Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’iDea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Per quanto attiene agli episodi che formano oggetto di esame nel presente capitolo, non emerge alcuna ragione che possa avere indotto il Buscetta ad assumere un contegno calunniatorio nei confronti dei soggetti menzionati nelle sue dichiarazioni.

Non può certamente sostenersi che il Buscetta sia mosso da risentimento nei confronti dei Salvo a causa della loro successiva vicinanza allo schieramento dei “corleonesi”. Va, anzi, osservato che il Buscetta, nelle sue iniziali dichiarazioni, rese in un periodo ampiamente successivo a quello in cui i Salvo si erano “messi a disposizione” del gruppo facente capo al Riina, cercò di sminuire vistosamente la rilevanza del loro legame con l’organizzazione mafiosa, ed, anche dopo avere ammesso la propria conoscenza dei Salvo, cercò di non aggravare la loro posizione processuale.

Ad analoghe conclusioni deve pervenirsi con riguardo alle affermazioni compiute dal Buscetta circa le relazioni politiche intrattenute dai cugini Salvo.

Il Buscetta, infatti, prima del 1992, si era rifiutato di riferire compiutamente all’autorità giudiziaria quanto a sua conoscenza sui rapporti tra mafia e politica, pur avendo lasciato intendere già nel 1985 al Pubblico Ministero statunitense Richard Martin di essere in possesso di informazioni relative al sen. Andreotti, nell’ambito della tematica delle relazioni instaurate da “Cosa Nostra” a livello politico.

Il Martin, esaminato quale teste all’udienza del 9 luglio 1996, ha reso le dichiarazioni di seguito riportate in merito alle risposte fornitegli dal Buscetta nel corso di un interrogatorio svoltosi nella primavera del 1985:

Martin R.: L'argomento che lui diceva forse potrebbe creare difficoltà era l'argomento del livello politico della “Cosa Nostra”. Io ho detto che non potevo pensare come questo potrebbe rilevante nel nostro processo. Però, se venisse fuori qualsiasi domanda su questo argomento, lui doveva rispondere. Lui ha detto che aveva capito, va bene. Poi mi ha detto, per farmi capire il livello del problema che lui ha accennato, lui ha detto per farmi capire questo, ha detto un solo nome, Andreotti.

P.M.: Avete avuto modo di ritornare su questo argomento, su questa preoccupazione o meglio sulla preoccupazione che il Buscetta nutriva per questo argomento eventuale durante la sua testimonianza per essere ben consapevoli che sia lei che Buscetta avevate ben compreso il problema? (...) E' stato un fatto assolutamente casuale, incidentale, oppure su questo problema vi siete soffermati un po' di tempo (...) dal suo punto di vista, per essere ben consapevole che Buscetta avesse capito, e Buscetta

per farle capire quale era il livello della sua preoccupazione?

Martin R.: È la seconda, cioè ci siamo fermati a questo punto per essere assolutamente sicuri che lui ha capito che doveva rispondere a tutte le domande. Poi è stato lui ad accennare a me che c'era un argomento al quale aveva una certa preoccupazione, e sembrava di essere una preoccupazione più per la sua testimonianza qui in Italia. Cioè lui ha detto che era preoccupato se cominciava a parlare a livello politico a quel momento, sarebbe troppo a digerire qui in Italia.

P.M.: Cioè il contenuto delle sue dichiarazioni sarebbe stato difficile da digerire in Italia?

Martin R.: Sì.

P.M.: E le disse qualcosa in particolare? Ricorda le parole di Buscetta, per quanto possibile, considerato il tempo trascorso?

Martin R.: Mi ha detto che aveva timore che aprendo questo argomento, lui sarebbe preso per un pazzo, preso come uno di ... Vitale ...

P.M.: Chi era Vitale?

Martin R.: Leonardo Vitale è uno che ha parlato della “Cosa Nostra” qui in Italia negli anni ’60 se non sbaglio, però è stato veramente preso come un pazzo, è stato messo dentro l’ospedale se non sbaglio … perché le dichiarazioni sue erano prese come le dichiarazioni di uno matto. Più o meno io ho risposto come ho risposto prima che non... io non potevo vedere come questo soggetto, questo argomento potrebbe venire fuori durante il processo, ma se qualcuno chiedesse anche su questo argomento, lui doveva rispondere.

P.M.: E Buscetta cosa le rispose?

Martin R.: Lui ha risposto, ha capito assolutamente che era d'accordo, ma … è proprio a questo punto, quando lui ha detto, ma per farsi capire il problema suo, ha detto:-"Io dico un solo nome", ha detto Andreotti.

P.M.: Ricorda in che epoca avvenne questo interrogatorio nel corso del quale Buscetta le fece questo ... le manifestò questa sua preoccupazione? E le fece il nome di Andreotti?

Martin R.: Era primavera dell'85.

P.M.: Ricorda dove vi trovavate? Eravate da soli, o c'erano anche delle altre persone?

Martin R.: C’erano altri agenti della Dea, questo è avvenuto in una casa (...) era una casa protetta, nella vicinanza di New York, località esatta non sapevo, non volevo sapere. C'erano diversi agenti lì, però il colloquio con Buscetta è stato con me davanti a un agente della Dea che si chiama Petrucci Antony.

La circostanza che nel 1985 il Buscetta, a proposito del tema riguardante i rapporti tra mafia e politica, abbia fatto il nome del sen. Andreotti al Martin, trova riscontro nella deposizione resa all’udienza del 17 luglio 1996 dal teste Anthony Petrucci (già agente speciale della D.E.A., responsabile della sicurezza del predetto collaborante dal marzo al novembre 1985), il quale ha riferito quanto segue:

P.M.: Mister Petrucci lei sa se l’assistant attorny (rectius Attorney: n.d.e.) Richard Martin ha interrogato il signor Buscetta negli Stati Uniti?

Petrucci A.: Sì, lo ha fatto.

P.M.: Durante questi interrogatori lei era presente?

Petrucci A.: Sì, ero presente. (...)

P.M.: Ricorda se durante uno di questi interrogatori il signor Buscetta ebbe modo di fare il nome del senatore Andreotti all’attorny (rectius Attorney: n.d.e.) Rick Martin?

Petrucci A.: Sì, lo ha fatto.

P.M.: Vuole riferire al Tribunale in che occasione l'ha fatto e che cosa ricorda di questa occasione stessa?

Petrucci A.: È successo durante la primavera del, credo che sia stato, aprile del 1985. In quel periodo il signor Martin stava consigliando il signor Buscetta delle condizioni della sua permanenza negli Stati Uniti per quanto riguarda la sua cooperazione e collaborazione con il sistema giuridico degli Stati Uniti. Il signor Martin ha avvisato il signor Buscetta che lui era obbligato di raccontare tutta la verità durante la sua permanenza in custodia negli Stati Uniti, doveva rispondere in maniera vera a tutte le domande postegli.

Buscetta ha dichiarato che in parte non era possibile questo perché lui ha detto all'Autorità Italiana e in modo particolare al dott. Falcone che lui era disponibile parlare di qualsiasi cosa concernente la mafia e la loro attività però non avrebbe mai parlato di qualsiasi cosa politica.

Lui ha dichiarato a noi della Dea che sarebbe disposto a parlare sulla mafia e su qualsiasi partita di droga che è arrivata negli Stati Uniti però non era disposto a parlare sulla situazione politica. Rick Martin ha detto che è importante che lei – parlando con Buscetta – parlasse di tutto. Buscetta ha detto che era troppo complicato, molto complicato, e ha detto che l’unica parola che lui poteva pronunciare sarebbe uno, tanto per fare capire alla Dea quanto era complicata la situazione e ha detto il nome Andreotti.

In quel momento il signor Martin ha detto al signor Buscetta che potevano intraprendere i discorsi che riguardavano semplicemente i fatti accaduti e rilevanti per gli Stati Uniti lasciando da parte per ora la situazione politica in Italia che non gli riguardava.

P.M.: Mister Petrucci ha avuto modo di parlare con mister Martin di questo aspetto della preparazione della testimonianza di Buscetta? Oppure ha semplicemente ascoltato questo fatto e poi non ha più parlato con mister Martin di questo?

Petrucci A.: L'unico riferimento che ha fatto in quel periodo al signor Martin è stato di chiedergli se quando Buscetta ha pronunciato il nome di Andreotti fosse nel contesto della situazione politica in Italia e poi dopo di che ha affermato che stava parlando della situazione politica e poi, dopo di che non abbiamo parlato più di Andreotti con Martin. (...)

P.M.: Quando il signor Buscetta ha fatto il nome di Andreotti intendeva riferirsi ad un nome che riguardava i rapporti mafia-politica oppure no?

Petrucci A.: Sì, ho capito proprio questo, infatti dalle seguenti conversazioni con Buscetta ho capito questo, sì.

P.M.: Dopo questa occasione, abbiamo sentito mi pare dell'aprile 1985, il signor Petrucci ha avuto modo di ritornare sull'argomento con Buscetta e se sì, quando? Che cosa può dirci?

Petrucci A.: Sì, abbiamo parlato in diverse occasioni. Quasi ogni volta che un giudice o un magistrato dall'Italia venisse a parlare con il signor Buscetta abbiamo parlato di questo. Durante

le loro conversazioni veniva sempre il momento in quanto loro, i giudici e i magistrati chiedevano a Buscetta di questo discorso fra mafia e politica. Il signor Buscetta diceva a loro, come a sua volta diceva pure al dott. Falcone che non voleva entrare nel merito della politica.

Dopo questi colloqui fossero finiti il signor Petrucci parlava con Buscetta chiedendogli perchè volevano sapere di questo rapporto mafia-politica e Buscetta rispose che loro, i giudici, non capivano quanto fosse complicato il discorso, e lui credeva che se parlasse di queste persone che lui riteneva molto potenti, che tutti avrebbero pensato che lui fosse matto. (...)

Avv. Bongiorno: (...) se lei non sapeva se il nome era stato fatto a Falcone, Falcone era un giudice italiano che sentiva Buscetta, per quale ragione non ha ritenuto di riferire questa circostanza che per l’Italia è molto importante?

Petrucci A.: Per quanto mi riguarda quando Falcone parlava con Buscetta, loro parlarono sempre dei fatti accaduti in Italia che non riguardavano nè il mio compito e nè me, quindi.

Voglio specificare il mio ruolo: io ero l'agente speciale assegnato a questo caso per la sicurezza. Inizialmente ero responsabile all'inizio per l'investigazione che si chiamava “la pizza connection”. E per quanto mi riguardava tutte le informazioni che mi interessavano si trattava dei fatti rilevanti al caso della pizza connection, quello era il mio caso, era la mia responsabilità quel caso.

Quando Buscetta all'inizio, per la prima volta menzionò il nome di Andreotti al signor Martin era in questo contesto, che lui Martin dava dicendo a Buscetta, stava raccontando tutte le condizioni necessarie per la sua permanenza negli Stati Uniti quindi lui doveva dire tutto quello che sapeva in questo senso, in questo contesto, e uscì il nome di Andreotti. Siccome noi non eravamo coinvolti in nessuna investigazione in Italia, non c’era bisogno che io parlassi con Buscetta dei fatti italiani, io mi ritenevo responsabile per i fatti negli Stati Uniti. (...)

Presidente: (...) dopo che lui ascoltò le parole di Buscetta che era interrogato da Martin, e fu fatto il nome di Andreotti, lui ha detto che in un momento successivo ne parlò con Martin. In che termini ne parlarono, o no? Con Martin nonne ha riparlato?

Petrucci A.: Ma lei vuole sapere i discorsi con Buscetta o con Martin?

Presidente:. No, se ne riparlò con Martin, non lo so non l'abbiamo capito bene.

Petrucci A.: No. So soltanto la stessa data.

Benché si riscontrino sensibili divergenze (dovute, verosimilmente, al lungo tempo trascorso ed alla diversità dell’interpretazione dell’accaduto elaborata da ciascuno dei soggetti coinvolti) tra le precisazioni fornite dal Martin, dal Petrucci e dal Buscetta (nonché tra le stesse asserzioni compiute dal collaboratore di giustizia) sia in ordine alle ragioni per cui non si ritenne di informare della predetta indicazione relativa al sen. Andreotti (ancorchè assai sintetica ed apodittica) le autorità statunitensi ed il dott. Falcone, sia in ordine al restante contenuto del dialogo tra il Buscetta ed il Martin, va comunque osservato che le deposizioni dei suindicati soggetti convergono nell’evidenziare che tale indicazione fu effettivamente compiuta dal Buscetta nel 1985 nel corso di un colloquio con il Martin, in presenza del Petrucci.

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