Crescono gli utili dell’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica), il dicastero vaticano incaricato di provvedere al sostentamento della Santa Sede, assieme ad altri organismi, fra i quali per esempio l’obolo di San Pietro.

Quest’anno l’Apsa, che gestisce il patrimonio immobiliare e mobiliare del Vaticano, ha realizzato un utile di 62,2 milioni di euro (oltre 16 in più rispetto al 2023) potendo così contribuire con 46,1 milioni di euro (37,93 milioni del 2023) alla copertura del fabbisogno della Santa Sede e del deficit divenuto cronico della Curia romana.

Un bel salto in avanti che, se non rappresenta ancora la svolta definitiva nel tentativo di uscire dalle difficili condizioni finanziarie nelle quali si trova la Santa Sede, sembra comunque segnare un bel passo in avanti sulla strada giusta. Infatti, dopo gli anni della stretta sulla trasparenza, dei regolamenti interni per limitare gli sprechi e la concessione di appalti dati agli amici degli amici, anche Oltretevere si sono resi conto che i comportamenti virtuosi non bastavano a riempire le casse, non si vive insomma di soli tagli e risparmi (pur necessari per dare un primo colpo alla cattiva o opaca gestione delle risorse).

Investimenti su misura

Così i buoni risultati fatti registrare dal bilancio dell’Apsa del 2024 sono dovuti essenzialmente a una riorganizzazione degli investimenti finanziari con un'attenzione particolare alle logiche di mercato. «Il 2024 – si legge infatti nella sintesi del bilancio pubblicata dal Vaticano – ha visto mettere in atto alcuni importanti adeguamenti del settore finanziario in ottemperanza alle linee guida emanate dal Comitato Investimenti, che hanno comportato un significativo cambiamento nella composizione della struttura del portafoglio degli investimenti».

Questi ultimi «sono stati disegnati secondo una specifica profilazione, basandosi su un'attenta valutazione dei livelli di rischio connessi ed in accordo con la Politica degli investimenti della Santa Sede».

In pratica, è accaduto che in un primo tempo sono stati ceduti una parte degli investimenti, quindi è stata compiuta l'operazione contraria, il tutto giocando sui momenti differenti attraversati dai mercati.

«In primo luogo – afferma infatti il bilancio dell’Apsa –  la cessione di una porzione significativa degli investimenti, in un momento che ha anticipato una fase di moderata contrazione dei mercati, ha preservato il valore del patrimonio. Successivamente, nella fase di reinvestimento, è stato quindi possibile capitalizzare la ripresa dei mercati, generando un impatto positivo sulla complessiva performance del portafoglio. Tali operazioni, grazie al tempismo di Apsa, hanno infatti generato utili da negoziazione effettivamente realizzati».

Nel complesso la condotta seguita dall’Apsa ha consentito di realizzare complessivamente nel 2024 un rendimento gestionale che ha raggiunto il risultato di 8,51 punti percentuali. Si tenga conto, che gli investimenti finanziari gestiti dal dicastero, ammontavano, al 31 dicembre del 2024, a circa 1 miliardo 580 milioni di euro.

Importante, come si evince da quanto si legge nello stesso bilancio, il ruolo avuto dal comitato per gli investimenti vaticano, organismo creato nel 2022, e presieduto dal cardinale statunitense Kevin Farrell, prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e soprattutto composto da una serie di esperti di alta finanza: Jean Pierre Casey, fondatore e amministratore delegato di RegHedge (Gran Bretagna); Giovanni Christian Michael Gay, direttore gestionale dell’Union Investment Privatfonds GmbH (Germania); David Harris, portfolio manager di Skagen Funds (Norvegia); John J. Zona, responsabile degli investimenti del Boston College (Usa).

Casey è anche coordinatore per il Regno Unito della Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice, e Harris è gestore di portafoglio e partner di Skagen Funds, con un’ampia esperienza nei mercati azionari globali e negli investimenti sostenibili. Gente del mestiere, insomma, che certamente ha aiutato l’Apsa, guidata da mons. Giordano Piccinotti, a gestire al meglio le proprie risorse.

Beni immobili

Accanto a ciò, non si dimentichi l'importante patrimonio immobiliare gestito dall’Apsa, autentica riserva "aurea” della Santa Sede, che però una gestione oculata negli ultimi decenni, stava facendo deperire. Ora le cose stanno cambiando anche in questo settore. Si tratta, per quel che riguarda l'Italia, di un patrimonio complessivo di ben 4.234 unità immobiliari «delle quali il 92% delle superfici degli immobili è localizzato nella Provincia di Roma, il 2% è collocato nelle province di Viterbo, Rieti e Frosinone, il 2% a Padova, 2% ad Assisi il restante 2% è collocato al di fuori del Lazio. Per quanto riguarda Roma, la maggiore concentrazione riguarda le zone immediatamente adiacenti lo Stato Città del Vaticano con il 64% delle superfici che si trova nei rioni centrali, il 19% nei quartieri limitrofi ed il 17% nei quartieri periferici».

Inoltre «sono circa 1.200 le unità immobiliari gestite all’estero (Londra, Parigi, Ginevra e Losanna) ed in Italia dalle società partecipate».

Fra i provvedimenti presi in quest'ambito per aumentare la redditività e ridurre gli sfitti, si afferma nel bilancio dell’Apsa, «si è adottata una strategia di creazione di “pacchetti di unità” destinata ad operatori economici o istituzionali che ne prendano in carico la regolarizzazione, la ristrutturazione e il pagamento del canone».

 Quindi, si spiega: «È in fase di sviluppo il progetto per soluzione delle problematiche di legittimità urbanistico-edilizia-catastale che limitano le attività negoziali nelle locazioni e nelle compravendite sia relativamente alle sanatorie sia rispetto ai condoni».

Ancora: «Sono in corso le gare per la gestione delle manutenzioni, finalizzando lo studio sull’attuale sistema di gestione degli interventi manutentivi sul patrimonio immobiliare e avviando uno studio per approvvigionamento diretto dei materiali dai produttori, atto a rendere l’attività più efficace ed economica».

Infine, «è in corso un importante lavoro di revisione dei format contrattuali, finalizzato alla miglior tutela del patrimonio, efficientamento gestionale, riduzione dei costi legali, migliore gestione documentale, mitigazione del rischio, maggiore coordinamento tra personale interno, uffici e professionisti esterni».

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