«Mi lamentai con il generale Giovanni Nistri perché un carabiniere imputato continuava a pubblicare post contro di me senza conseguenze, mentre il carabiniere testimone subiva continui procedimenti disciplinari, e gli dissi che si dava l’impressione di un’arma sotto ricatto, il generale mi rispose “ognuno ha scheletri nell'armadio”. Pubblicamente ho chiarito che noi non ne abbiamo», dice Ilaria Cucchi durante l’udienza di un processo a carico di Riccardo Casamassima, testimone chiave nel processo Cucchi, imputato per vilipendio e diffamazione.

Il ricordo che riporta alla luce Ilaria Cucchi racconta il difficile rapporto della famiglia con i vertici dell’arma. Durante l’udienza, Cucchi ha depositato anche uno scambio di messaggi con Elisabetta Trenta, allora ministra della Difesa nel governo Conte II che ricostruiscono un incontro risalente al 2018.

«D’altra parte ho ascoltato Nistri anche io. Forse non ha detto le parole che lei voleva sentire ma ha cercato di farle capire che Casamassima non è lo stinco di santo che dice, anche se ha fatto una cosa giustissima», scrive Elisabetta Trenta a Ilaria Cucchi la sera del 18 ottobre 2018.

È un messaggio inedito che la sorella di Stefano Cucchi, morto a causa di un violento pestaggio di stato, ha letto durante l’udienza.

Un messaggio che conferma quanto Ilaria Cucchi aveva già sostenuto tre anni fa a seguito di un incontro con l’allora ministra Trenta e con il generale Giovanni Nistri, comandante dell’arma dei carabinieri.

L’incontro doveva sancira la riconciliazione tra la famiglia e l’arma e invece si è trasformato in un ulteriore scontro, i cui contorni oggi vengono definiti attraverso gli sms di allora.

«Lei è stata già ascoltata su quell’incontro, ma dalle dichiarazioni rilasciate dalla ministra Trenta e dal generale Nistri, sembra che le cose siano andate diversamente, lei ha parlato di sms, possiamo leggerli?», chiede il giudice a Cucchi che legge in aula i messaggi inviati dall’allora ministra.

L’incontro-scontro con l’arma

Nell’ottobre 2018, mentre il nuovo processo a carico dei carabinieri è in corso, la ministra Elisabetta Trenta convoca Ilaria Cucchi al ministero. Un giorno importante per riconciliarsi e ascoltare le scuse pubbliche dello stato.

Quel giorno Cucchi arriva  accompagnata dall'avvocato Fabio Anselmo.  Si presenta anche il comandante generale dei carabinieri Nistri.

La famiglia attende le scuse, fuori ci sono decine di telecamere che all’uscita ascolteranno le parole congiunte di Trenta e Cucchi. Tutto è stato preparato scrupolosamente. Ma succede qualcosa che impone a Cucchi e ad Anselmo di evitare l’appuntamento con la stampa.

«Dal generale Nistri mi sarei aspettata non dico delle scuse, perché avrebbe potuto essere per lui troppo imbarazzante, ma certo non 45 minuti di sproloquio contro Casamassima, Rosati e Tedesco, gli unici tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omertà nel mio processo», dice Cucchi spiegando il suo disappunto dopo l’incontro con generale e ministra.

Casamassima e la moglie Maria Rosati, entrambi carabinieri, hanno con le loro parole rotto il silenzio e consentito di ricostruire la verità sulla morte di Stefano. Non solo. La loro testimonianza ha spinto l’’altro militare Francesco Tedesco (condannato a due anni e sei mesi per falso) a parlare accusando del pestaggio di Cucchi i coimputati Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, poi condannati a dodici anni di carcere per omicidio preterintenzionale.

L'udienza della verità

Ilaria Cucchi elogia il comportamento della ministra Trenta, ma la ministra, qualche ora dopo, affida ai social una ricostruzione diversa. «Nistri non ha portato avanti alcun sproloquio e non ha manifestato nei confronti di nessuno pregiudizi punitivi. Ero presente, se lo avesse fatto sarei intervenuta! Semplicemente, ha rimarcato l’obbligo per tutti i gradi al rispetto delle regole, il che rientra nelle sue prerogative di Comandante», dice l’allora ministra.

Quello che succede privatamente tra Cucchi e Trenta è stato ricostruito nell’udienza che si è svolta davanti al tribunale militare. Cucchi, sentita come testimone, ha raccontato tutto e letto i messaggi. Confermano che che Nistri, in quell’incontro, ha parlato di Casamassima, il testimone chiave del processo. Sms che conferma la ricostruzione pubblica di Cucchi e trasforma in contraddittoria quella fornita via social dall’ex esponente di governo del M5s.

Gli sms letti in aula erano già stati anticipati nel contenuto dall’ex ministra Trenta quando è stata ascoltata nelle scorse udienze. Il pubblico ministero ha ricordato che successivamente a quell’incontro il generale Nistri aveva inviato una lettera alla famiglia Cucchi che la stessa Ilaria Cucchi aveva apprezzato ed elogiato pubblicamente.

Inoltre la pubblica accusa ha chiesto l’acquisizione dei fascicoli giudiziari a carico di Casamassima che, nel 2018, era imputato per spaccio di stupefacenti, processo dal quale è stato assolto con formula piena. Quello che è stato già accertato in sentenza è che senza il suo contributo, quello di Maria Rosati e di Tedesco la verità sulla morte di Stefano Cucchi sarebbe rimasta nascosta.

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