I sindacati tedeschi l’hanno presa male. E a Berlino anche la politica ha reagito con grande prudenza, se non con malcelata ostilità, alla mossa a sorpresa annunciata da Unicredit. La banca guidata da Andrea Orcel ha reso noto mercoledì mattina, poco prima dell’apertura dei mercati, di aver rilevato una quota del 9 per cento di Commerzbank, uno dei marchi più importanti della finanza tedesca.

Unicredit sembra pronto ad aumentare ancora la sua partecipazione e in Borsa già circolano indiscrezioni su una possibile offerta pubblica d’acquisto sulla preda tedesca. Ebbene, semmai questo fosse davvero l’obiettivo finale dell’operazione, per Orcel la strada non sembra esattamente spianata.

È vero, infatti, che i vertici di Commerzbank, secondo quanto è stato reso noto, sarebbero “aperti a un’integrazione”, ma dallo stesso consiglio di sorveglianza della banca di Francoforte è arrivata anche la dichiarazione a dir poco ostile da parte del numero uno dei sindacati del settore finanziario, che per statuto dispongono di una nutrita rappresentanza tra gli amministratori dell’istituto.

«Ci opporremo con le unghie e con i denti a un’eventuale acquisizione in tutti gli organi di gestione e se necessario siamo pronti a organizzare una protesta pubblica». Queste le parole consegnate al Financial Times da Stefann Wittmann, leader del sindacato e membro del consiglio di sorveglianza di Commerzbank.

Va detto che non spetta a Wittman, e neppure in generale alla rappresentanza dei lavoratori, l’ultima parola su ipotetiche future intese con Unicredit, di sicuro però l’opposizione sindacale rischia di complicare i piani del gruppo italiano. Non contribuiscono a rasserenare l’ambiente anche i commenti raccolti dal Financial Times a Berlino in ambienti di governo dove si precisa che Unicredit non aveva preannunciato le sue intenzioni alle autorità.

Questa affermazione a prima vista potrebbe apparire sorprendente, se si considera che la quota del 4,5 è stata messa in vendita proprio dal governo tramite uno specifico veicolo societario. Secondo quanto è emerso, Berlino ha bandito un’asta e l’offerta di gran lunga più alta sarebbe arrivata proprio dagli italiani. Difficile dire di no, quindi. La banca milanese ha raddoppiato la sua quota con acquisti di azioni Commerzbank in Borsa.

In totale, Unicredit ha sborsato circa 1,5 miliardi euro e quasi la metà della somma è andata al venditore pubblico. Lo Stato, che nel 2009, in piena crisi finanziaria globale, salvò dal crack la banca di Francoforte, resta il maggior azionista dell’istituto con una partecipazione del 12 per cento, seguita da Unicredit con il 9, mentre il resto del capitale è di proprietà di un esercito di piccoli e grandi soci, capitanati dal fondo americano Blackrock con il 7 per cento.

Voci di Opa

A questo punto sul mercato si rincorrono voci e analisi più o meno interessate sulle prossime mosse di Orcel. L’istituto ha precisato in una nota che si riserva di “presentare competenti le istanze autorizzative” per superare il 9,9 per cento. In questo caso, in base alle norme, il via libera dovrebbe arrivare dalla Bce.

Unicredit non dovrebbe comunque avere problemi a finanziare un’eventuale offerta pubblica d’acquisto sul gruppo tedesco. La banca milanese è reduce da bilanci con utili da record e ha accumulato riserve in quantità per sostenere l’espansione anche senza sacrificare i ricchi dividendi promessi agli azionisti. Nel 2023 i profitti hanno toccato gli 8,6 miliardi e nelle previsioni della banca il risultato netto non sarà inferiore a 8,5 miliardi anche quest’anno.

In Borsa l’andamento della quotazione del titolo Commerzbank lascia supporre che gli investitori scommettano su una prossima Opa. Il prezzo del titolo è infatti schizzato al rialzo del 16,5 per cento circa a 14,6 euro, un valore di gran superiore a quello di 13,2 euro per azione a cui Unicredit ha rilevato il 4,5 per cento ceduto dall’azionista pubblico. La banca italiana invece ha chiuso la seduta sugli stessi prezzi di martedì (più 0,2 per cento circa), forse anche per via dell’incertezza sui prossimi sviluppi del blitz tedesco.

Va ricordato che Unicredit non è certo sconosciuto in Germania. Circa il 20 per cento dei profitti del gruppo arrivano dalle attività tedesche e l’istituto italiano controlla ormai da molti anni una grande banca come la HypoVereinsbank, di Monaco di Baviera, che secondo molti analisti potrebbe facilmente integrarsi con Commerzbank. Prima però bisognerà capire quale sarà l’atteggiamento di autorità politiche e sindacati nei confronti dello scalatore. In trent’anni di carriera, Orcel ha gestito grandi combinazioni bancarie. Le prossime settimane ci diranno se il banchiere riuscirà a confermare la sua fama anche in Germania.

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