La decisione è arrivata dopo che la ong ha ricevuto diverse mail di protesta che denunciavano i toni assunti nel passato dall’attivista politico nei confronti dei migranti
Amnesty International ha ritirato lo status di prigioniero di coscienza al dissidente russo, Aleksej Navalny, condannato a una pena di tre anni e mezzo in Russia. La decisione è arrivata dopo che la ong ha ricevuto diverse mail di protesta che denunciavano i toni assunti nel passato dall’attivista politico nei confronti dei migranti che in un video del 2006 erano paragonati a degli «scarafaggi».
In un altro filmato, Navalny si presentava vestito da dentista dicendo di volere «rimuovere tutto ciò che ci infastidisce» riferendosi alle persone straniere in cerca di asilo in Russia. «Non potevamo continuare a ignorare questa situazione», ha spiegato un portavoce di Amnesty. La ong ha comunque fatto sapere che non fermerà la sua battaglia per chiedere il rilascio di Navalny.
Cos’è il caso Navalny
Storico oppositore del presidente russo, Vladimir Putin, Navalny è finito sotto i riflettori di tutto il mondo dopo il suo presunto avvelenamento avvenuto nell’agosto del 2020. Mentre si trovava su un volo in Russia, l’attivista ha avuto un malore improvviso ed è stato in seguito trasferito, su richiesta della famiglia, in un’ospedale in Germania dove è stato ricoverato in coma per oltre un mese. Le autorità tedesche hanno detto di avere le prove che il suo malore sia stato causato dal Novichok, un agente nervino già usato in passato dai servizi segreti russi.
Lo stesso Navalny ha pubblicato una registrazione in cui fingendosi un agente russo è riuscito a estorcere una confessione a uno dei funzionari che avrebbe partecipato al piano per avvelenarlo. La Russia e lo stesso Putin hanno più volte negato questa versione. A gennaio Navalny è tornato in patria con la moglie ed è stato subito arrestato perché accusato di non avere ancora scontato una condanna a tre anni e mezzo per essersi impadronito dei fondi della sua campagna elettorale. L’attivista ha risposto dicendo di non avere potuto scontare la condanna nè comparire alle udienze a causa dei suoi problemi di salute e ha accusato la corte di essere politicamente orientata.
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