgbt dura da almeno dieci anni, da quando nel 2013 il parlamento ha approvato la prima legge contro la “propaganda gay”, che ha portato al divieto di qualsiasi manifestazione pubblica per i diritti Lgbt. La repressione si è accentuato dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022, con l’approvazione di una legge ancora più severa. Oggi, la sola menzione di una relazione tra persone dello stesso può portare al sequestro di libri, film e videogiochi. Librerie e piattaforme di streaming vengono regolarmente multate per “propaganda gay”.
Assedio dell’occidente
Secondo gli analisti e oppositori del regime, il giro di vite contro la comunità Lgbt è profondamente legato alla guerra. Putin sostiene che la cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina è in realtà uno scontro di civiltà tra la Russia, che rappresenta i valori della tradizione e del cristianesimo, e l’occidente decadente e corrotto. In questo schema, l’intera comunità Lgbt rappresenta una minaccia diretta allo spirito russo oltre che un’arma che l’occidente starebbe usando per indebolire il paese.
Con le elezioni in arrivo il prossimo marzo, inoltre, Putin starebbe cercando di mobilitare la parte più conservatrice dell’elettorato, presentando un nuovo nemico e legando questa nuova battaglia alla guerra in Ucraina. In questo modo, punterebbe anche a distrarre l’opinione pubblica dai sacrifici economici e dal costo umano della mobilitazione militare.
Un nuovo esodo?
La decisione della corte suprema ha gettato la comunità Lgbt russa è nel panico e in molti si preparano a lasciare il paese per paura di nuove persecuzioni. Il sito indipendente russo Meduza ha pubblicato alcune delle centinaia di lettere di attivisti e persone comuni che si interrogano sul loro futuro dopo la sentenza. «Le autorità vogliono mettere a tacere le persone queer e farle sparire: non ci riusciranno», hanno scritto i giornalisti.
Nel frattempo, però, in molti si preparano a lasciare il paese. Si stima che quasi un milione di cittadini russi si siano trasferiti all’estero dall’inizio dell’invasione, per via della situazione economica, per il timore delle persecuzioni politiche o della mobilitazione. Per la maggior parte si tratta di persone giovani e con titoli di studi superiori. Ora in molti si aspettano una nuova emigrazione di giovani istruiti, che rischia di impoverire ancora di più il paese e di causare problemi al regime sul medio e lungo termine.
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