In questi giorni migliaia di ragazzi sono tornati sui banchi di scuola. Ma ad Aprilia (Latina) alcuni studenti bocciati durante lo scorso anno scolastico non sanno ancora se potranno iscriversi nell’istituto che frequentavano, il “Carlo e Nello Rosselli”. Il tutto ad anno scolastico già iniziato. «A giugno mio figlio, al suo primo anno di superiori, non è stato promosso ma nessuno mi ha comunicato che non era ancora iscritto al nuovo anno scolastico», denuncia la madre di Pietro (nome di fantasia), uno degli oltre 20 alunni ripetenti che non sono ancora iscritti in nessuna scuola.

Il caso è simile a quanto successo negli scorsi anni in altri istituti di Como, per esempio, ma anche di Asti o di Sesto san Giovanni. Classi troppo piccole e carenza cronica del personale docente che finiscono per generare situazioni di discriminazione e di negazione del diritto allo studio di alcune categorie di alunni, tra cui i ripetenti, quelli che più avrebbero bisogno di accompagnamento.

Dalla fine degli anni Novanta, alla luce del principio dell’autonomia scolastica introdotta da una serie di previsioni normative, ogni istituto ha un certo grado di libertà nel determinare i criteri per l’iscrizione, contenuti nel Piano triennale dell'offerta formativa (Ptof) che adotta in dialogo con le rappresentanze di genitori e studenti. Ogni scuola stila una lista di categorie a cui va data precedenza qualora non sia in grado di soddisfare tutte le domande. E in alcuni casi, dopo il criterio della vicinanza e della provenienza dallo stesso istituto comprensivo, si prevede di “sacrificare” gli studenti bocciati: una possibilità residuale ma non impossibile, come dimostra il caso di Aprilia. Con il rischio che situazioni del genere possano finire per allargare la platea di chi decide di lasciare la scuola, in un Paese – l’Italia – che si trova al quinto posto in Europa per abbandono scolastico.

Il 6 settembre l’istituto “Rosselli” ha pubblicato sul proprio sito web una circolare: «Si comunica che […] le iscrizioni saranno accolte con riserva di successiva disponibilità dei posti. Settimanalmente sarà pubblicato tramite circolare sul sito istituzionale l'aggiornamento della disponibilità fino al 31 ottobre 2024».

«Ho contattato la segreteria perché non avevo ricevuto conferma dell’iscrizione», sottolinea la madre di Pietro. «Mi hanno detto che le classi sarebbero state pronte dopo gli esami di riparazione. Ma ora la scuola è iniziata e mio figlio, come molti altri, non sta frequentando le lezioni», aggiunge.

Da quando ha preso il via l’anno questi alunni si presentano ogni mattina in aula magna dove aspettano l’appello e, non venendo chiamati, vengono poi rimandati a casa. Contattato da Domani, l’istituto “Rosselli” non ha risposto a una richiesta di commento, ma in un’altra circolare pubblicata il 9 settembre si legge che «la riflessione sugli spazi ha richiesto un periodo di elaborazione che ha determinato la scelta condivisa di aprire la lista di attesa per la gestione delle iscrizioni in sovrannumero rispetto alla disponibilità degli ambienti». Liste d’attesa che potranno protrarsi fino a fine ottobre, a quasi due mesi dall’inizio delle lezioni. Il 12 settembre sono stati contattati i primi studenti, ma per gli altri rimangono i punti interrogativi.

«Casi simili sono già accaduti in Italia, ma una cosa del genere non mi era mai capitato di vederla», denuncia Clelia Allocca, segretaria generale della Flc Cgil di Frosinone-Latina, che ha deciso di portare il caso all’Ufficio scolastico provinciale di Latina. «È un problema organizzativo, si sono trovati classe sovraffollate – continua –. Ma gli organici si gestiscono in primavera e poi si adeguano a giugno, quando si ha già il numero di ripetenti. Il problema poteva sorgere per i ragazzi bocciati a settembre, ma qui il caso sta riguardando tutti i ripetenti».

«Per di più – sottolinea la mamma del ragazzo – è impossibile sapere in che posizione sia mio figlio in questa graduatoria. E non so se mi conviene aspettare lo scorrimento oppure se orientarmi su altre scuole». Istituti che però sono in altre città e che obbligherebbero questi studenti a fare ogni giorno diversi chilometri.

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