La procura di Milano ha ottenuto gli arresti domiciliari dei professionisti che curano i conti delle società leghiste e hanno amministrato le casse dei gruppi parlamentari. L’inchiesta è relativa alla compravendita di un immobile pagato il doppio del suo valore con denaro pubblico della regione Lombardia
- Il giudice per le indagini preliminari di Milano ha ordinato gli arresti domiciliari per i due commercialisti della Lega, Andrea Manzoni e Alberto di Rubba. Hanno ruoli di amministratori in società del partito e sono stati i tesorieri dei gruppi parlamentari. Insieme a loro sono stati arrestate anche altre due persone coinvolte nell’affare Lombardia film commission.
- La vicenda è iniziata nel 2017 con l’acquisto di un immobile in provincia di Milano pagato il doppio del suo valore dalla fondazione Lombardia film commission con soldi pubblici. Di Rubba all’epoca dell’affare era presidente della fondazione.
- Gli indagati sono uomini della nuova Lega sovranista di Matteo Salvini: commercialisti coinvolti nella gestione finanziaria del partito e in affari con la Lega, che a partire dal 2015 ha versato centinaia di migliaia di euro a società riconducibili ai professionisti ora ai domiciliari.
Turbativa d’asta, peculato, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Queste le ipotesi di reato ipotizzate dalla procura di Milano che hanno portato agli arresti domiciliari i commercialisti della Lega, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. I due erano stati scelti dal nuovo corso leghista, quello di Matteo Salvini, per gestire i conti delle società del partito e quelli dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. La storia è stata svelata originariamente da due inchieste giornalistiche dell’Espresso, confluite in un’indagine della procura di Milano e della guardia di finanza, che già qualche settimana fa aveva arrestato Luca Sostegni, liquidatore di una società collegata all’operazione Lombardia film commission, fermato prima che fuggisse in Brasile.
Una storia che intreccia la gestione finanziaria del partito di Matteo Salvini, alle prese con il debito verso lo stato di 49 milioni di euro frutto della truffa sui rimborsi elettorali all’epoca di Umberto Bossi. Questa della Lombardia film commission è una storia impossibile da ridurre a un errore di altri o di altre epoche, che non riguarda il suo partito. La vicenda, infatti, si snoda nel periodo di massimo splendore politico di Salvini.
I reati contestati dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco riguardano la spartizione di denaro pubblico, drenato dalla regione Lombardia verso società riconducibili al gruppo dei commercialisti del partito.
Il 2017 è l’anno in cui ha origine l’operazione immobiliare. Allora Lombardia film commission, una fondazione a partecipazione pubblica, ha acquistato un immobile da trasformare in cineporto, una spazio attrezzato per la produzione di film e serie tv. Il fabbricato è stato individuato a Cormano, area nord di Milano. Film commission, quindi, ha acquistato il capannone dall'immobiliare Andromeda. Un affare da quasi un milione di euro. Ma è a questo punto che iniziano una serie di anomalie e opacità.
Il pagamento ad Andromeda è avvenuto tramite due bonifici accreditati il 5 dicembre 2017, quando a capo dell’ente pubblico lombardo c’era il commercialista della Lega, Alberto Di Rubba. Immobiliare Andromeda nel giro di dieci mesi ha incassato una plusvalenza di 400mila euro. L’immobiliare, infatti, ha venduto a 800mila euro il fabbricato di Cormano alla fondazione presieduta da Di Rubba. Fabbricato pagato la metà qualche mese prima. Non male per una società che sarà messa in liquidazione poco dopo. Ma non si esauriscono nella compravendita le stranezze. Il denaro incassato dalla cessione sosta poco sui conti dell’immobiliare. Gran parte del gruzzolo finisce ad aziende legate alla galassia dei commercialisti della Lega.
«L’operatività posta in essere da Lombardia film commission parrebbe configurare il trasferimento di fondi pubblici a soggetti vicini agli ambienti politici di riferimento del cliente», si legge nei documenti dell’autorità antiriciclaggio, agli atti dell’inchiesta della procura. E inoltre: «Anomala operatività posta in essere da nominativi in vario modo riconducibili alla Lega. Si ipotizzano in particolare illeciti trasferimenti di fondi pubblici a soggetti privati, per lo più ‘orchestrati’ dal commercialista Alberto Di Rubba».
Prende forma, perciò, l’ipotesi che i denari pubblici della fondazione siano finiti a società legate anche ai commercialisti del partito, scelti dalla segreteria Salvini per curare i conti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.
In questa storia, però, manca ancora qualche tassello. E sono pezzi fondamentali per ricostruire ruoli e responsabilità più alte.
È il caso del terzo indagato: Michele Scillieri, consulente della fondazione quando Di Rubba era presidente, è stato il commercialista che ha visto nascere la nuova Lega di Matteo Salvini. Nel suo studio, infatti, è domiciliata la Lega per Salvini premier, il partito sovranista che archivia l'esperienza trentennale della Lega nord per l’indipendenza della Padania fondata da Umberto Bossi. «È stato solo per un piacere personale a un collega. L’accordo era chiaro: ho accettato la domiciliazione ma volevo tenermi totalmente fuori a livello politico, finanziario e operativo», aveva spiegato Scillieri in un’intervista al Corriere della Sera. La versione è smentita dai fatti: i documenti dell’unità antiriciclaggio, infatti, svelano che il professionista ha incassato soldi dal partito guidato da Salvini. Si tratta in particolare di due bonifici da 89mila euro in tutto versati direttamente dalla Lega nord, tra l’operazione immobiliare e la fondazione della nuova Lega.
Per cosa sia stato pagato Scillieri resta un mistero che i magistrati proveranno a svelare.
© Riproduzione riservata