Se la Francia un tempo fu «la figlia prediletta della chiesa», oggi le cose vanno assai diversamente e il paese sembra diventato il centro di una tempesta perfetta capace di inghiottire il cattolicesimo, in tutte le sue espressioni, a causa dello scandalo degli abusi sessuali.

Nel 2021 a fare scalpore era stato il rapporto della commissione Ciase sullo scandalo delle violenze sui minori nella chiesa d’oltralpe nel suo complesso, indagine va ricordato, richiesta dallo stesso episcopato francese. 

Stavolta, invece, il bubbone è scoppiato dentro le cosiddette “nuove comunità”; vale a dire quelle esperienze religiose nate nel corso del ‘900, prima e dopo il Concilio Vaticano II, di ispirazione progressista o tradizionalista, laiche o sacerdotali, votate alla missione o alla formazione dei preti. Insomma quel fiume del cattolicesimo che cercava nuove strade nel rapporto col proprio tempo, sia pure a partire da punti di vista differenti.

Da ultimo a cadere è stata una figura mitica della chiesa francese: l’Abbé Pierre. Morto nel 2007, fondatore della Comunità Emmaus, difensore dei poveri e dei diseredati, ex partigiano, animatore di un importante movimento per la pace nel Dopoguerra, l’uomo che ha dialogato con capi di stato e papi, è stato accusato da 7 donne di violenza sessuale, di molestie, comportamenti inappropriati.

Le accuse sono contenute in un rapporto che la stessa Comunità Emmaus ha commissionato a un organismo indipendente. Per questo non solo sono ritenute credibili, ma c’è la seria possibilità che si tratti solo dell’inizio. Dalle ricostruzioni emerge, peraltro, che i fatti erano noti a chi viveva e lavorava a stretto contatto con l’Abbé Pierre.

Interventi vaticani

Quasi nelle stesse ore, un altro esponente della chiesa francese morto nel 2005, di tutt’altro orientamento, padre Jean-Francois Guérin, è finito sotto i riflettori per una serie di possibili abusi sessuali e non solo. Padre Guerin è il fondatore della comunità di Saint-Martin, nata dopo il Concilio allo scopo di contrastarne le spinte riformistiche, diventando uno strumento di formazione per sacerdoti tradizionalisti (Guérin si sentiva in effetti in sintonia con le idee di Marcel Lefebvre).

Non a caso l’iniziativa ha preso il via a Genova nel 1976 sotto il cardinale Giuseppe Siri, esponente di spicco dell’ala anticonciliare della chiesa cattolica. Solo successivamente si è trasferita in Francia. Fra il 2022 e il 2023, tuttavia, la comunità Saint-Martin è stata oggetto di una visita apostolica da parte del Vaticano e, proprio nei giorni scorsi, è stato reso noto che per i prossimi tre anni l’istituzione dovrà essere sottoposta a un lungo processo di riforma interno che verrà seguito da due rappresentanti del Vaticano.

Fra le altre cose, fa sapere la stessa comunità: «Si tratterà di portare verità e chiarezza sul periodo fondativo della Comunità di Saint-Martin, sulla personalità del fondatore morto nel 2005 e sui fatti di cui è accusato da diversi ex membri della comunità. Le persone che abbiamo ascoltato parlavano di un clima abusivo nell’esercizio dell’autorità e nell’accompagnamento spirituale. Alcune persone, maggiorenni all'epoca dei fatti, menzionano anche atti che potrebbero costituire reati sessuali (baci forzati). Quest'opera di verità consentirà alla Comunità di Saint-Martin di riconoscere la sofferenza vissuta e di far luce sulla sua fondazione e sulla sua storia».

In questo senso, interessante quanto dichiarato al periodico Famille Chrétienne da monsignor Matthieu Dupont, vescovo di Laval, uno dei due ecclesiastici incaricati di seguire il processo di riforma della comunità: «Durante la visita pastorale periodica, sono stati riferiti direttamente ai visitatori fatti da persone che hanno sofferto per le azioni di padre Guérin. Questi fatti – i baci forzati – potrebbero essere qualificati come reati di natura sessuale. Si sono svolti in un clima abusivo più ampio che ha segnato il momento della fondazione della Comunità di Saint-Martin».

«Clima abusivo – proseguiva monsignor Dupont – riguardo all’esercizio dell’autorità e della guida spirituale. Padre Guérin, ad esempio, univa le funzioni di superiore, di padre spirituale e di confessore. Questa confusione di ruoli non è possibile. Per la Santa sede è necessario fare luce su questo periodo per ripristinare le basi della Comunità».

La storia reale

Alla fine di giugno, poi, anche le Fraternités de Jérusalem, con varie sedi anche in Italia, hanno riconosciuto come valide e fondate le accuse di abusi mosse nei confronti del fondatore, padre Pierre-Marie Delfieux (morto nel 2013), da una donna, Anne Mardon, che per prima aveva parlato della vicenda in un libro apparso nel 2019.

Nel marzo del 2022 il Vaticano, al termine di una visita apostolica, aveva ordinato ai due istituti religiosi, uno maschile l’altro femminile, di avviare un processo di riforma interno seguito da «due assistenti apostolici».

Addirittura, in questo caso, fanno sapere le Fraternité, «nell'ambito del processo di discernimento e di riforma richiesto dalla Sede apostolica, i nostri assistenti ci hanno chiesto un lavoro storico: “Si potrebbero incaricare esperti esterni di svolgere ricerche e scrivere per stabilire la storia reale delle fraternità monastiche di Gerusalemme”. Questo lavoro mira in particolare a “oggettivare la nostra storia, per poterla affrontare insieme e poi trasmetterla chiaramente con lucidità e verità”».

Una sequela di notizie di questo tipo sta dunque scuotendo la Francia, basti pensare al caso altrettanto clamoroso di Jean Vanier, ideatore e promotore dell'Arca, comunità di accoglienza per persone con disabilità fondata nell'Oise nel 1964 e diffusasi in tutto il mondo, accusato a sua volta di abusi su diverse donne sulle quali esercitava una forte influenza psicologica.

Anche in questo caso, la vicenda, emersa solo nel 2020 e confermata dai vertici dell’organizzazione, è stata ammessa solo un anno dopo la morte di Jean Vanier, anche se i fatti risalivano a vari anni prima e si erano prolungati nel tempo.

Culto della personalità

Alcuni elementi in comune sono facilmente riscontrabili: spesso, anche se non sempre, le storie di aggressioni sessuali, vengono alla luce solo dopo la scomparsa del fondatore, segno del timore che comunque incutono questi personaggi dal forte carisma e dalla personalità debordante il che comporta, viceversa, una sorta di damnatio memoriae postuma per provare a salvare la famiglia religiosa di origine. E poi il quasi culto della personalità che accompagna non di rado i “fondatori”, tanto da mettere la sordina ai loro lati oscuri.

Quindi il clima di omertà, vagamente o esplicitamente settario che si respira in tante comunità, i regolamenti scritti o imposti con la manipolazione psicologica che prevalgono su ogni altra norma, senza contare le protezioni interne o esterne alla chiesa di cui tanti hanno goduto.

Vengono in mente i casi di Marko Ivan Rupnik, il gesuita artista, fondatore della comunità Loyola accusato di abusi da diverse religiose, il cui processo è ancora in corso in Vaticano. Insieme alla sua c’è la vicenda tenebrosa di padre Marcial Maciel, abusatore seriale, padre di alcuni figli illegittimi avuti da diverse donne, fondatore dei Legionari di Cristo, organizzazione ultrareazionaria – capace di accaparrarsi ingenti ricchezze – che per lunghi decenni ha goduto di alte protezioni vaticane con un’eccezione importante: quella di Pio XII che voleva fermare fin dall’inizio l’opera del sacerdote messicano (ma Pacelli scomparve nel 1958, pria di poter agire), come è stato confermato dalla documentazione emersa dagli archivi vaticani.

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