Il metodo Aponte è semplice e si può riassumere così. Se il Comandante desidera qualcosa apre il portafoglio e la compra. E non c’è prezzo che tenga. Certo, Gianluigi Aponte detto il Comandante se lo può permettere, visto che tira le fila di un grande gruppo globale del trasporto marittimo (crociere, merci e porti), una galassia dal giro d’affari multimiliardario che comprende decine di aziende sotto l’ombrello della holding Msc. La novità, semmai, è che in questi ultimi anni il numero delle acquisizioni è cresciuto a un ritmo senza precedenti.

Shopping globale

L’italiano più ricco di Svizzera (e tra i più ricchi del mondo), 84 anni, origini campane, da mezzo secolo residente a Ginevra, ha consolidato il suo potere nel business globale del mare comprando a fine 2022 le attività logistiche in Africa del gruppo francese Bolloré per 5,6 miliardi di euro, ma poi ha allargato ancora i confini dell’impero con una raffica di acquisizioni anche in settori solo indirettamente collegati a quello del trasporto marittimo.

Giusto per restare dalle nostre parti, un anno fa Msc ha investito un miliardo per rilevare Rimorchiatori Mediterranei, forte di una flotta di 170 mezzi nei porti italiani e nei principali scali del Mediterraneo. Nell’autunno scorso invece Aponte è sbarcato in ferrovia, prendendo il controllo dei treni di Italo per 4,2 miliardi di euro.

Per dare un’idea della potenza di fuoco del Comandante e famiglia (la moglie Rafaela Diamant, il figlio Diego e la figlia Alexa) vale la pena segnalare che le tre operazioni citate, del valore complessivo di quasi 11 miliardi di euro, sono state in gran parte finanziate con un maxi aumento di capitale da oltre 10 miliardi di euro di una delle principali società del gruppo, la lussemburghese Shipping Agencies Services (Sas), che a sua volta ha fatto il pieno di risorse supplementari da un’omonima sigla off shore con base a Cipro.

Conti segreti

In base al bilancio del 2023 la sola Sas conta oltre 46 mila dipendenti con giro d’affari globale di 9,5 miliardi. Una cifra che non comprende le attività crocieristiche di Msc e quelle ancora più grandi del business dei container. Non è mai stato pubblicato un bilancio ufficiale consolidato, ma secondo le stime più attendibili il giro d’affari complessivo del gruppo avrebbe ormai superato i 90 miliardi di euro.

E adesso? Una pausa di riflessione, giusto per consolidare le nuove attività? Macché. A inizio anno è arrivato l’accordo con gli spagnoli del gruppo Boluda, che si porta in dote circa 400 rimorchiatori portuali dislocati in Europa, in Sud America e nell’Africa Occidentale.

In questo caso, la holding Sas ha messo sul piatto circa 240 milioni per comprare il 15 per cento della società iberica, ma secondo indiscrezioni sarebbe solo il primo passo in un percorso che porterebbe la quota di Aponte almeno al 40 per cento.

Nel frattempo, ad aprile, è stata annunciata l’acquisizione, sempre da parte di Sas, di Gram Car Carriers, uno dei più grandi operatori al mondo nel trasporto marittimo di automobili, con sede in Norvegia. Prezzo: 650 milioni di euro.

Fin qui l’elenco, per sommi capi, della vertiginosa ascesa dell’italianissimo gruppo che batte bandiera elvetica. Non è solo questione di numeri, però. Per raccontare la voracità su scala globale del Comandante, una voracità non finisce di stupire concorrenti e analisti, non c’è punto d’osservazione migliore di Genova.

Fronte del porto

Le carte dell’inchiesta giudiziaria che ha illuminato il sistema di potere del governatore ligure, ora dimissionario, Giovanni Toti, descrivono manovre e ambizioni di Aponte per consolidare il suo potere sulla città portuale più importante d’Italia. Va detto che quello ligure è solo uno degli scali italiani finiti nell’orbita della multinazionale targata Msc, presente anche a Trieste e Gioia Tauro.

Aponte, si legge nei documenti dell’indagine, puntava ad allargare la sua zona di operazioni nello scalo genovese, anche per garantire spazio supplementare ai traghetti di Grandi Navi Veloci, che fanno capo alla multinazionale del Comandante.

L’obiettivo è stato raggiunto alla fine del 2022 dopo una serie di scontri pesantissimi con Aldo Spinelli, l’altro uomo forte del porto al centro delle indagini della magistratura genovese. Interrogato dai pm il 12 giugno scorso come persona informata dei fatti, l’armatore con base a Ginevra ha confermato i suoi incontri con l’allora governatore, negando di aver mai ricevuto richieste di finanziamenti da parte dell’uomo politico.

Il gruppo Aponte non ha però rinunciato a dare un aiuto concreto a Toti. Dai documenti depositati alla Camera dei deputati sulle erogazioni ai partiti politici risulta infatti che la società Msc procurement & logistics, che fa capo al colosso ginevrino, ha più volte staccato un assegno a favore del “Comitato Giovanni Toti Liguria”.

L’ultimo finanziamento di 4.500 euro, un finanziamento legale, porta la data del 27 marzo scorso, poche settimane prima che diventasse di dominio pubblico la notizia dell’inchiesta giudiziaria destinata a portare all’arresto del presidente della Regione.

Aspettando la diga

Le cronache dell’indagine hanno portato sotto i riflettori gli affari del solitamente riservatissimo Aponte. Poco male, tutto sommato, visto che negli ultimi mesi il Comandante ha rafforzato ancora la sua presa su Genova. Non solo in porto, dove il marchio Msc garantisce una quota rilevante del traffico, tra navi da crociera, cargo, e traghetti.

Il gruppo svizzero gestisce anche alcuni strategici terminal di approdo, affidati in gestione dall’autorità pubblica che controlla lo scalo, la stessa autorità che fino a un paio di mesi fa era presieduta da Paolo Signorini, arrestato per corruzione nell’inchiesta su Toti.

Il panorama, però, è destinato presto a cambiare con la nuova diga foranea, che consentirà di aumentare di molto la capacità dello scalo.Più lavoro, quindi, molto più lavoro, per le aziende di Aponte. La più grande tra le opere finanziate dal Pnrr (1,35 miliardi di lavori) dovrebbe essere completata entro la fine del 2026 e per quell’epoca, secondo molti accreditati osservatori genovesi, il gruppo Msc potrebbe aver preso posizione anche in aeroporto.

Mani sulla città

Le sinergie tra navi e aerei sono evidenti, per un gruppo che muove ogni anno milioni di turisti in crociera, dai Caraibi al Mediterraneo fino al mare del Nord. Non per niente, meno di due di anni fa, Aponte aveva a lungo trattato anche per compare Ita, la ex Alitalia.

L’operazione a Genova, ovviamente su una scala di molto inferiore, segue la stessa logica della fallita acquisizione della compagnia aerea. Il primo passo risale a poche settimane fa quando da Ginevra è arrivata un’offerta per rilevare il 15 per cento della società che gestisce l’aeroporto ligure.

Nel ruolo di venditore c’è l’Adr della famiglia Benetton, di base a Fiumicino. Aeroporto di Genova spa, che ha come principale azionista, al 60 per cento, l’Autorità di gestione del porto, è presieduta da Alfonso Lavarello, un manager di lungo corso conosciuto e apprezzato da Aponte. È stato proprio Lavarello, raccontano le carte giudiziarie, a gestire la trattativa con Spinelli per dividersi le zone d’influenza nello scalo marittimo.

Lo stesso Lavarello che avrebbe avuto un ruolo centrale anche nel negoziato per rilevare il Secolo XIX, lo storico quotidiano di Genova di proprietà di Gedi, la società della Exor di John Elkann che possiede Repubblica e Stampa.

Nel gennaio scorso, un comunicato ufficiale di Msc aveva smentito l’esistenza di trattative per l’acquisizione del giornale. Le cose cambiano: l’11 luglio le due parti hanno annunciato la firma di un contratto preliminare. Questione di poche settimane e il Secolo XIX avrà un nuovo editore. Un’altra tappa nella marcia su Genova del Comandante.

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