Cristiano Ronaldo non è nella lista dei trenta calciatori candidati al pallone d’oro, il premio che ogni anno la rivista sportiva francese France Football assegna a colui che più si è distinto nella stagione appena conclusa. Tradotto per approssimazioni: al calciatore più forte del mondo.

Ronaldo non c’è, ma c’è Lionel Messi che, dopo aver vinto il Mondiale in Qatar, il prossimo 30 ottobre potrebbe conquistare il suo ottavo pallone d’oro. Per ritrovare una situazione simile bisogna tornare al 2004 quando il portoghese, all’epoca in forza al Manchester United, faceva il suo esordio in classifica (dodicesimo con undici voti, primo posto per il milanista Andrij Shevchenko). Messi sarebbe arrivato solo due anni dopo (due voti per l’allora attaccante del Barcellona, vincitore Fabio Cannavaro).

Dal 2006 Ronaldo e Messi non sono mai usciti dalla lista dei candidati. Il primo ha vinto il premio cinque volte (2008-2013-2014-2016-2017), il secondo sette (2009-2010-2011-2012-2015-2019-2021). Tolto il 2007 (Kakà), il 2018 (Luka Modrić), il 2020 (non assegnato causa pandemia) e il 2022 (Karim Benzema), nessuno è riuscito a rompere questo duopolio.

«La nostra rivalità c’era – ha detto giovedì Ronaldo parlando dell’argentino – La nostra rivalità c’era ma era un’ottima cosa. Ai tifosi piaceva. Ma anche adesso, chi ama Cristiano Ronaldo non deve odiare Messi, e viceversa. Abbiamo caratterizzato la storia del calcio, e continuiamo a farlo, siamo rispettati in tutto il mondo e questo è molto importante. Io faccio la mia strada, e lui la sua, indipendentemente dal fatto che entrambi non giochiamo più in Europa. Da ciò che ho visto, Leo sta andando bene e anche io ho fatto buone cose ultimamente. Così continuiamo a essere giocatori, ma non continua la rivalità. Non è più così. Abbiamo condiviso i maggiori palcoscenici per 15 anni e abbiamo finito per essere non dico amici, perché non siamo mai andati a cena insieme, ma molto rispettosi uno dell’altro».

Alimentare la rivalità

Conoscendo l’agonismo del trentottenne portoghese (Messi è due anni più giovane), la notizia dell’esclusione non gli ha di certo fatto piacere. Ma forse dovrebbe far piacere a noi. Perché in tanti in questi anni, pur non contestando la forza di questi due calciatori, si sono interrogati su quanto fossero meritati tutti quei palloni d’oro. Un esempio recente: nel 2019 Ronaldo giocava nella Juventus (con la quale aveva vinto il campionato), Messi nel Barcellona (campionato anche per lui).

Forse sarebbe stato il caso di premiare qualche calciatore del Liverpool vincitore della Champions League. Ma il povero Virgil van Dijk ha dovuto accontentarsi del secondo posto dietro l’argentino e davanti al portoghese. Stesse perplessità nel 2012 con Andrés Iniesta, fresco vincitore dell’Europeo con la Spagna, terzo dietro i soliti due.

AP

Insomma, le classifiche non sono una scienza esatta, i fattori in gioco sono sempre moltissimi (è più forte chi ha portato al successo la propria squadra in Champions League o al Mondiale?) e il voto è libero, ma l’impressione è che il mondo del calcio abbia voluto fortemente alimentare, anche per ovvie ragioni economiche, questa decennale rivalità. Magari assegnando qualche pallone d’oro alla carriera piuttosto che al merito.

Ora che Ronaldo ha deciso di trasferirsi in Arabia Saudita come un qualsiasi ricco pensionato in attesa del ritiro, diventa complicato considerarlo ancora nel novero dei migliori calciatori al mondo. Ben venga quindi l’esclusione dalla lista dei candidati, anche per riaffermare che il pallone d’oro è e può essere un premio assegnato con serietà. Il prossimo anno, lontano dai fasti del Mondiale qatariota, magari toccherà a Messi, oggi in forza all’Inter Miami, fare un passo indietro.

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