Nuovi elementi sul caso Emanuela Orlandi, la quindicenne vaticana scomparsa nell’estate 1983, approdano nell’inchiesta avviata dal Vaticano e riaprono la pista che conduce a Londra. Di recente il fratello Pietro Orlandi ha reso noto che esiste una lettera inviata al cardinale Ugo Poletti e, secondo quanto risulta a Domani, l’indirizzo di destinazione è lo stesso che, come vergato su un resoconto di spese «per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi», compare alla voce “vitto e alloggio”: Clapham Road 176.

Nel 1993 l’arcivescovo di Canterbury - ha anticipato il fratello della ragazza scomparsa - ha scritto la missiva in questione: «Ho saputo che lei in questo momento sta a Londra... Riguardo la questione di Emanuela Orlandi forse è il caso che ci incontriamo direttamente».

Fino a qualche settimana fa il promotore di giustizia vaticana, Alessandro Diddi, non riteneva fosse necessario convocare Pietro Orlandi e l’avvocata Laura Sgrò, che chiedono da anni giustizia per Emanuela. Invece alla fine non è stato così: martedì 11 aprile sono stati chiamati per essere ascoltati e hanno depositato il documento, insieme a delle chat tra due assistenti di papa Francesco del 2014 che fanno riferimento alla scomparsa della ragazza. Nessuno di questi documenti finora è stato reso pubblico.

La banda della Magliana

Non è la prima volta che il nome di Poletti viene associato a questa storia, anzi, si lega strettamente alla ricostruzione che vede il coinvolgimento nel rapimento della Banda della Magliana attraverso il boss Enrico “Renatino” De Pedis. La pista con ramificazioni in Vaticano si lega a una telefonata avvenuta nel 2005 a Chi l’ha visto, con il suggerimento di cercare la soluzione del caso andando a guardare «chi è sepolto nella cripta di Sant’Apollinare» e «il favore a Renatino». Una segnalazione collegata alla scoperta che nel 1990 il cardinale vicario, Ugo Poletti, ha concesso il nulla osta per la sepoltura del boss De Pedis direttamente nella chiesa romana.

Nel 2012, dopo la mobilitazione lanciata dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, con petizioni e sit-in contro l‘«indegna sepoltura», la Santa Sede ha dato l’autorizzazione al trasferimento della salma, che è stata cremata.

Il Vaticano dovrà cercare di unire i punti, anche perché nello stesso sommario sulle spese (ritrovato nel 2017 dall’attuale direttore di Domani), si legge che il Vaticano avrebbe versato 80 milioni per «l’attività di sua Eminenza Reverendissima cardinale Ugo Poletti».

Secondo Diddi, intervistato dal Corriere, «ci sono delle evidenze» anche se «temo che il ruolo della Banda della Magliana nel caso Orlandi sia stato sopravvalutato». La situazione «tuttavia, impone un inquadramento più ampio».

Il caso

Il caso, che occupa le cronache italiane da decenni, è noto quanto oscuro. Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, sarebbe dovuta tornare a casa tra le mura leonine da una lezione di musica, ma è sparita nel nulla.

La situazione da subito complessa è diventata via via un mistero soprattutto da quando, il 3 luglio del 1983, San Giovanni Paolo II, allora papa, ha espresso la sua vicinanza ai familiari per la scomparsa della giovane, facendo capire per la prima volta che si trattava di un rapimento. Durante l’Angelus ha espresso la sua vicinanza ai familiari per la scomparsa della giovane, e ha chiesto senso di umanità in chi aveva «responsabilità».

Due giorni dopo, la sala Stampa Vaticana ha ricevuto la telefonata di un uomo dall'accento anglosassone, ribattezzato dalla stampa l'Americano. Lui ha detto di avere in ostaggio la ragazza e che l'avrebbe liberata solo dopo che a Mehmet Alì Agca, l'uomo che sparò a Karol Wojtyla il 13 maggio 1981, fosse stata concessa la libertà. Agca sarebbe dovuto uscire dal carcere entro il 20 luglio.

Da allora sono giunte altre piste. Una legherebbe il rapimento a un presunto rapporto tra Banda della Magliana e Vaticano per questioni economiche irrisolte, tra la crisi dello Ior, lo scandalo del Banco Ambrosiano e l’omicidio del banchiere Roberto Calvi.

Sabina Minardi, compagna del boss Enrico “Renatino” de Pedis, ha confermato il rapimento della ragazza a opera della banda per oscuri intrecci con il Vaticano. Nel frattempo si è fatta spazio l’ipotesi di episodi di pedofilia ai livelli più alti del clero, versione ribadita al blog Notte Criminale da un sodale di De Pedis. Nessuna ricostruzione finora è risultata decisiva, ma i nuovi elementi riaprono la ricerca della verità, da parte del Vaticano e dello stato italiano. Infatti l’incontro tra Pietro Orlandi e Alessandro Diddi avviene dopo che, poche settimane, fa è arrivato il primo via libera, da parte della Camera, all'istituzione di una Commissione di inchiesta ad hoc che adesso dovrà essere esaminata al Senato.

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