Gli Stati Uniti restano di gran lunga il maggior esportatore di armi, ma tra i primi dieci Paesi quello che ha aumentato di più i volumi dell’export di armamenti è l’Italia, che nel quinquennio 2019-2023 ha registrato un incremento dell’86% rispetto al lustro precedente. È quanto emerge dal rapporto pubblicato pochi giorni fa dallo Stockholm International Peace Institute (Sipri), prestigioso think tank svedese che monitora i conflitti nel mondo e il business che li alimenta, su tutti il commercio di armi.

Chi esporta di più

L’Italia vede anche raddoppiare il suo peso globale nelle esportazioni di prodotti bellici, passando da una quota del 2,2 per cento al 4,3 per cento, classificandosi al sesto posto di questa speciale classifica. Dietro gli Usa troviamo il primo Paese europeo, la Francia, che costituisce l’11 per cento dell’export globale e ha registrato una crescita del 47 per cento. A completare il podio la Russia, che però scende di una posizione e accusa il colpo della guerra in Ucraina, che l’ha costretta a tenere per sé le armi prodotte: se nel 2014-2018 incideva per il 21 per cento nella quota globale, nell’ultimo quinquennio la sua quota si è praticamente dimezzata, scendendo all’11 per cento.

Da registrare anche il sorpasso della Cina sulla Germania, che passa così al quarto posto, con una quota del 5,8 per cento, mentre i tedeschi si fermano al 5,6 per cento, davanti proprio all’Italia. Entrambi però registrano una diminuzione rispetto al lustro precedente, rispettivamente del 5,3 per cento e del 14 per cento. Un dato in forte controtendenza quello tedesco, legato alla “zeitenwende” decisa dal cancelliere Scholz subito dopo la guerra in Ucraina, con il riarmo delle proprie forze armate che ha intaccato le esportazioni verso altri lidi.

A completare la top ten, dietro al nostro Paese, ci sono Regno Unito, Spagna, Israele e Corea del Sud, mentre appena fuori si registrano gli exploit di Turchia (11esima) e Polonia (14esima), che hanno aumentato le loro esportazioni rispettivamente del 103 per cento e addirittura del 1138 per cento. Numeri significativi che mettono in evidenza lo stato di ottima salute di cui gode il settore, che prospera in uno scenario geopolitico sempre più caratterizzato dalla proliferazione di conflitti armati.

I destinatari delle armi

L’Europa dice la sua non solo nel campo dell’export, ma anche per quanto riguarda le importazioni, che nel 2019-2023 sono cresciute del 94 per. A farla da padrone è per ovvi motivi l’Ucraina, con una quota del 23 per cento del totale. A seguire troviamo Regno Unito (11 per cento) e Olanda 9 per cento. Più della metà delle importazioni europee totali - il 55 per cento - viene dagli Stati Uniti, un aumento di venti punti rispetto al periodo 2014-2018. Gli Usa sono anche di gran lunga il primo fornitore militare dell’Ucraina, fornendo il 39% totale del materiale bellico, seguiti da Germania e Polonia, rispettivamente al 14 e al 13 per cento.

Per quanto riguarda le altre aree del mondo, si registra una diminuzione dell’import da parte dei paesi africani, che hanno registrato un calo del 52 per cento, dovuto al crollo dei due principali importatori del continente: l’Algeria (che ha registrato un  meno 77 per cento) e il Marocco ( meno 46 per cento). Qui resta forte la quota della Russia, che costituisce il 24 per cento delle importazioni africane, nettamente davanti a Stati Uniti (16 per cento) e la Francia, che ha ormai perso il suo ruolo egemone nell’Africa subsahariana e si ferma al 10 per cento.

Dietro l’Ucraina, i due maggiori importatori di armi al mondo si trovano nella penisola arabica, con Arabia Saudita e Qatar che costituiscono rispettivamente l’8,4 per cento e il 7,6 per cento. L’area del Medio Oriente vede tre paesi tra i primi dieci importatori, dove ai paesi del Golfo si aggiunge l’Egitto. Un mercato dove l’Italia gioca un ruolo importante, essendo il terzo maggior esportatore dell’area, costituendo il 10 per cento dell’import totale, appena dietro la Francia (12 per cento). Anche qui a farla da padrone sono gli Usa, con una quota del 52 per cento.

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