- A Tripoli c’è stato un conflitto sanguinoso tra le milizie fedeli al premier nominato dal parlamento, Fathi Bashagha, e quelle che sostengono il primo ministro riconosciuto dall'Onu, Abdel Hamid Dbeibah.
- Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto l'immediato cessate il fuoco e sollecitato le parti alla pace.
- Il comitato parlamentare per i servizi segreti già nella sua relazione del 19 agosto aveva messo in guardia sulla permanente situazione di instabilità
È salito ad almeno 32 morti e 159 feriti il bilancio degli scontri armati iniziati venerdì nella capitale della Libia, Tripoli, tra i sostenitori dei governi rivali libici, secondo quanto ha comunicato oggi il ministero della sanità del governo di unità nazionale.
In città si è scatenata una guerra tra le milizie fedeli al premier nominato dal parlamento, Fathi Bashagha, e quelle che sostengono il primo ministro riconosciuto dall'Onu, Abdel Hamid Dbeibah. Da ieri sera la situazione su è però calmata, le strade prima chiuse sono state riaperte e sono in corso lavori di pulizia.
Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto l'immediato cessate il fuoco e sollecitato le parti alla pace.
Due governi rivali
Già nella relazione del Copasir del 19 agosto scorso era previsto uno scenario di instabilità in Libia: «La permanente conflittualità e la verosimile crescita dell'influenza russa veicolata dal rafforzamento di Haftar - il comandante dell'autoproclamato esercito nazionale libico (Lna) - non consentono quindi al momento di registrare progressi positivi nel percorso verso la stabilizzazione del Paese, che avrebbe un'importanza determinante per gli interessi italiani, sia con riferimento alla gestione dei flussi migratori, sia sotto il profilo dell'approvvigionamento delle risorse energetiche»
Perché il Mediterraneo e l’Ucraina sono facce della stessa crisi
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