«Dio indossa mostrine dell’esercito ucraino. Con un alleato del genere, la vita vincerà sempre sulla morte». Il presidente Volodymyr Zelensky ha salutato con queste parole i suoi compatrioti nel giorno della Pasqua ortodossa, che si festeggiava ieri nel paese. Il videomessaggio, girato nel cortile della cattedrale di Santa Sofia di Kiev, con una calda musica di sottofondo e un montaggio accurato, mirava a infodare un po’ di serenità agli ucraini in quella che è ormai la terza Pasqua di guerra e probabilmente la più difficile.

Guai al fronte

Le notizie dalle prime linee, infatti, continuano ad essere cattive. Nel Donbass, i russi sono avanzati sabato e domenica, terminando l’occupazione del minuscolo villaggio di Ocheretyne e avvicinandosi così alla statale H32, che se venisse interrotta renderebbe molto complicato agli ucraini rifornire tutto il fianco meridionale della regione di Donetsk, l’area centrata intorno alla cittadina di Vulhedar.

Nel fine settimana, nuovi attacchi aerei hanno colpito in nove regione ucraine, causando almeno quattro morti. La città più colpita è stata ancora una volta Kharkiv, dove una persona è morta e altre 11 sono rimaste ferite. Con i bombardamenti avvenuti domenica, gli ucraini dicono che il numero di attacchi che hanno colpito il paese nell’ultima settimana è arrivato a 350. Sempre ieri, il ministero dell’Energia ha annunciato che i bombardamenti russi alla rete energetica ucraina, avvenuti tra fine marzo e aprile, hanno causato danni per oltre un miliardo di euro.

Questo stato di cose, il fronte che arretra e le città ucraine sotto attacco, sembra destinato a proseguire per settimane, se non per mesi. Domenica, il consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan ha detto che le forze armate ucraine stannno preparando una nuova controffensiva, ma che non saranno in grado di lanciare l’attacco prima del 2025.

Missili e autobombe

Per ora gli ucraini rispondono come possono alla superiorità di mezzi russi per terra e per aria. Negli ultimi giorni, Kiev ha annunciato di aver bombardato un centro di addestramento dell’esercito russo e basi nella penisola di Crimea, a centinaia di chilometri dal fronte, utilizzando i missili americani a lungo raggio ATACMS, che proprio ieri Sullivan ha confermato essere stati spediti nel paese poche settimane fa. I russi, dal canto loro, dicono che tutti i missili lanciati contro la penisola occupata sono stati intercettati.

Secondo l’intelligence militare ucraine, la famigerata Gur guidata da Kyrilo Budanov, un funzionario russo responsabile di torture e crimini di guerra, sarebbe stato ucciso domenica mattina con un autobomba nella città occupa di Berdiansk. Yevgeniy Ananievsky, impiegato nella colonia penale di Berdiansk, avrebbero diretto le “camere per la tortura” in un carcere situato nella regione di Zaporizhzhia. Secondo diversi canali Telegram, a compiere l’attacco sarebbero stati i partigiani ucraini.

Movimenti dietro al fronte

Il Financial Times ha scritto domenica che le agenzie di intelligence di tre paesi europei avrebbero avvertito i rispettivi governi di attendersi una nuova ondata di attacchi e sabotaggi da parte di spie russe in tutto il continente. L’incendio di un magazzino di aiuti destinati all’Ucraina nel Regno Unito, l’arresto di due persone accusate di voler compiere attacchi in Germania e i sabotaggi contro la rete ferroviaria della Repubblica ceca avvenuti nelle ultime settimane sarebbero un’anticipazione di questa campagna.

Gli avvertimenti delle agenzie di intelligence si aggiungono ai timori espressi da molti leader europei per quella che ritengono un’inevitabile escalation dell’aggressione russa, che finirà per coinvolgere anche i paesi Nato nel prossimo futuro. Uno scenario, però, che non convince tutti gli analisti e nemmeno tutti i leader politici. «Putin non è abbastanza pazzo da attaccare un paese Nato», ha detto ad esempio il ministero degli Esteri polacco Radosław Sikorski in un’intervista alla Bbc, andata in onda questo finesettimana.

Parlando di guerra ibrida, negli ultimi giorni il Cremlino ha preso un’iniziativa invece piuttosto modesta: domenica, sul database online dei ricercati dal ministero dell’Intero russo, è comparso il nome del presidente Zelensky, che, secondo gli ucraini, sarebbe già stato vittima di mezza dozzina di tentativi di assassinio. Non è chiaro perché il suo nome sia stato inserito nella lista proprio ora, a oltre due anni dall’inizio dell’invasione. Per gli ucraini si tratta soltanto di propaganda oltre che di un segno di disperazione.

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