Come sta realmente il papa? «Non è ancora fuori pericolo, la polmonite bilaterale ancora c’è. Rimarrà ricoverato almeno un’altra settimana», hanno detto i medici del policlinico Gemelli, dove da una settimana è ricoverato il pontefice.

Su richiesta del papa i dottori sono entrati nel dettaglio delle sue condizioni fisiche, anche per rispondere ai tanti dubbi e alle supposizioni in merito al suo reale stato di salute. «Il suo cuore è perfetto», hanno aggiunto. E ancora: «Il santo padre ha sempre voluto che sulla sua salute venisse detta la verità».

L’Angelus

Tuttavia, secondo quanto ha dichiarato il direttore della Sala stampa della Santa sede, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle condizioni di salute di papa Francesco, «non sono state ancora decise le modalità in cui si svolgerà l’Angelus di domenica prossima».

Secondo fonti vaticane, non è da escludere che l’Angelus domenicale si svolga secondo le modalità di domenica scorsa, con la diffusione di un testo scritto preparato dallo stesso pontefice per l’occasione. In sostanza il papa non apparirebbe nemmeno attraverso la tv dalla stanza in cui si trova ricoverato al Gemelli.

In queste ore si valuterà la reazione del papa alle nuove terapie, alla luce del «lieve miglioramento» certificato dagli ultimi bollettini diffusi dal Vaticano. Inoltre, il pontefice respira da solo, con parametri emodinamici stabili, sussistono però focolai di polmonite.

Venerdì mattina si è alzato, ha fatto sapere il Vaticano, ha fatto colazione in poltrona e ha proseguito le sue attività lavorative, ricevendo solo i collaboratori più stretti. Chi siano non è dato sapere, tuttavia il ricovero non è più tanto blindato, par di capire. Certamente ci sarà un andirivieni dei segretari del pontefice dal Vaticano all’ospedale, anche perché il bollettino quotidiano delle 12 continua a sfornare nomine episcopali.

D’altro canto, per dare un’idea della successione delle notizie, martedì 18 veniva segnalato ancora un «quadro clinico complesso». mercoledì 19, se le condizioni di salute erano definite «stazionarie», si registrava pure un «lieve miglioramento». E da allora in poi traspariva dai comunicati ufficiali un certo moderato ottimismo.

Neppure le autorità vaticane si sono però espresse ufficialmente, né qualche rappresentante della Curia ha incontrato i media, lasciando tutta la faccenda nelle mani della Sala stampa. A questo punto emergono alcuni nodi del problema.

Gli impegni

Sembra abbastanza evidente che, da parte medica, si chiede al paziente il massimo di riguardo e, probabilmente, la riduzione sensibile dei suoi impegni pubblici per un periodo non breve, senza contare una degenza ospedaliera che si allungherebbe almeno di qualche settimana.

Da parte vaticana si cerca di tamponare, finché sarà possibile, questo aspetto, poiché l’ammissione di un simile quadro d’insieme come conseguenza avrebbe l’immediata partenza del dibattito sulle possibili dimissioni del pontefice, fino a oggi rimasto sullo sfondo, anche se si notano già i primi scricchiolii: il cardinale Gianfranco Ravasi, per esempio, ha parlato di questa eventualità.

C’è poi una variante, tutt’altro che secondaria, data dalla volontà di papa Francesco di portare a termine almeno il Giubileo (ma, appunto, a quanti eventi pubblici potrà essere presente?), ci sono poi una serie di altri passaggi chiave nella vita della Chiesa, come i dieci gruppi di lavoro post sinodali, su questioni particolarmente delicate come, fra gli altri, l’istituzione del diaconato femminile, che dovranno consegnare al papa le loro conclusioni entro la prossima primavera.

Siamo dunque di fronte a uno stallo. Bergoglio certo non intende dimettersi, se non per gravi impedimenti dovuti alla salute. Ma sull’entità e sul peso specifico di tali impedimenti potrebbero sorgere interpretazioni assai differenti.

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