L’uomo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha voluto come ministro dell’Economia e che gli alleati del governo giallo verde hanno deciso poi di insediare a capo dell’autorità per il controllo del mercato, Paolo Savona, non è nuovo a uscite sopra le righe.

Solo pochi mesi fa in uno scambio privato in cui difendeva le ragioni di chi osteggiava la trasformazione in Spa della Popolare di Sondrio aveva dichiarato che c’erano «sintomi latenti da dittatura». Ha trasformato gli appuntamenti annuali per fare il punto sull’attività dell’autorità in trattazioni pindariche sulle sue fissazioni, criptovalute in primis, trattate dalla stampa con ipocrita benevolenza. 

Salviamo la Consob dal suo presidente Paolo Savona

Eppure il messaggio che ha pubblicato sui social in risposta a un articolo del Foglio che lo accusava di tenere in scacco la Consob segna un salto di qualità. «Non avendo tempo per rispondere agli amici che mi manifestano la loro solidarietà desideravo far sapere che non sono io a tenere in scacco la Consob, ma è la vecchia Consob a tenere in scacco SAVONA». E aggiunge: «È in corso l'eterna lotta tra la conservazione e l'innovazione sui cui si va giocando il futuro dell'Italia».

Un messaggio che da una parte sconfessa l’operato dell’authority, dall’altra ne mette in pubblico i conflitti interni. 

Peccato che la Consob sia la autorità che deve tutelare gli investitori e gli azionisti di Piazza Affari. Dichiarare al mercato che l’autorità che deve regolarlo sta tenendo in scacco il suo presidente e che è in corso un conflitto è forse il peggiore messaggio che si possa dare loro.

Aggrava le cose il fatto che il commento si riferisse a un articolo che sottolineava la spaccatura della Consob sul caso Generali. Il caso è all’attenzione anche dell’Ivass come spiegano fonti dell’autorità, ma l’authority presieduta da Savona è stata interpellata direttamente dall’azionista Francesco Gaetano Caltagirone che contesta l’opportunità di una lista unica presentata dal consiglio di amministrazione uscente: la Consob dopo aver approvato diverse indicazioni – tecnicamente un richiamo di attenzione - ha però deciso di aprire una consultazione pubblica, segnalando una incertezza non proprio di buon auspicio.
 

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Nelle ultime partite, che si trattasse dell’offerta non vincolante di Kkr su Tim, o della competizione tra offerte dichiarate e altre solo chiacchierate al fondo interbancario per l’acquisizione di Carige, la Consob ha abbastanza latitato. Ma Caltagirone su Generali l’ha interpellata con quesiti specifici spaccando il consiglio dei commissari. Tutto questo era abbastanza noto agli addetti ai lavori, ma intanto le indicazioni arrivate sono servite per modificare la procedura utilizzata da Generali sulle nomine e anche la composizione del comitato che le indica. Ora però il presidente esplicita lo scontro interno e manda all’aria anche quel poco fatto.

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Il messaggio di Savona rischia di dire al mercato che qualunque altro atto su Generali e su altre questioni cruciali è frutto della vittoria di una parte sull’altra, innovazione contro conservazione le chiama lui. Ma tutto questo che garanzia può essere per gli investitori? E davvero il mercato italiano con tutte le sfide che ha davanti, da Tim a Generali appunto, e che lo stesso Savona riconosce, si merita un presidente di un’autorità così incapace di gestire il suo ruolo?

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