- L’ultima avventura è quella di «fondatore» della società di mediazione Equanim che coinvolge personaggi di alto livello dell’economia e della vita pubblica nelle controversie di affari e che ha portato all’accordo Veolia Suez.
- Ma Enrico Letta per due anni è stato in Publicis colosso pubblicitario francese criticato per i rapporti con i sauditi, è stato anche vicepresidente per l’Europa occidentale del veicolo di investimento cinese ToJoy.
- L’ufficio stampa del Pd ci conferma le date delle dimissioni dagli incarichi aggiungendo che si è dimesso anche da Equanim e risponde sul ruolo in ToJoy.
Ai numeri 76-78 dell’avenue degli Champs Elysée, a Parigi, ha sede l’ultima avventura di Enrico Letta, anzi penultima, visto il suo ritorno improvviso in patria a fine marzo per riprendere le redini del Partito democratico. Molti sanno che l’ex primo ministro italiano nella capitale francese è stato il direttore dell’istituto per gli affari internazionali della prestigiosa università di Sciences Po e presidente del Jacques Delors Centre, l’istituto intitolato a uno dei padri fondatori dell’Unione europea, probabilmente il più nobile ex presidente della commmissione Ue. Pochi invece hanno seguito con costanza i suoi rapporti con il mondo del business che con l’allontanamento dalla politica si sono moltiplicati.
Il suo nome è stato citato in aprile dal quotidiano Le Monde, quando è stato siglato uno degli accordi più importanti per l’economia continentale degli anni a venire: i due giganti transalpini di acqua, rifiuti ed energia, Veolia e Suez, hanno trovato l’intesa per fondersi dando vita a una società da 37 miliardi di fatturato, pari al giro di affari di un colosso dell’automotive come Stellantis. Suez si era opposta per via giudiziaria al tentativo di acquisizione di Veolia dando vita a una battaglia durata tre stagioni. La stampa italiana ha raccontato i tentativi di mediazione del ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, ma non ha raccontato che a permettere la pace è stata la la mediazione della società parigina, Equanim, di cui Letta è presentato come fondatore.
Vita pubblica ed economica
Equanim si definisce la «prima piattaforma di mediazione internazionale» e il suo modello di business, sulla carta, è piuttosto semplice: arruolare personalità di altissimo livello del mondo degli affari e della politica internazionale che possano avere un ruolo di mediatori in conflitti complessi come quello Veolia Suez. Sul suo sito appare un cameo di Letta, affiancato a una sua dichiarazione: «Nel contesto di contenziosi internazionali ad alta intensità, Equanim permette alle parti di coinvolgere individui della vita pubblica e economica internazionale come co-mediatori e operatori di mediazione per fornire una soluzione completa alle dispute più complesse».
I giornalisti francesi che abbiamo contattato si sono attenuti a quanto dichiara la società, noi abbiamo chiesto chiarimenti sia a Equanim che a Letta. Secondo i documenti del registro delle imprese francese, le azioni della società sono detenute solo da tre dei fondatori: l’ex ministro dell’interno francese, Matthias Fekl, collaboratore del candidato alle presidenziali Benoit Hamon che sfidò Macron, dall’ex vicesindaco della capitale francese Patrick Klugman, partner dello studio legale Gka e associati, e dall’avvocato Ivan Terel esperto di diritto internazionale dello stesso studio. Ma al loro fianco sono elencati altri tre fondatori d’eccezione, Letta appunto, che è anche presidente onorario del consiglio strategico internazionale della società, Maurice Levy, celebre manager e milionario francese, già presidente e direttore generale del gigante pubblicitario Publicis e Gérard Mestrallet, altro grande capitano d’azienda d’oltralpe, già presidente di Suez e direttore generale di Engie, che attualmente guida anche l’agenzia francese per lo sviluppo della città saudita Alula e siede nella commissione reale del regime saudita per Alula, a fianco a Matteo Renzi.
Per Mestrallet 10 milioni
È a Mestrallet che Equanim ha affidato la mediazione vincente su Suez, azienda che ha guidato per anni, e per cui gli è stata pagata una parcella da dieci milioni di euro. Mastrellet come Letta non è socio della società ma partecipa alla sua attività. Il consiglio strategico internazionale che Letta presiede poi annovera molte altre personalità notevoli: l’ex ministro dell’interno francese, Bernard Cazeneuve, l’ex premier belga Yves Leterme, che nel 2016 ha abbandonato definitivamente la politica e ora tra i tanti incarichi è anche membro dell’organo di controllo finanziario dell’Uefa, Henrie De Castries che presiede l’institute Montaigne ed è il vicepresidente di Nestlé, l’ex primo ministro svedese Carl Bildt, oggi presidente dello European council of foreign relations, e poi Gerard Kromme, presidente di ThyssenGroup, Anne Marie Idrac, ex segretario di stato per i trasporti in Francia e consigliere di Total, AirFrance, Klm, e Thomas Glocer, ex amministratore delegato del gruppo Reuters e presidente del Council of foreign relations, amministratore indipendente di Morgan Stanley, solo per citarne alcuni.
L’inizio in Amundi
Equanim è stata fondata a febbraio 2021, appena un mese prima che Letta fosse richiamato di improvviso a guidare il partito democratico fuori dalle secche in cui era finito con la fine del governo Conte due e le successive dimissioni di Nicola Zingaretti. Allora l’attuale segretario del Pd doveva sentirsi ben lontano dalla politica partitica e pronto ad arricchire il bouquet di incarichi che ha accumulato negli anni vissuti distanti da Roma, ma che gli sono stati affidati anche per lo status della sua esperienza politica di alto livello in Italia. Era il 2016 quando Letta fu nominato nell’advisory board di Amundi, società specializzata nell’asset management, controllata dal gruppo Credit Agricole e nota in Italia soprattutto per aver acquisito Pioneer dalla Unicredit di Jean Pierre Mustier, con una trattativa avviata nel dicembre di quell’anno.
Amundi non ha voluto rendere pubblica quale sia stata la retribuzione per quell’incarico, ma ci ha confermato che Letta lo ha lasciato a marzo di quest’anno per incompatibilità con il ritorno alla politica italiana. Nella galassia Crédit Agricole nel frattempo è entrata una lettiana doc come Alessia Mosca, anche lei docente a Sciences Po, nominata di recente presidente di Crédit Agricole Italia.
In quel board Letta ha seduto per cinque anni a fianco di personalità provenienti dal mondo delle istituzioni come Jurgen Stark, l’ex capo economista e membro del direttivo della Banca centrale europea e grandi patron di impresa francesi come Levy, presidente e direttore generale del gruppo pubblicitario Publicis, che ritroviamo accanto a Letta anche nella ben più recente avventura di Equanim.
Il ruolo complicato in Publicis
Proprio a Publicis, l’ex premier italiano ha ottenuto un altro incarico di rilievo: nel maggio del 2019 è diventato membro del consiglio di sorveglianza del gruppo. Inoltre, sempre con Levy e Thomas Glocer, altro advisor di Equanim, sedeva nel comitato rischi e strategia.
L’ultimo bilancio depositato da Publicis registra l’impegno e la remunerazione di Letta: per otto sedute, sempre presente, è stato pagato 100 mila euro.
Per dare una idea del livello di clienti e di rischi che può affrontare il gigante della pubblicità francese, basti dire che una delle sue controllate ha curato per vent’anni e continua a curare l’immagine della monarchia saudita. Si tratta della società di pubbliche relazioni americana Qorvis ingaggiata dalla monarchia di Riad nel 2001 dopo l’attentato dell’undici settembre realizzato da dirottatori in maggioranza sauditi. Publicis ha acquisito la società nel 2014 e ha continuato il rapporto con il cliente anche in seguito alle rivelazioni sull’omicidio del giornalista Kashoggi, anzi ha moltiplicato i contratti.
Nel febbraio 2018, Levy era uno dei sostenitori della narrazione riformista sul paese arabo. A fine ottobre dello stesso anno, quando per la prima volta la monarchia saudita ammise che l’omicidio di Kashoggi, il giornalista dissidente smembrato nel consolato saudita di Istanbul, era stato pianificato, gli venne chiesto se Publicis avrebbe smesso di curare l’immagine di Ryad come avevano già fatto altre grandi firme.
«Per il momento stiamo esaminando tutti gli aspetti e monitorando la situazione con molta attenzione», si è limitato a dire l’allora presidente, «Come sapete, al momento c'è una situazione quantomeno confusa». I sauditi hanno ammesso la pianificazione dell’omicidio, ma argomentava Levy, «nessuno sa chi ha dato l'ordine per il momento. Possiamo immaginare, ma non abbiamo prove».
Nel 2020, quando già Letta sedeva nel consiglio di sorveglianza e nel comitato rischi, secondo i portali specializzati del settore pubbliche relazioni Qorvis ha ottenuto un contratto annuale da 690mila dollari per gestire la pubbliche relazioni della commissione per i diritti umani del regno saudita, messa in piedi proprio per migliorare l’immagine del regno.
L’incarico a Tojoy
Poco dopo l’ingresso in Publicis, Letta ottiene un nuovo incarico. L’8 agosto 2019, data fortunata per la simbologia cinese – l’8 è il numero che più si avvicina all’infinito - le agenzie battevano la seguente notizia: «Mentre la Cina celebra i quarant’anni della sua riforma e della sua politica di apertura e continua a guidare l’iniziativa globale della via della seta, la compagnia cinese Tojoy sta dimostrando un continuo impegno nel business globale accogliendo talenti internazionali di alto livello. Questo luglio l’ex primo ministro italiano Enrico Letta e l’ex cancelliere austriaco Werner Faymann hanno raggiunto ToJoy come co-presidenti di Tojoy Western Europe».
Tojoy si definisce un acceleratore di start up per le imprese cinesi e per le imprese europee che vogliono entrare nel mercato cinese. Il nome del gruppo è Tojoy Sharing group, che richiama la sharing economy e la gioia della condivisione. Ultimamente i comunicati della società insistono molto sul sostegno alla Belt and road initiative di xi Jinping.
I due co-presidenti Letta e Faymann hanno seguito l’esempio di un altro ex premier europeo, Leterme, che ritroviamo tra gli advisor di Equanim e che negli anni è stato aspramente criticato per la sua condotta abbastanza spregiudicata al confine tra politica, lobbying ed economia. Leterme è co-presidente della società cinese, assieme all’ex presidente serbo Boris Tadic e all’ex presidente della Costa Rica, Jose Maria Figueres.
Un mese prima di diventare presidente di Tojoy per l’Europa occidentale, Letta aveva presenziato e tenuto un discorso alla cerimonia che la società aveva organizzato in occasione dell’apertura del suo primo ufficio in Europa, a Parigi. Con lui hanno celebrato il momento anche l’ex premier francese François Fillon, quello spagnolo Luis Zapatero, l’ex vicepremier olandese Brinkhorst e al portoghese Portas.
Sul sito di Tojoy c’è una vetrina di foto con 36 ex capi di stato e di governo, che vanno dall’ex presidente francese François Hollande, all’ex vicepremier tedesco, Sigmar Gabriel, ma solo alcuni hanno ruoli che vanno oltre il partecipare al «network globale» della società e Letta è tra questi.
Secondo alcuni i giornalisti che lavorano a Pechino ToJoy non è una azienda molto conosciuta, seppure sia un gruppo con una storia decennale. In ogni caso chi conosce bene il sistema cinese spiega che quella di offrire ruoli onorari a leader stranieri è una prassi piuttosto comune.
ToJoy non ha risposto alle nostre richieste di chiarimento. In compenso sappiamo che l’estate scorsa ha aderito alla rete internazionale per le piccole e medie imprese (Insme) che lavora sotto l’ombrello dell’Ocse e ne ha incontrato i vertici italiani.
Il presidente di Insme Italia, Sergio Arzeni, dice che ToJoy mette insieme circa 750mila tra imprese e investitori cinesi con una diffusione capillare che non si limita alle grandi città. Il punto di contatto tra la rete italiana e ToJoy è l’ex premier belga Leterme, che è stato vicesegretario dell’Ocse quando Arzeni era il direttore del centro per l’imprenditorialità dell’organizzazione internazionale: «Siamo legati da stima e amicizia», dice Arzeni organizzatore del primo incontro ministeriale Ocse che ha dato vita a Insme, tenuto in Italia quando era premier Amato e Letta era ministro dell’industria.
«La scorsa estate abbiamo discusso di progetti di piccoli produttori italiani di qualità da portare in Cina, vino, cibo, artigianato, coinvolgendo Unioncamere e Simest perchè li segnalassero, ma poi con il lockdown non se ne è fatto più nulla».
Anche se recentemente la società diffonde comunicati che vengono ripresi da diversi portali di informazione italiani, dall’AdnKronos a LaSicilia, l’unico affare concreto sembra l’accordo di distribuzione dei prodotti della società Nokonden, produttore di macchinari di disinfezione e analisi medica, in una joint venture con un produttore di disinfettanti e termoscanner, l’affare migliore in tempi di Covid 19.
Modello Leterme
L’ex premier Leterme somma molti più incarichi di Letta, da Volkswagen all’Uefa, che portano a continue sovrapposizioni di ruoli. Affianca Letta in Equanim e nel club di Madrid, una organizzazione internazionale di politici che organizza eventi e attività su temi di interesse internazionale. E da quando ha un rapporto consolidato con ToJoy ha moltiplicato gli interventi pubblici a favore dei dirigenti di Pechino. Il 26 giugno scorso la sua faccia appariva sulla copertina del tabloid popolare Southern Metropolis Daily dell’area di Guangzhou city, per un’intervista in cui sottolineava «la serenità, la gentilezza e la saggezza« dimostrate dai leader del partito comunista cinese nei loro scambi.
Il professore di relazioni internazionali Jonathan Holslag, docente della Vrije Universiteit Brussel, l’ateneo fiammingo di Bruxelles, ha più volte criticato sulla stampa belga e olandese l’incarico di Leterme nel veicolo di investimento cinese. Per il professore gli ex uomini di stato stranieri aiutano gli imprenditori cinesi ad avvicinarsi al partito comunista. La stampa cinese, scrive Holslag, descrive il patron di ToJoy, Lu Junqing, come un faccendiere: «La sua spalla sinistra è la politica, la spalla destra è il business». E ancora: «Fonti cinesi descrivono il suo modello di business come l’economia delle foto di gruppo». Il suo sarebbe niente di meno che un ruolo di mediatore tra politica e affari, in quella zona grigia che Letta ha con gli anni frequentato progressivamente di più.
La holding londinese
Oltre ad Amundi, l’incarico che l’attuale segretario del Partito democratico ha mantenuto più a lungo, è quello di amministratore della Liberty Zeta, società di diritto britannico con sede in Regent’s Street a Londra. La Liberty Zeta è una holding che ha come azionisti diversi fondi di private equity riconducibili al fondo Glendower Capital e al fondo Bluegemm e che gestisce sostanzialmente i proventi del business del marchio di moda Liberty che ha il suo store allo stesso indirizzo nel centro della capitale britannica. Letta ne è stato tra gli amministratori da
maggio 2016 a marzo 2021. Né la società, né lui hanno risposto alle nostre domande, ma tra tutti questo appare l’incarico decisamente meno problematico.
Qui di seguito trovate le risposte che ci sono state inviate domenica sera 11 luglio dall'ufficio stampa di Enrico Letta
Sugli incarichi in Italia e sul ruolo in Equanim
L'incarico di Presidente della Scuola di Politiche, che Letta ha fondato nel 2015, è sempre stato a titolo gratuito. Si è comunque dimesso il 12 aprile 2021.
Di Stoá, attiva della formazione di classe dirigente, ha fatto parte del Consiglio a titolo gratuito e si è dimesso da segretario PD.
Non appena eletto alla segreteria nazionale del PD si è dimesso anche dal suo ruolo in Equanim. Ad oggi Letta non ricopre alcun ruolo, neppure ex merito, in Equanim che comunque ha contribuito a fondare e a rafforzare nei primi anni di attività.
Sul ruolo in Publicis
In Publicis il ruolo è stato solamente nel consiglio di Sorveglianza senza essere presidente del comitato rischi e strategia. Il ruolo è stato retribuito con un compenso annuale e non rientrava in quel ruolo la possibilità di valutare rischi del tipo da lei indicati. Inoltre non ha mai comportato alcun tipo di rapporto, né formale, né informale, né diretto né indiretto, con il regime saudita.
Ma nel bilancio di Publicis è indicato come membro del comitato rischi:
Sull’incarico in Amundi
Si è dimesso la mattina del 15 marzo 2021 da un incarico che comportava la partecipazione a ue riunioni l'anno. Quanto ai compensi, saranno comunicati secondo la normativa e la tempistica relativa alla remunerazione dei titolari di incarico pubblico.
Sul ruolo in ToJoy
In qualità di co-presidente di Tojoy Enrico Letta si è occupato di due questioni in particolare: da un lato, insieme a diversi ex Primi ministri, ha portato avanti un lavoro di riflessione su temi di grande interesse per l’agenda globale, come l’economia della condivisione e il futuro dell’istruzione, partecipando a seminari e incontri; dall’altro ha contribuito a costruire legami tra Tojoy e le tante aziende europee interessate ad investire in Cina, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione economica internazionale. Tuttavia, a causa delle conseguenze della pandemia, durante tutto il 2020 e l’inizio del 2021 le attività legate a questo ruolo sono state di fatto limitate.
Sul ruolo in Liberty Zeta
Membro ordinario del CDA di questa società.
Questo articolo è stato aggiornato alle 11.49 del 12 luglio per integrare le risposte ottenute dall’ufficio stampa del segretario del Pd Enrico Letta.
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