E adesso tutti a chiedersi cosa succederà. Sedici anni dopo Calciopoli la Juventus si ritrova nel marasma e le prospettive sono tutte da decifrare, sia sul piano giudiziario che su quello sportivo.

Riguardo ai motivi che hanno portato l’ex presidente Andrea Agnelli e l’intero consiglio d’amministrazione a dimettersi in fretta e furia una sera di lunedì (e dopo che soltanto il giorno prima lo stesso Agnelli aveva intrattenuto il presidente federale Gabriele Gravina a parlare di seconde squadre come se fosse ancora nel pieno delle sue prospettive strategiche) molto si sta ipotizzando. Anche la procura Federale della Figc ha aperto un’inchiesta sui contratti dei giocatori della Juventus in relazione all’ipotesi avanzata dalla magistratura ordinaria di un taglio fittizio degli stipendi con la riduzione delle relative voci in bilancio negli anni 2020 e 2021. A quanto si apprende, gli atti relativi all’inchiesta della procura di Torino erano giunti alla Figc nei giorni scorsi.

Dimissioni preventive rispetto al corso del procedimento giudiziario è l’interpretazione più maliziosa. Il tempo  dirà, ma intanto le richieste di inflessibilità arrivano pure da oltreconfine per voce di Javier Tebas Medrano, presidente della Liga spagnola e grande nemico della Superlega di cui la Juventus si ostina a essere parte.

Franchista mai pentito, modi diretti e ruvidi, Tebas ha chiesto nella mattinata di oggi “sanzioni sportive immediate” nei confronti della società bianconera. Una richiesta con cui in queste ore ci si confronta febbrilmente nelle stanze della Figc, i cui organi di giustizia avevano già giudicato (e risolto con un bel colpo di spugna) lo scorso aprile il caso delle plusvalenze incrociate relativo alla stessa Juventus e a altre società di Serie A e B. Nel momento in cui è stato emesso quel verdetto di “bomba liberi tutti” rimaneva l’eventualità che nuove evidenze potessero indurre a riaprire il procedimento. E dunque adesso quale sarà la condotta da tenere?

La pagina web rimossa

Ci sta che in queste ore i presidenti dei club di Serie A facciano spallucce in pubblico, ostentando indifferenza rispetto a un caso che coinvolge una società (per di più quotata in Borsa, ciò che ne ha complicato la posizione) e non l’intero movimento.

Ma al di là della pubblica esibizione di distanza c’è la privata ansia rispetto a una situazione dalle conseguenze imprevedibili. Il timore ha fondate motivazioni. La Juventus, anche in questo momento inedificante della sua storia, rimane la società leader del calcio nazionale. Se viene colpita duramente significa che viene colpito anche un simbolo e non soltanto le sue condotte. Dunque nessuno più potrà sentirsi al riparo.

Tanto più che le contestazioni rivolte da Consob e dalla procura di Torino nei confronti della società bianconera riguardano comportamenti grossolani, talmente malaggiustati da mettere in imbarazzo anche la società di certificazione dei conti Deloitte & Touche. La vicenda delle plusvalenze incrociate era visibile anche a un occhio non particolarmente esperto di contabilità. E la cosiddetta “manovra stipendi”, grazie alla quale una mossa presentata come rinuncia a parte dei salari da parte dei calciatori si trasformava in nulla più che pagamento differito in virtù di una serie di scritture private, è stata un altro pasticcio incomprensibile per una società di questo livello.

Un insieme di passaggi talmente imbarazzanti da costringere la consigliera indipendente Daniela Marilungo a rassegnare le dimissioni “con dichiarazione separata”. Praticamente un atto di dimissioni differenziate, in conflitto col resto della compagine dimissionaria e con accuse che nel comunicato emesso nella serata di lunedì da Juventus F. C. parlano di “impossibilità di esercitare il proprio mandato con serenità e indipendenza” e di “non essere messa nella posizione di poter agire informata”.

Accuse molto gravi, sulle quali sia la Consob che la Procura torinese avranno certamente modo di approfondire. Per la cronaca, nella giornata di martedì lo spazio del sito ufficiale della Juventus dedicato al consiglio d’amministrazione non ospita più la pagina di Marilungo, che invece era presente ancora nella tarda sera di lunedì.

Fine dell’indulgenza

Tutto ciò riporta al punto di prima e alla prospettiva che dall’eventuale trattamento inflessibile verso la Juventus potrebbe derivare un effetto domino sul resto del calcio italiano. Sia per quanto riguarda la questione delle cosmesi di bilancio, che potrebbe essere riaperta, ma soprattutto perché potrebbe essere segnata la fine dell’indulgenza nei confronti del calcio nazionale.

L’aria che tira dice che non soltanto Tebas (e non soltanto verso la Juventus) chiede comportamenti esemplari. Proprio nei giorni scorsi il ministro dello Sport e della Gioventù del governo Meloni, Andrea Abodi, ha inviato un messaggio ferale al mondo del calcio: niente rateizzazioni per il pagamento dei circa 500 milioni di euro di debiti Irpef, il cui versamento era stato sospeso per tamponare gli effetti della pandemia.

La scadenza è il prossimo 22 dicembre e la sua mancata ottemperanza avrebbe l’effetto di bloccare per ciascun club moroso le operazioni di calciomercato invernale. Come se il problema stesse tutto nella possibilità di operare sul mercato dei trasferimenti.

Nel corso di un’audizione tenuta lo scorso 23 novembre presso le commissioni Cultura riunite di Camera e Senato il ministro Abodi ha dichiarato che «il calcio non è un mondo a parte», e che la sola concessione possibile alle società è un differimento tecnico dal 16 al 22 dicembre dei versamenti. Parole che danno l’idea di come l’indulgenza della politica nei confronti del calcio si sia esaurita. E in questo senso il caos che colpisce la società leader del calcio italiano potrebbe spingere ulteriormente in quella direzione l’atteggiamento verso un mondo che continua a vivere al di sopra delle proprie possibilità (e delle regole) nonostante una crisi economico-finanziaria da tempo acclarata. La giostra dell’irresponsabilità si avvia a essere arrestata bruscamente. E a quel punto non sarà più soltanto un problema di poter operare o meno sul calciomercato.

Mister Nietzsche, I suppose

In tutto ciò trova pure spazio un dettaglio curioso. Appena dimesso e pronto a essere sostituito da uomini di provata vicinanza al parente serpente John Elkann (il futuro presidente Gianluca Ferrero e il direttore generale Maurizio Scanavino), Andrea Agnelli ha scritto una lettera grondante sentimenti a tutti i dipendenti bianconeri.

La lettera contiene una citazione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche: “Quelli che non potevano sentire la musica pensavano che quelli che danzavano fossero matti”. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che la frase è stata riportata in inglese (non certo la lingua del frammento originale scritto dal filosofo) e tradotta soltanto fra parentesi. Messaggi criptici?

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