«Non fidatevi delle analisi ridicole che circolano. Nulla di quanto vedete corrisponde alla realtà». L’avvertimento è arrivato ieri da un popolare account Telegram ucraino: “Demone di Bakhmut”. Secondo molti, l’account apparterrebbe a un soldato impegnato nei combattimenti in Donbass. Bersaglio delle sue critiche: le ottimistiche analisi dell’Institute for the study of war (Isw), popolare think tank americano che costituisce la principale fonte su quello che accade lungo il fronte ucraino per una buona della stampa europea e Usa.

Secondo l’Isw, le recenti avanzate russe nella regione orientale di Donetsk costituirebbero successi «tattici, ma non operativi» e più in generale descrive una situazione per le truppe di Kiev come difficile, ma ancora gestibile. Per il “Demone di Bakhmut”, queste analisi sono frutto di fantasia e questi giorni sarebbero i peggiori dall’inizio della guerra. Il misterioso soldato ucraino non è l’unico a pensarlo. «Non si vedeva una situazione così difficile dal marzo 2022 – ha scritto l’analista militare Konrad Muzyka, che ha da poco visitato la prima linea – L’Ucraina non è sopravvissuta alla sua ora più buia: deve ancora affrontarla».

Rischio aggiramento

I problemi degli ucraini sono quelli che vengono ormai discussi da mesi, soltanto ancora più gravi: mancanza di truppe, di munizioni di artiglieria e di difese aree. Le nuove leggi sulla mobilitazione e l’approvazione degli aiuti americani dovrebbero contribuire a rimediare almeno parzialmente a questi problemi, ma i tempi, sopratutto quelli di addestramento di nuovi soldati, rischiano di essere lunghi.

Nel frattempo i russi continuano ad avanzare e gli ucraini a ritirarsi. Domenica, il comandante in capo ucraino, Oleksandr Syrsky, ha annunciato il ritiro dei suoi uomini tra villaggi sul fronte del Donbass. Centri abitati quasi insignificanti per dimensione e posizione, ma il cui abbandono conferma che i russi sono avanzati di oltre dieci chilometri in poco più di una settimana​​​​​​: quasi un record per questo conflitto in cui spesso conquistare poche centinaia di metri richiede settimane di combattimenti sanguinosi.

Al centro dell’azione di queste settimane c’è sempre l’area di Chasiv Yar, la cittadina collinare che costituisce il perno delle difese ucraine nella parte di Donbass ancora sotto il loro controllo. Chasiv Yar è ben difesa e protetta da un canale che i russi sono costretti ad attravesare prima di entrare in città. Proprio ieri, i difensori ucraini hanno detto di aver respinto un grosso attacco corazzato russo. I filmati diffusi mostrano diversi carri armati russi coperti da involucri aggiuntivi di metallo per fermare gli attacchi dei droni. Nei commenti, i piloti ucraini si lamentano poiché queste corazzature improvvisate li costringono a impiegare più di un drone per fermare un solo carro russo.

I problemi principali per le truppe di Kiev, però, non riguardano Chasiv Yar, dove l’attacco prinicipale non è ancora arrivato. La nuova minaccia è quella che arriva da sud-ovest, dove la rapida avanzata russa degli ultimi giorni rischia di portare a un aggiramento della città e delle sue difese. Uno sfondamento russo in questo settore rischia inoltre di tagliare le linee di comunicazione con la parte meridionale della regione di Donetsk e costringere così gli ucraini a ritirarsi da cittadine ben più importanti dei villaggi abbandonati fino ad ora, come Vulhedar e Pokrovsk. Ieri, i russi erano a meno di una quindicina di chilometri dalla strada e dalla ferrovia che costituiscono la principale arteria logistica ucraina nella regione.

Poche promesse

Lunedì, il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ha visitato a sorpresa Kiev, dove ha tenuto una conferenza stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Stoltenberg ha invitato Zelensky a partecipare al summit Nato che si terrà a Washington il prossimo luglio, quando si festeggerà il 75esimo anniversario dell’alleanza. Ma lo ha anche messo in guardia dall’aspettarsi un invito formale a diventare uno stato membro. «I membri dell’alleanza credono che il posto dell’Ucraina sia nella Nato – ha detto Stoltenberg – Ma non penso che troveremo un accordo sul come entro luglio».

Il governo ucraino ha ricevuto molte promesse di entrare a far parte dell’alleanza, ma gli stati membri della Nato fino ad ora non hanno messo sul tavolo nessuna proposta vincolante né hanno fornito un orizzonte temporale riguardo al possibile percorso di accesso. Dal canto suo, Zelensky ha criticato l’alleanza parlando della «tempestiva consegna di aiuti militari» al suo paese: «Oggi non vedo nulla di positivo su questo fronte». Secondo Zelensky, gli alleati hanno fatto molto per votare l’assegnazione di fondi per gli aiuti al suo paese, ma non stanno provvedendo all’arrivo di aiuti sufficientemente in fretta.

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