È durato poco più di un’ora l’incontro tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e i sindacati. Il governo ha proposto ai segretari delle organizzazioni che rappresentano i lavoratori di aprire tavoli di confronto sulla realizzazione del Pnrr, sulla politica industriale nella transizione ecologica, leggi automotive, sull’energia e sulla legge di bilancio ma anche sul precariato. 

Draghi ha spiegato il contenuto dell’incontro in una conferenza stampa, e ha ringraziato il ministro del lavoro Andrea Orlando, di quello dello sviluppo Giancarlo Giorgetti al suo fianco e ha citato e ringraziato anche il ministero Cinque stelle, Stefano Patuanelli.

«I temi su cui ci vogliamo muovere», ha detto Draghi, «sono i contratti collettivi e il taglio del cuneo fiscale». «Uno dei nostri obiettivi», ha proseguito il primo ministro, «è ridurre le tasse dei lavoratori dentro alle risorse di bilancio. Un altro dei punti che sono stati discussi è stata la contrattazione collettiva, alcuni sono scaduti da tre anni anche da nove, sono stati rinnovati quelli del chimico e del farmaceutico come quelli del commercio e dei servizi». Ma poi ci sono i lavoratori che non sono coperti dai contratti collettivi, dai 6 agli 8 milioni di persone attualmente, su cui il governo vuole intervenire con un sistema di premialità crescente. «Noi tutti governo e parti sociali dobbiamo muoverci per tutelarli», ha detto Draghi, lasciando la parola al ministro Orlando per illustrare la proposta del governo sul salario minimo che si basa sui contratti maggiormente diffusi nei diversi comparti. 

«Con gli ultimatum il governo non lavora»

A chi gli chiedeva se queste misure erano una risposta alla lettera di Conte, Draghi ha detto che queste misure erano nell’agenda del governo e necessarie per il paese, se sono anche a favore dell’agenda di Conte sarà contento lui, sono contento io. Sulla crisi politica Draghi ha ribadito: «Per me non c’è un governo senza Cinque stelle, e per me non c’è un governo Draghi oltre che l’attuale». «Queste fibrillazioni sono importanti», ha detto il primo ministro, «ma diventano ancora più importanti se il governo non riuscisse a lavorare, il governo ora riesce a lavorare, quelli che dicono che a settembre fanno sfracelli, se il governo non riesce a lavorare non continua». A chi gli chiedeva se era Salvini il soggetto degli sfracelli, Draghi ha detto «ci metta il nome che vuole».

Il decreto di luglio

Draghi ha definito il decreto di fine luglio «corposo», tra cui la tutela dei redditi dei lavoratori e dei pensionati. Il decreto riguarderà mezzi e strumenti per mitigare l'aumento del prezzo dell'energia. Draghi ha spiegato che si parla sempre «di bollette, accise sul gasolio, ma anche interventi proporzionati alla ricchezza dell'individuo».

«Ci sarà un intervento prima della fine di luglio che riguarderà strumenti per mitigare effetti per l'aumento del prezzo dell'energia, è in corso di valutazione, ci saranno interventi proporzionati al reddito. La determinazione del governo c'è, non si spendono 33 miliardi se non ci fosse stata la convinzione del governo di aiutare gli italiani a superare questo momento difficile», ha spiegato il premier. 

Sulla crisi economica dovuta alla guerra in Ucraina, Draghi ha ribadito l’importanza che l’Unione europea si doti di una capacità fiscale, magari con un meccanismo come Sure: «Ci stiamo lavorando». 

L’incontro coi sindacati

Nel suo discorso introduttivo coi sindacati, riferiscono i partecipanti all’incontro, Draghi ha citato l’emergenza dell’inflazione, l’aumento della  precarietà e il fatto che l’attuale sistema di contrattazione non è in grado di tutelare i salari dall’aumento dei prezzi. Draghi ha proposto ai sindacati un patto ampio che parta dai temi più urgenti, ma che si proietti anche nei prossimi mesi. Ai leader di Cgil, Cisl e Uil, ha detto che questo «non è il momento del conflitto» e ha ribadito che se il governo è impegnato su questi fronti allo stesso tempo la linea sul no allo scostamento di bilancio resta ferma: le coperture per tutti gli interventi devono essere trovate.

A quel punto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando ha illustrato la proposta sul salario minimo del governo. Domani il premier vedrà i rappresentanti di Confindustria a cui potrebbero essere allargati i quattro tavoli. Poi la settimana prossima, attorno al 26-27 luglio, ci sarà un nuovo incontro coi sindacati prima di licenziare il decreto con le misure più urgenti. 

 Ed è questa la maggiore novità secondo la Cgil di Maurizio Landini, cioè il fatto che i sindacati dovrebbero essere incontrati prima che le decisioni sul decreto diventino definitive. 

«Il governo ha annunciato un provvedimento entro la fine di luglio», ha detto Maurizio Landini segretario della Cgil che ha specificato come non sono a conoscenza dei contenuti. «L’unica novità è che ci sarà un ulteriore incontro a fine luglio prima che vengano prese decisioni», ha aggiunto Landini, il quale, tra i leader sindacati è apparso quello più scettico davanti ai giornalisti. «È un incontro che non ha risolto i problemi», dice e il menù dei problemi che elenca Landini è corposo, quattro riforme politicamente difficilissime da portare in porto.

«Se ci sono dei salari bassi nel nostro paese è anche perché ci sono alti livelli di precarietà – continua Landini – è il momento di riforme strutturali che debbano essere fatti come la riforma del fisco, la lotta all’evasione fiscale, la riforma del mercato del lavoro e la riforma delle pensioni».

Il segretario generale della Cisl è invece di tutt’altro avviso: è stato un «incontro positivo e potenzialmente decisivo» ha detto dopo l’incontro. «Il governo conta di approvare nuove misure finanziarie prima della pausa estiva».

«Bisogna agire sul taglio del cuneo fiscale sul lavoro per aumentare il netto in busta paga, c'è bisogno di una piena rivalutazione delle pensioni. Bisogna valutare la possibilità dell'azzeramento dell' Iva su beni e acquisti di largo consumo per famiglie in difficoltà. Il governo deve regolare anche la speculazione», ha dichiarato il leader Cisl, rilanciando una proposta condivisa anche da Uil e Cigl, che tuttavia non sembra rispondere alle esigenze dei più colpiti dalla crisi ma piuttosto spalmare uno sconto tra tutti i consumatori. La Cisl ha l’obiettivo anche di portare al tavolo sulla legge di bilancio il superamento della legge Fornero.

È però il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri quello che ha posto le richieste più difficili per l’esecutivo cioè uno scostamento di bilancio entro la fine dell’anno, la opzione che Palazzo Chigi e ministero dell’Economia scartano in partenza. 

Le questioni sul tavolo

Il governo non ha fatto cifre sulle risorse su cui potrà fare affidamento il decreto di fine luglio. Le proposte che invece ha avuto dai sindacati sono molte: estendere gli aiuti sulle bollette e il bonus da 200 euro, questa volta allargandola a precari e autonomi, detassare la contrattazione di secondo livello, di aumentare la tassazione degli extra profitti per le imprese energetiche.

Sul taglio del cuneo fiscale, però, che dovrebbe essere il piatto forte del decreto e soprattutto della prossima legge finanziaria, i  le posizioni delle parti sociali restano differenti: i sindacati chiedono che la diminuzione sia tutta a vantaggio dei lavoratori.  Confindustria propone una ripartizione di due terzi ai lavoratori e un terzo alle imprese. Oggi Giorgia Meloni, leader dell’unico partito all’opposizione, intervistata nel giorno del vertice con le parti sociali, proprio dal quotidiano degli industriali, Il Sole 24 Ore, ha dichiarato che la linea di Confindustria è quella di FdI.

A celebrare il faccia a faccia tra governo e Cgil, Cisl e Uil, è invece il Partito democratico: «Bene la riapertura del dialogo sociale. È una giornata importante. Oggi si sono poste le basi per una reale svolta sul piano sociale, prefigurando soluzioni efficaci».

© Riproduzione riservata