Il giorno decisivo del processo Bochicchio, fissato per martedì 23 aprile, verrà rinviato di un altro mese. La conferma arriverà solo il giorno previsto dell’udienza in Tribunale a Roma, davanti alla gip Daniela Caramico D’Auria. Ma siamo in grado di anticiparvi qui la novità che l’udienza sarà fissata il 24 maggio.

Ufficialmente il rinvio è motivato dal “legittimo impedimento” di uno degli avvocati, ma forse non è un caso che la richiesta sia arrivata martedì 16 aprile, proprio il giorno dopo la messa in onda del film-inchiesta sulla vita di Massimo Bochicchio, “Anatomia di un truffatore”, nel programma de La7 “100 minuti”. Nel docufilm abbiamo messo in fila per la prima volta uno dopo l’altro tutti tasselli della vita del broker, che avrebbe truffato i suoi investitori per oltre 400 milioni di euro.

Il processo, nato dalle denunce per truffa contro Bochicchio da parte di Antonio Conte, Stephan El Shaarawy e molti altri personaggi noti e meno noti, vede al momento ancora indagati il fratello di Bochicchio, Tommaso, e la moglie Arianna Iacomelli per riciclaggio.

Mentre per il reato di truffa è indagato il socio di sempre, Sebastiano Zampa, figlio del regista Luigi Zampa e dell’attrice Armenia Balducci, in arte Bella Visconti. Il pm Alessandro Di Taranto aveva chiesto l’archiviazione oltre un anno fa, ma di rinvio in rinvio, il processo ancora non è chiuso. E ora la vicenda giudiziaria potrebbe riaprirsi definitivamente. Anche per quello che è emerso dalla ricostruzione che abbiamo fatto nel secondo docufilm del nuovo programma di La7 100 minuti, presentato da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini.

Il mese in più a disposizione prima dell’udienza sarà sfruttato a pieno dalle parti proprio per richiedere di acquisire diversi documenti inediti pubblicati nel film-inchiesta.Uno degli avvocati dei truffati, dopo la messa in onda, ha evidenziato come più di una dichiarazione e numerose intercettazioni chiamerebbero in causa il socio di Bochicchio, Sebastiano Zampa.

Il socio e l’amico

«Ha parlato con Zampa?», chiede la moglie alla fine del documentario. E prosegue: «Io sul fatto che Zampa non sapesse nulla ho dei dubbi. Le persone che potevano vedere cosa succedeva c’erano. Non ero certo io quella che stava in ufficio». Ma a chiamare in causa Zampa nel documentario ci sono anche numerosi documenti inediti, come pure l’intervista al super-testimone dell’inchiesta e esperto di hedge fund Fabio Caleca, che attacca in modo frontale e duro proprio il socio storico di Bochicchio. «Non poteva non sapere, Zampa. Con Bochicchio erano Mimì e Cocò. Non è possibile che il braccio destro facesse senza che il sinistro sapesse nulla».

Fabio Caleca ha un ruolo fondamentale. Conosce Zampa da oltre 20 anni. Hanno lavorato insieme in banca alla fine degli anni ’90. Ma soprattutto Caleca è l’unico che in questa storia è riuscito a far recuperare agli investitori una parte consistente dei soldi investiti con Bochicchio.

Come ha spiegato bene Caleca, i soldi di Bochicchio non si recuperano andando a caccia del tesoro nascosto in chissà quale paradiso fiscale, ma attraverso un lavoro minuzioso e dettagliato che dimostri le responsabilità delle banche nel mancato controllo.

Caleca infatti è riuscito a far recuperare con un team di esperti esattamente 26milioni e 100mila euro, quasi l’intera somma investita all’interno della società londinese di Bochicchio Tiber Capital, all’interno del fondo Tiber evolution fund, gestito a Londra dal fratello di Antonio Conte, Daniele. E sono proprio i fratelli Conte che hanno finanziato l’operazione di recupero dei crediti, con un investimento iniziale di quasi un milione di euro. Milione poi recuperato all’interno dell’accordo con la banca Northern Trust, che ha deciso di transare prima che partisse la causa.

Oggi Caleca ci spiega come quella da lui seguita con successo sia l’unica strada percorribile anche per ottenere l’altra parte dei soldi investiti nelle due principali banche su cui avevano i conti le società di Bochicchio, Credit Suisse e Hsbc.

Misteri offshore

Quello che è certo però è che il tempo stringe. Proprio il 30 aprile di quest’anno infatti scadrebbe la possibilità di accedere a una fetta importante, circa 28 milioni di euro, che si trovavano all’interno del veicolo finanziario Kidman Asset management, l’altro veicolo finanziario di Bochicchio, quello costituito nel paradiso delle British Virgin Island.

Sembra invece più difficile al momento recuperare la fetta più importante del tesoro, circa 200 milioni di euro, transitati nel conto di Bochicchio, presso la banca HSBC.

Sulla seconda banca internazionale proprio il documentario “Anatomia di un truffatore” lancia diversi interrogativi, che chiamano in causa anche quello che per anni è stato un alto dirigente della Banca, il banchiere libanese Samir Assaf. In attesa di avere risposte ufficiali da HSBC, oggi alle 14 andrà in onda la replica, sempre su La7, del film-inchiesta Anatomia di un truffatore.

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